Cala il reddito procapite e il consumo di beni in Sardegna
È diminuita, intermini nominali, la disponibilità di reddito pro capite in Sardegna per abitante, che si attesta a 14.556 euro, mentre nel 2011 era di 14.709, con una diminuzione media di 155 euro. Questa è lo scatto più inquietante dell’amara fotografia tracciata dalla 19/a edizione dell'Osservatorio di Findomestic, che effettua studi e indagini su comportamenti, aspettative e opinioni dei consumatori, nonché rileva i dati sull’andamento dei principali mercati dei beni durevoli di consumo: auto, moto, mobili, elettrodomestici ed elettronica di consumo.
Al pari di molte regioni meridionali, la spesa destinata all’acquisto di beni durevoli ha subito una forte stretta in Sardegna, pari al -14%, flessioni che hanno interessato gli acquisti di nuove auto, motoveicoli, elettrodomestici, prodotti informatici, mentre la spesa media familiare scende a 1.622 euro mostrando un calo (-15,5%) fra i più ampi registrati dalle regioni italiane.
In crisi, come per il resto del Paese, il settore mobilità: in Sardegna sono stati spesi 246 milioni (-24,7%) per comprare auto nuove e 17 milioni per le moto; la flessione registrata dal mercato delle auto usate è meno marcata, con consumi pari a 304 milioni. Calano anche gli acquisti di elettrodomestici con una contrazione del 13,1% nell'elettronica di consumo (soprattutto televisori). Calano anche i consumi per frigoriferi e lavatrici del 7,2%, mentre il comparto arredamento cala del -6,8%. Il settore dei prodotti informatici ha un calo inferiore, del 4,8%. Le previsioni per il 2013: la domanda di beni durevoli non aumenterà, anzi è destinato a subire un moderato calo.
Nel corso del 2012 è netto l’aumento di auto a metano, ed è evidente che l’auto sta diventando sempre più un bene di lusso, sul quale pesano eccessivamente i costi del carburante e assicurativi.
Al riguardo non crediamo si possa parlare di saturazione del mercato dell’auto, ma piuttosto una impossibilità a sostituire il vecchio con il nuovo, visto la ridotta possibilità di risparmio dettata dal caro vita, e dalla crisi del lavoro che obbliga parte consistente della popolazione a sacrifici enormi. Alcune soluzioni per incrementare la domanda potrebbe un “low cost” del nuovo, con meno fronzoli, con una distinzione netta tra innovazione utile e inutile, e veicoli più in linea con le esigenze delle famiglie, in particolare per quel che riguarda i costi di utilizzo. Troppo spesso le innovazioni non figurano più, come accadeva un tempo, nel catalogo degli optional, ma sono invece imposte e contribuiscono a fare salire i prezzi. Molti consumatori crediamo siano disposti a rinunciare ad una serie di optional al fine di vedere scendere il prezzo della vettura che vogliono acquistare, mentre ritengono importanti le innovazione utili, quelle che ad esempio incidono sulle prestazioni, e quindi sui consumi.
L’Italia mantiene il record europeo per il prezzo della benzina. Per il gasolio deve invece “accontentarsi” del terzo posto dopo Regno Unito e Svezia. Per entrambi i carburanti le differenze rispetto alla media europea sono comunque molto rilevanti.
E questi dati non possono essere addebitati al destino “cinico e baro” sono invece da addebitare ad una politica recessiva fatta di tagli e di prelievi indiscriminati perseguita negli ultimi anni. Una politica che ha tagliato indiscriminatamente i fondi agli enti locali, fondi mediante i quali questi ultimi fornivano servizi alle famiglie e che adesso ricadono in larghissima parte sulle famiglie stesse. Nessuna meraviglia, dunque, che le persone abbiano meno soldi da investire in beni di consumo date le persistenti stagnazioni dei salari e degli stipendi accompagnati da una ossessivo prelievo fiscale generalizzato mediante accise sui carburanti e aumenti dell’IVA sui consumi.