SI COLPISCONO I DOCENTI DI RUOLO CON UN AUMENTO DELLE ORE DI LEZIONE DA 18 A 24 ORE. IL MONDO DELLA SCUOLA DEVE ROMPERE IL PATTO DI STABILITÀ

Si colpiscono i docenti di ruolo con un aumento delle ore di lezione da 18 a 24 ore, mettendo in pericolo più di 30.000 posti di lavoro. A questi vanno aggiunti la ingente quantità di posti che verrà a mancare a causa del blocco dei pensionamenti.

Cagliari -

 

 

E' evidente che il termine “patto” abbia assunto al giorno d'oggi un significato del tutto lontano da quello usuale di “accordo fra due o più parti”. Il patto di stabilità non segna una ripresa dell'ormai obsoleta contrattazione sindacale, ma l'ennesima opera di repressione unilaterale nei confronti dei lavoratori e dei settori più deboli in quanto “improduttivi”.   

 

Ancora una volta sarà la scuola, insieme alla sanità, a pagare il dazio più alto. L'opera repressiva del Governo Monti  in queste ultime settimane ha sferrato un attacco nei confronti di una scuola già falcidiata da anni di tagli e riforme camuffate seguendo due direttrici: quella ideologica di derivazione berlusconiana tramite l'approvazione bipartisan del decreto Aprea, che mina la base dei principi di democrazia e di uguaglianza fra gli istituti pubblici e apre le scuole all'ingerenza dei privati nel perseguimento del famoso modello di scuola-azienda privata, e quella economica, la più usuale, tramite nuovi tagli al personale.

Dopo il blocco dei pensionamenti che ha portato e porterà a un blocco del turn over, si passa a colpire i docenti di ruolo con un aumento delle ore di lezione da 18 a 24 ore. 

 

 

 

Chiediamo alla scuola un atto di generosità. Di più, un patto che rifondi questo mestiere così importante, questa la dichiarazione del Ministro Profumo, che assume la foggia, dopo l'infausta “battuta” del bastone e della carota, di un'amara presa in giro. Il mestiere dell'insegnante è infatti così importante, per il Ministro, da meritare un blocco degli scatti d'anzianità e delle retribuzioni unito a un incremento di sei ore settimanali di lavoro. Alla base di questa politica spregiudicata viene utilizzato un cavillo che metterebbe il Ministero al riparo dalla violazione del CCNL: ai docenti verrebbero infatti donati 15 giorni di ferie in più a luglio. Le conseguenze didattiche saranno notevoli: un sovraccarico nelle cattedre dei docenti porterà per forza di cose a un peggioramento della qualità dell'insegnamento, l'attribuzione delle supplenze brevi a un collage di docenti a disposizione porterà alla perdita della continuità nello studio della materia. 

 

Il Ministro dichiara di volere una scuola meno chiusa e più europea, ma è la stessa Europa, ormai citata a modello solo ed esclusivamente per fare economia, a dire il contrario: in Italia il monte ore di lezione è allineato alla media e nella scuola secondaria di secondo grado è superiore ad essa. Inoltre, l'Italia è da sempre tra i paesi che dedicano minore spesa all'istruzione.         

 

Il Ministero quantifica in 10.000 i posti che verrebbero a mancare da questa ennesima manovra, ma in realtà i tagli delle supplenze brevi e dei cosiddetti “spezzoni” orari sembrerebbero mettere in pericolo più di 30.000 posti di lavoro. A questi dovremo poi aggiungere la ingente quantità di posti che verrà a mancare a causa del blocco dei pensionamenti. Se poi pensiamo che questa politica sconsiderata arriva accompagnata da due nuovi concorsi da 11.000 posti fantasma e dalla creazione di nuove vie a pagamento per l'abilitazione tramite i famigerati TFA, i conti tornano ancora meno. Ancora una volta pare evidente che si punti ad alimentare l'infinita catena del precariato scolastico, economico e sempre più sfruttabile, con un ulteriore incremento della lunga e disperata fila delle graduatorie. Questa politica, da molti considerata schizofrenica, poiché imbarca nuove forze e taglia posti di lavoro sembra rispecchiare la prassi già collaudata di generare disunione all'interno dei lavoratori del mondo della scuola: i “ruoli” prenderanno il lavoro dei “precari”, i nuovi inserimenti nelle graduatorie non faranno altro che alimentare nuove conflittualità e paure nel precariato. In maniera del tutto propagandistica, il Ministro Profumo ha accompagnato quest'ennesimo colpo nei confronti della pubblica istruzione a un proclama di lotta ai cosiddetti diplomifici privati, promettendo di controllarne la qualità. Il Ministro trascura forse, che lo Stato italiano continua a finanziare illegalmente le scuole private laiche e religiose, trasgredendo all'Art. 33 della Costituzione. Chiedere a un governo autoritario e antidemocratico come quello dell'autoeletto Monti un atto di legalità appare ormai un'utopia che va perseguita con coraggio.