Aids, dal 1982 a oggi in Sardegna 1826 casi

Cagliari -

 

 

Dall’inizio dell’epidemia, nel 1982, a oggi in Sardegna i casi di Aids sono stati 1.841 (l’Aids: è un'infezione causata da un virus chiamato HIV, che produce un forte indebolimento delle difese immunitarie. Per questo l'organismo subisce malattie e infezioni che, in condizioni normali, potrebbero essere curate più facilmente).      

 

In totale, i casi, provincia per provincia, sono stati: 1.124 a Cagliari; 78 a Carbonia- Iglesias; 89 nel Medio Campidano; 56 a Nuoro; 10 in Ogliastra; 113 a Olbia-Tempio; 57 a Oristano; 313 a Sassari.

 

Nell’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da HIV Sassari risulta essere la più alta in Italia (9,2 per 100.000 abitanti).

   

Il tasso di incidenza di AIDS dei casi emersi tra gennaio e dicembre 2011 per la regione Sardegna è dello 0,9 (per 100.000 abitanti).   

 

I nuovi casi segnalati nel 2010 erano 29 mentre nel 2011 sono 15. 

 

I dati sono stati diffusi dall’istituto superiore della Sanità, che segnala una crescita generale dell’età media dei pazienti , e dell’incidenza per stranieri.

 

L’Hiv ha assunto un andamento costante negli anni, in leggera flessione tra i tossicodipendenti, stabile tra omosessuali ed eterosessuali.

 

Va comunque ricordato che se nel mondo occidentale l’Aids colpisce molto meno, nel resto del mondo, soprattutto in Africa ed in Asia è in crescita esponenziale.

 

Non va quindi abbassata la guardia.  

 

Di estrema importanza la prevenzione: i rapporti sessuali non protetti sono molto più a rischio dei rapporti protetti, ed il sesso orale non è esente da rischi. 

 

Durante rapporti sessuali il solo preservativo, può ridurre (se indossato correttamente), le possibilità di contrarre l'HIV.

 

Adottare questi metodi di prevenzione ha causato però controversie e difficoltà, dovuta alla forte influenza di indicazione religiose che sconsigliano o condannano l'utilizzo dei preservativi. Ma il profilattico maschile è la sola più efficiente tecnologia che riduce la trasmissione sessuale dell'HIV ed altre infezioni sessualmente trasmesse. Affinché sia efficiente deve essere utilizzato correttamente durante ogni atto sessuale. Va verificata la data di scadenza.  

 

 

Ecco la sintesi dei dati del Notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità relativo all’anno 2011.

 

"La sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV, che riporta i dati relativi alle persone che risultano positive al test HIV per la prima volta, è stata attivata in tutte le regioni italiane grazie alla stretta collaborazione intercorsa tra Centro Operativo AIDS, regioni e Ministero della Salute.
Nel 2011 sono stati diagnosticati 5,8 nuovi casi di HIV positività ogni 100.000 residenti.
Nella maggior parte delle regioni l’incidenza dell’infezione da HIV sembra avere un andamento sostanzialmente stabile; in alcune aree però (Bolzano, Sassari, Valle d’Aosta, Umbria, Sicilia) appare in aumento, mentre in altre si osserva un andamento in diminuzione (Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna, Marche, Trento). Nel 2011 l’incidenza più bassa è stata osservata in Calabria e quella più alta in Valle d’Aosta.

 

Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2011 sono maschi nel 75% dei casi; la quota di maschi è in aumento, infatti nel 2001 il numero di maschi diagnosticati era il doppio rispetto a quello delle femmine, mentre nel 2011 è il triplo. L’età mediana è di 38 anni per i maschi e di 34 anni per le femmine.
Nel 2011 continua a crescere la quota di nuove infezioni attribuibili a rapporti sessuali non protetti, che costituiscono il 78,8% di tutte le segnalazioni (eterosessuali 45,6%; MSM-
maschi che fanno sesso con maschi- 33,2%).
Nel 2011 quasi una persona su tre diagnosticate come HIV positive è di nazionalità straniera. L’incidenza è di 3,9 nuovi casi HIV per 100.000 italiani residenti e 21,0 nuovi casi HIV per 100.000 stranieri residenti. Tra gli italiani, l’incidenza HIV è più elevata al nord, mentre tra gli stranieri si osserva un’incidenza maggiore al sud. 
 

 

Nel 2011 più della metà dei casi segnalati con una nuova diagnosi di HIV era già in fase avanzata di malattia: il 56% è stato diagnosticato con un numero di linfociti CD4 inferiore a 350 cell/μL.

 

Da quest’anno è disponibile per la prima volta il dato sul motivo che ha condotto le persone scoperte come HIV positive ad effettuare il test HIV: nel 2011 il 24,8% delle persone con una nuova diagnosi di infezione da HIV ha eseguito il test HIV per la presenza di sintomi che facevano sospettare un’infezione da HIV o l’AIDS, il 13,4% in seguito ad un comportamento a rischio non specificato e il 10,3% in seguito a rapporti sessuali non protetti.
La sorveglianza dell’AIDS, riporta i dati delle persone con una diagnosi di AIDS conclamato. Dall’inizio dell’epidemia nel 1982 ad oggi sono stati segnalati circa 64.000 casi di AIDS, di cui quasi 50.000 deceduti.
Nel 2011 l’incidenza di AIDS è stata di 1,8 casi per 100.000 residenti. L’incidenza di AIDS e il numero di decessi per anno continuano a diminuire, principalmente per effetto delle terapie antiretrovirali combinate (introdotte nel nostro Paese nel 1996).

 

È diminuita negli ultimi dieci anni la proporzione di persone che alla diagnosi di AIDS presentano una candidosi o una tubercolosi polmonare, mentre è aumentata la quota di pazienti che presentano sarcoma di Kaposi o linfomi.
Nel 2011 poco più di un quarto delle persone diagnosticate con AIDS ha eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS. Il fattore principale che determina la probabilità di avere eseguito una terapia antiretrovirale prima della diagnosi di AIDS è la consapevolezza della propria sieropositività: tra il 2006 e il 2011 è aumentata costantemente la quota di persone che è arrivata allo stadio di AIDS conclamato ignorando la propria sieropositività. Nel 2011 questa proporzione è del 62,9%.

 

Il Report con l'aggiornamento delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids in Italia al 31 dicembre 2011 è disponibile on-line.