Inflazione record dal 2001

Italia. Trainati dai prezzi energetici e dagli aumenti degli alimentari, in gennaio i prezzi al consumo salgono del 2,9% sullo stesso mese del 2007

Prezzi al consumo ancora in crescita: in gennaio hanno registrato un incremento mensile dello 0,4% e, cosa più preoccupante, la variazione tendenziale, cioè l'incremento rispetto al gennaio del 2007, è pari al 2,9% (contro il 2,6% di dicembre) come non accadeva dal 2001.

L'impennata dei prezzi - trainati dagli aumenti dei prodotti energetici e da quelli alimentari - era già stata segnalata nei giorni scorsi dall'andamento dei prezzi alla produzione in dicembre in forte crescita - attorno al 5% - non solo in Italia, ma in tutta Europa. E questo lascia prevedere che l'impennata dei prezzi non si fermerà a gennaio, ma che per alcuni mesi ancora i prezzi al consumo sono destinati ad aumentare.
Ieri l'Istat oltre a comunicare i dati di gennaio ha anche fatto sapere di aver provveduto, come fa praticamente ogni anno, a modificare leggermente il paniere dei prodotti sui quali viene calcolato l'indice. Nulla di speciale o in grado di «influenzare» la variazioni, ma una presa d'atto che i consumi degli italiani si modificano. In particolare nell'indice di quest'anno sono usciti un paio di prodotti (gli hamburger congelati e i rocchetti per cucire) mentre sono stati rilevati i prezzi di altri prodotti che sono diventati di uso molto corrente. Come ad esempio il navigatore satellitare e l'insalata in confezione.
Il livello dell'inflazione non è ancora preoccupante, ma il trend certamente sì. Basti pensare che un anno fa, nel gennaio 2007, la variazione tendenziale era all'1,7%, ad agosto era scesa all'1,6% per poi iniziare la irresistibile risalita abbastanza in coincidenza con l'impennata dei prezzi del petrolio. Nell'ultimo quadrimestre l'indice grezzo dei prezzi al consumo è già salito dell'1,5%. Questo significa che se nei prossimi mesi la dinamica dei prezzi non rallenta, a fine anno l'inflazione potrebbe collocarsi attorno al 4,5% mettendo nei guai i lavoratori che hanno siglato accordi contrattuali basati su una inflazione programmata attorno all'1,8%-2,0%.
Un po' più ottimista è l'Isae. Per l'Istituto di studi e analisi economica se il prezzo del petrolio dovesse ripiegare leggermente rispetto ai livelli attuali, l'inflazione in gennaio potrebbe segnare un massimo e ripiegare nel corso dei prossimi mesi. La stessa Isae, però, precisa che negli ultimi tre mesi il tasso di crescita dei prezzi destagionalizzato e annualizzato, mostra un incremento del 4%, in crescita rispetto a quello di dicembre. La speranza in un ripiegamento delle quotazioni del petrolio - anche se dovesse avverarsi e potrebbe, se l'economia mondiale imboccasse la strada della recessione - non sembra in grado di spingere al ribasso i prezzi dei prodotti aumentati in questi mesi che sembrano aver incorporato in modo indiretto, ma definivo, gli aumenti del prezzo del petrolio. Insomma, se tutto va bene gli unici prezzi che potrebbero diminuire sono quelli di benzina, gas e luce. Non certo quelli del pane (+12,5%) o della pasta (+10%).
Intanto le associazioni dei consumatori hanno stimato cosa significa il rimbalzo dei prezzi per le famiglie italiane. Per poter conservare le stesse abitudini di consumo di un anno fa, una famiglia italiana media nel gennaio 2008 ha dovuto spendere 850 euro in più, ha calcolato Altroconsumo.

 

  Galapagos – Il Manifesto