AIAS: FINE DI UN GIOCO SULLA PELLE DEI LAVORATORI?
Era da prevedere, da prevedere che avrebbero schierato i loro miliziani, sotto, dentro e fuori il consiglio regionale. Abituati come erano da decenni di mancati controlli, di omissioni e spesso commistioni, sui quali hanno costruito le loro carriere e le loro clientele era chiaro che avrebbero schierato i loro militi in difesa della loro “robba”.
E’ bastato che un Assessore (Quello della Sanità, in questo caso, nella persona del Dottor Arru) decidesse di “vedere il bluff” perché tutto saltasse, tutto perfino i nervi e sono stati costretti a mobilitare le loro truppe, fatte di dipendenti, al pari degli altri, non pagati regolarmente sigle sindacali compiacenti e onorevoli consiglieri distratti negli anni sull’andamento in casa AIAS.
L’Assessore in questione non ha detto nulla di rivoluzionario, tranne il minimo sindacale: che i lavoratori hanno diritto ad essere retribuiti e che l’AIAS ha il dovere di rendicontare dove va a finire il fiume di danaro che la Regione versa regolarmente nelle sue casse.
Che è inconcepibile il fatto che i lavoratori debbano avere stipendi in arretrato per 10 mensilità, che se l’azienda non mette fine a questo scandalo non potrà più accedere al bando pubblico per le prestazioni di riabilitazione.
Avremmo preferito sentire dall’Assessore la fatidica frase che la Regione è in grado di gestire questi soldi mediante la creazione di una Fondazione pubblica che si faccia carico delle prestazioni fornite fino adesso da AIAS. Lo avremmo preferito perché sarebbe stato questo un modo per assicurare le prestazioni sanitarie ai pazienti in modo decoroso e nello stesso tempo renderebbe i dipendenti liberi da condizionamenti e ricatti.
L’Assessore non ha detto questo, ma ha fatto il primo passo nella direzione giusta e lo ha fatto malgrado le intimidazioni, le minacce e i ricatti dei pretoriani, gliene diamo atto!
Salvatore Drago