Carrefour, scontro sugli orari di lavoro.
La vertenza. Sindacati e lavoratori replicano alla direzione che accusa: «Il momento è difficile, lo devono capire».
Tensioni e polemiche dietro le tante assenze per malattia.
Nuove polemiche dopo la decisione della direzione di pubblicare i dati sulle assenze per malattia.
I dipendenti dell'ipermercato Carrefour di Quartu proprio non ci stanno a essere considerati fannulloni e lavativi. E respingono le accuse del direttore Bruno Lasserre, che pochi giorni fa li aveva tacciati di scarso attaccamento al posto di lavoro, rafforzando la sua tesi con i numeri delle assenze per malattia, considerate da record. La controffensiva non si è fatta attendere e tra gli scaffali e gli uffici dell'azienda è scoppiata la bufera. «Ma quali scansafatiche, la realtà è ben diversa e le assenze sono legate ad altri motivi», denuncia Claudia Atzeni, impiegata al ricevimento merci. «L'equazione tra malattia e assenteismo ingiustificato è falsa e le motivazioni delle assenze andrebbero cercate nel significato di un termine: il mobbing».
Dietro i numeri elevati delle assenze ci sarebbe, quindi, una situazione di tensione tra lavoratori e dirigenza, almeno secondo quanto emerge dalle due differenti posizioni. Che, secondo alcuni dipendenti, andrebbe a scadere in pressioni psicologiche e ricatti. «C'è un clima di estrema tensione e sono numerosi coloro che subiscono lo stress della continua minaccia di licenziamento», dice Carlo Serra, segretario provinciale della Flaica, Federazione lavoratori agroindustria e commercio, che aderisce alla Confederazione Unitaria di Base (CUB). «Il mese scorso abbiamo anche indetto uno sciopero proprio per denunciare l'insostenibilità di questo trattamento».
LA CRISI Il momento di difficoltà ha avuto inizio circa un anno fa, quando i turni lavorativi hanno subito una serie di variazioni, soprattutto in relazione ai turni domenicali. «Si è così arrivati alla decisione della direzione di apportare modifiche ai contratti», riassume Serra. In primis quelli degli operatori delle casse, poi degli altri reparti: non più part-time di quattro ore al giorno dal lunedì al sabato, ma turni e orari differenti - da stabilire a seconda delle esigenze dell'ipermercato - fino alla domenica. A quel punto c'è chi non ha nascosto la propria difficoltà davanti a un orario che sarebbe stato inconciliabile con le esigenze personali e familiari. E sarebbero proprio questi, in base alle denunce, i dipendenti più esposti alle "angherie e pressioni psicologiche".
Altro passaggio, a completare il quadro, l'accordo sindacale sottoscritto con l'azienda il 23 luglio scorso: «Consente a Carrefour di riservarsi di ricorrere al licenziamento collettivo per coloro che non aderiranno alle modifiche contrattuali», spiega Carlo Serra. «Noi dipendenti, per allinearci alla volontà della società», dice Carlo Marini, che lavora al reparto casse, «dovremmo sottoscrivere un verbale di accordo per accettare il passaggio da un turno fisso di part-time a un orario che può variare in base alle richieste della direzione. Sotto la minaccia della mobilità. Infatti c'è chi ha firmato per paura».
LA MALATTIA In questo contesto si inseriscono le polemiche sulle assenze per malattia. Il direttore Bruno Lasserre aveva contestato il frequente assenteismo mettendo a confronto le ore di malattia del 2006 e del 2007. «Se nel febbraio del 2006 erano state 2.175, a distanza di un anno esatto, nel febbraio del 2007, sono diventate 3.444, con una crescita di oltre il 36%. Significa che i dipendenti hanno scarso desiderio di lavorare», era stata la sua spiegazione. Ora, rilancia affermando che «qualcuno si è sentito chiamato in causa in qualche maniera e fa ricadere la colpa sugli altri quando non ha realmente nessuna voglia di lavorare». Poi fa riferimento alle variazioni dei turni: «Stiamo attraversando una fase difficile, il fatturato è calato e si è ridotta la nostra quota di mercato. Se la società è in difficoltà è chiaro che deve operare cambiamenti per ottimizzare i costi e quindi risparmiare. La concorrenza è aumentata e dopo dieci anni dobbiamo avere la capacità di rimetterci in gioco. Chiediamo ai lavoratori di rimboccarsi le maniche, tutto qui. Ma c'è chi non lo ha capito».
Conciliare le esigenze di riorganizzazione dell'ipermercato e allo stesso tempo dei lavoratori sembra sia diventato uno scoglio difficile da superare. «Non è facile accettare le accuse di chi ha offeso gravemente i lavoratori», prosegue Serra, «etichettandoli come disonesti. Soprattutto alla luce della prepotenza della gestione. Un caso su tutti è estremamente eloquente: una lavoratrice ritenuta forse poco produttiva ha dovuto scontare una punizione di alcune ore, in piedi, accanto alla cassa, con il divieto di parlare e senza lavorare. Ogni commento sarebbe superfluo».
di MARIANGELA LAMPIS
L'UNIONE SARDA