Ipermercati. Dopo le accuse dei dipendenti che denunciano stipendi bassi e mobbing - «Non siamo sfruttatori di lavoratori»

Cicalò (Federdistribuzione): basso precariato e salari giusti

 

Cagliari -

 

 

 

  

Dopo le accuse di sfruttamento i vertici della grande distribuzione replicano: «I salari sono nella media nazionale e sono uguali per tutti».
Nessuno sfruttamento, salari nella media e una precarietà che non va oltre i limiti della fisiologicità. I vertici della grande distribuzione non ci stanno a passare per schiavisti e ribattono alle accuse dei dipendenti raccolte domenica scorsa dall'Unione Sarda. Ecco riassunto in poche parole il loro malessere: stipendi bassi, organici insufficienti (soprattutto per i discount), mobbing che dilaga e precarietà asfissiante. Ma il quadro reale sarebbe completamente diverso: i contratti a tempo indeterminato hanno una maggioranza bulgara (82 per cento) e il trattamento riservato agli impiegati sardi è lo stesso che si registra nel resto della nazione. Insomma, le lamentele dei dipendenti non avrebbero alcuna ragion d'essere. Questa è la tesi di Agostino Cicalò, presidente dei supermercati Ld Sardegna e coordinatore regionale di Federdistribuzione. «Il nostro è un settore dove il precariato è ridotto ai minimi termini ed il part time rappresenta solo il 25 per cento del mercato. Le proteste e i numeri provengono dalla Flaica Cub, che ha solo pochi iscritti. Ma la posizione di questo sindacato non è la stessa di Cgil, Cisl e Uil, che raccolgono quasi il 90 per cento dei lavoratori» spiega Cicalò. Infatti le tre sigle sindacali più blasonate non sono intervenute nella querelle, scegliendo la strada del silenzio. Inoltre, sempre secondo Cicalò, i dipendenti che hanno deciso di uscire allo scoperto non rappresentano la posizione generale degli impiegati, ma solo una sparuta minoranza: «E' l'opinione di poche persone, non è un sentimento generalizzato». Gli stipendi, che secondo alcuni dipendenti sono più bassi rispetto al resto d'Italia («almeno di 100 euro», secondo il vice direttore di un supermercato Ld intervistato domenica scorsa), sarebbero invece identici: lo schema retributivo è uguale dappertutto, visto che le aziende seguono le direttive del Contratto collettivo nazionale di categoria. E per quanto riguarda gli organici ridotti all'osso, non sarebbe altro che una conseguenza dell'assenteismo estivo: «Siamo aziende piccole, non vogliamo essere individuati come schiavisti» aggiunge Cicalò, amministratore di un marchio che conta 33 punti vendita in Sardegna, 250 dipendenti totali e 90 milioni annui di fatturato. «Le temporanee inadeguatezze degli organici di alcuni punti vendita sono dovute ai tradizionali picchi di assenteismo, che si verificano durante i periodi estivi e vedono l'azienda come parte lesa, non meno dei dipendenti. Infatti è a carico nostro l'intero costo della persona anche durante i periodi di malattia e le inefficienze che ne possono derivare nei punti vendita» conclude il manager.
LA DENUNCIA. Intanto la Flaica-Cub (Federazione lavoratori agro-industria commercio affini), il sindacato che tutela una parte dei lavoratori del gruppo Carrefour parte all'attacco: «In nome e per conto dei suoi iscritti - si legge in un documento firmato dalla segreteria provinciale del sindacato - in seguito alle dichiarazioni rilasciate per le troppe assenze per malattia dei dipendenti della Carrefour chiede alla dirigenza del grande magazzino di smentire immediatamente e formalmente le grave illazioni nei confronti dei suoi dipendenti. Inoltre - continua il comunicato - la Flaica-Cub diffida il gruppo Carrefour dal rilasciare dichiarazioni lesive alla reputazione dei lavoratori, se tali gravi affermazioni non possano essere sorrette da prove inconfutabili».

di MICHELE RUFFI

L'UNIONE SARDA