CRISI PORTO CANALE - RASSEGNA STAMPA
25 luglio 2008 - La Nuova Sardegna
Porto canale: c’è l’impegno di Soru
Vertice positivo coi sindacati. Atzeri (Psd’az): «Serve la zona franca»
CAGLIARI - Il massimo impegno per la ripresa dell’attività al porto canale è stato assicurato dal presidente della Regione Renato Soru e dall’assessore ai trasporti Sandro Broccia ai rappresentanti dei sindacati Fast-Confsal e Rdb-Cub nel corso di due incontri avvenuti ieri e avantieri.A riferirlo sono i sindacalisti Augusto Tocco e Enrico Rubiu in una nota diffusa ieri. La Regione - è scritto - eserciterà il suo ruolo di soggetto politico per trovare rapide soluzioni a sostegno della vertenza. Massima attenzione anche per la salvaguardia dell’occupazione, mentre i dipendenti della società concessionaria Cict sono attualmente in cassa integrazione straordinaria sulla base di un accordo firmato tra i vertici del gruppo Contship - che controlla Cict - la Regione e i sindacati. Lunedì prossimo i lavoratori proseguiranno comunque la mobilitazione e si riuniranno in assemblea per discutere nuove iniziative, mentre i negoziati fra il gruppo Contship e altri armatori continuano alla ricerca di un nuovo partner.Intanto il consigliere regionale sardista Giuseppe Atzeri parla in una nota di «politiche fallimentari, dirigistiche e incapaci di far fronte ai problemi dell’insularità» e partendo dalla crisi del porto canale in agonia rilancia il problema dell’istituzione della zona franca «per dare impulso alla movimentazione delle merci, assicurare agli operatori sardi misure di compensazione e permettere di attirare capitali». L’esponente sardista auspica che nel nuovo statuto speciale venga inserita una norma che riconosce la Sardegna come zona franca sul modello valdostano».Secondo Atzeri «la questione del porto canale si intreccia inseorabilmente con l’altra questione politica sardista della continuità territoriale delle merci, altra ferita aperta da decenni che ormai sta condizionando e mortificando il nostro modello di sviluppo».
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25 luglio 2008 - L'Unione Sarda
Porto canale. Protesta dei lavoratori davanti alla Regione. Contship cerca un partner
Trattative per riavviare il terminal
di NICOLA PERROTTI
Cagliari - Fine agosto o primi di settembre. Sarebbe questo il periodo, già delineato, per il rilancio del porto canale. Le trattative segrete della Cict, gestore dello scalo, per trovare nuove compagnie in grado alimentare il traffico merci su Cagliari, vanno avanti e lascerebbero sperare in una ripresa delle attività entro due mesi. La Regione su questo punto ha rassicurato i dipendenti della Cict in cassa integrazione che ieri, a Cagliari, hanno manifestato davanti alla sede della Giunta per sollecitare il supporto delle istituzioni nella loro battaglia per mantenere il lavoro.
L'INCONTRO Sono le uniche novità emerse dall'incontro tra il presidente Renato Soru e i rappresentanti sindacali di Fast-Confsal e Rdb-Cub Augusto Tocco e Enrico Rubiu. Nessun dettaglio è stato rivelato sullo stato delle trattative. I 195 dipendenti in cassa integrazione dal 14 luglio mantengono un atteggiamento di prudenza e proseguono nella mobilitazione: lunedì si riuniranno in assemblea. «Il nostro obiettivo era di far prendere degli impegni alla Regione per stimolare una maggiore attenzione sulle problematiche del Porto canale», evidenzia Tocco, che si dice fiducioso su una rapida soluzione della crisi. «Le assicurazioni da parte della Regione di una ripresa a breve, assieme alla ricapitalizzazione da parte di Contship, sono segnali che lasciano ben sperare».
LE PROPOSTE Il clima sembra meno teso, ma i sindacati non hanno intenzione di abbassare la guardia. «I presupposti per una ripresa ci sono. La Cict sta portando avanti le trattative. Si parla di più di una compagnia. Questo però non ci deve far perdere di vista il problema più immediato: la salvaguardia dei posti di lavoro», dice con fermezza Enrico Rubiu, «con il passaggio dei dipendenti Cict a un eventuale nuovo gestore, se quello attuale dovesse uscire di scena, ipotesi da non escludere in quanto non ha rispettato il suo mandato. Nel caso si apra una nuova gara internazionale, prevediamo tempi non inferiori ai nove mesi». Nel frattempo, come ricordano i delegati Fast-Confsal Andrea Stellino e Stefano Putzolu, l'unica possibilità per i dipendenti di riavere il lavoro è quella di essere trasferiti in altri scali controllati da Contship, come quello di Livorno, ma si tratta di soluzioni temporanee, al termine delle quali c'è ancora una volta la cassa integrazione
24 luglio 2008 - La Nuova Sardegna
Vertenza. Questa mattina in consiglio regionale
Nuovo sit-in degli autonomi per la crisi del porto canale
CAGLIARI - Secondo sit-in oggi - alle 10.20, sotto il palazzo del Consiglio regionale, in via Roma, organizzato dalla Federazione autonoma dei sindacati dei trasporti e dalla Rdb-Cub per la crisi del porto canale. «Dopo il blocco delle attività sulle banchine, le conseguenze per i lavoratori della Cict, dell’Irtec e della Clp, le società coinvolte nella crisi, sono state devastanti - è scritto in un documento firmato dalle segreterie sindacali - e pare che ancor oggi nonostante la gravità della vertenza le istituzioni continuino a non impegnarsi per una rapida ripresa del porto canale». Anche oggi durante il secondo sit-in dopo quello di dieci giorni fa, i sindacati chiederanno un forte impegno per "mantenere produttiva un infrastruttura che potenzialmente può contribuire allo sviluppo economico dell’isola».
24 luglio 2008 - L'Unione Sarda
Trasporti. Oggi nuova protesta dei sindacati autonomi. Effetti negativi per l'intero sistema produttivo
Porto canale, c'è aria di rivolta
«Le imprese che esportano spendono il doppio»
di EMANUELE DESSÌ
Cagliari - Oggi sit-in sotto il palazzo della Giunta regionale. Protestano le imprese: per le merci i costi sono raddoppiati.
Banchina deserta, gru inoperose. E niente navi all'orizzonte. Una situazione inaccettabile per i lavoratori del porto canale e per le organizzazioni sindacali. Due sigle in particolare rilanciano: Fast-Confsal ed Rdb-Cub oggi manifesteranno per la seconda volta in dieci giorni. Dopo il sit-in davanti al palazzo del Consiglio regionale, a Cagliari, la protesta si sposterà più o meno di un chilometro, davanti alla sede della Giunta, in viale Trento.
BRUSCA FRENATA Dopo quattro anni in crescita costante, a partire dalla primavera 2003, il terminal di Macchiareddu si è bloccato di colpo più o meno un anno fa. Contship Italia, azionista di maggioranza della Cict, società che ha in concessione la banchina, si è trovata in casa un nuovo socio, Maersk, colosso danese che ha acquisito P&O subentrando anche nel capitale sociale della Cagliari International container terminal. Ha il 24% del pacchetto, «ma di fatto è una golden share , ovvero è in grado di condizionare le scelte e le strategie», evidenza Vincenzo Cincotta, amministratore del Cincotta Group. «Sarebbe stato importante prevedere una clausola di salvaguardia». L'agente marittimo dubita che Maersk vada via di sua spontanea volontà. «Metti il cappello in una sedia per evitare che ci si sieda un altro. Mi spiego: in un mercato globalizzato, si può anche perdere in un porto, guadagnando in altri».
INDOTTO IN CRISI La vittima di questa strategia è l'economia sarda. Dal 14 luglio 195 dipendenti di Cict sono in cassa integrazione. Per un anno. E, come ribadiscono Augusto Tocco ed Enrico Rubiu, rappresentanti di Fast-Confsal e Rdb-Cub, i problemi si riflettono anche su Iterc (Impresa terminalistica di Cagliari) e Clp (Compagnia lavoratori portuali), costrette all'inattività sul fronte container, sul qualche avevano creduto e investito. Cincotta allarga il discorso. «L'effetto domino è molto più esteso. A parte il nostro caso specifico - avevamo 5 persone che lavoravano solo nel transhipment - ci sono imprese sarde che, per importare o per esportare, sono costrette a spendere il doppio rispetto allo scorso anno».
COSTI PER LE IMPRESE La sinergia Contship-P&O aveva consentito a Cagliari di essere in rete con 23 porti sparsi in tutto il mondo. A Macchiareddu, ricorda Cincotta, arrivavano la navi giramondo di Hapag Lloyd, Cma Cgm. Succedeva ieri , eppure sembra di essere tornati indietro di anni, quando il porto canale faticava a farsi largo nel mare magnum dei contenitori. Con l'avvento di Maersk nel ruolo di monopolista, «le imprese sarde», dice ancora Vincenzo Cincotta, «sono costrette a prendere come riferimento Genova per le spedizioni. E da Genova a Cagliari, affidarsi a Grendi. I costi, rispetto a prima, sono raddoppiati. E meno male che c'è Grendi, peraltro, altrimenti saremmo tagliati fuori». In attesa di rilanciare il terminal, per le imprese sarde «sarebbe sufficiente anche qualche nave feeder che faccia la spola tra Cagliari e Tangeri, o Port Said».
LA CONCESSIONE Si parla con insistenza della possibile revoca della concessione del terminal a Cict e quindi a Contship. A prendere la decisione dovrà essere l'Autorità portuale di Cagliari. «Noi non crediamo che la revoca della concessione possa risolvere i problemi», evidenzia Corrado Pani, segretario regionale Fit-Cisl settore porti e servizi portuali. Tanto più, aggiunge Pani, se si mettono in conto «i tempi lunghi e i rischi di una gara internazionale». A cominciare «dal blocco della cassa integrazione guadagni, con l'immediata mobilità per tutto il personale dipendente». C'è un'altra incognita. Proprietario delle attrezzature portuali è il Casic. Il presidente Graziano Milia ha già manifestato perplessità sulla gara. Anche perché, in attesa della definizione, il Casic che fa, si assume l'onere di una lunga e costosa manutenzione? E se la gara non va in porto?
IL FUTURO Restano, sullo sfondo, tutte le buone intenzioni legate alla zona franca e all'insediamento nell'area portuale di una serie di attività produttive legate alle merci movimentate in banchina. Sì, il fondale è stato portato a -16 metri. Ma, fa notare Cincotta, «non si è riusciti nemmeno a realizzare il Pif, il Posto di ispezione frontaliera, che avrebbe consentito di importare ed esportare le produzioni agroalimentari».
19 luglio 2008 - La Nuova Sardegna
PORTO CANALE. LAVORATORI IN ASSEMBLEA
«Uniti contro la crisi»
CAGLIARI - Continua la mobilitazione dei lavoratori del porto canale, in cassa integrazione dall’inizio del mese per la mancanza di attività sulle banchine di Macchiareddu: «Non ci fermeremo sino alla soluzione della crisi» hanno detto nel corso di un’assemblea indetta dalla Fast trasporti e dalla Rdb/Cub nei locali della Cict. Durante i lavori - informa una nota firmata da Enrico Rubiu - si è parlato di come impostare la lotta sindacale rivolta ad aprire tavoli di discussione e di confronto con le istituzioni come il comune di Cagliari, la Provincia, l’Autorità portuale e la Regione «senza escludere il governo nazionale per allontanare lo spettro della messa in mobilità dei lavoratori».
Nel documento conclusivo i lavoratori «si impegnano a ricercare l’unità sulla base di un programma che prevede l’occupazione di uno spazio simbolico e un calendario settimanale di iniziative e manifestazioni a sostegno della vertenza».
15 luglio 2008 - La Nuova Sardegna
Perché nel porto non avanzi il deserto
La protesta civile dei lavoratori della Cict: «In cig ma dev’esserci garantito un futuro»
di Sabrina Zedda
CAGLIARI - Un futuro per il porto canale: lo chiedono i 195 dipendenti della Cict-Porto industriale spa, la società concessionaria del porto canale che hanno deciso di passare il primo giorno da cassintegrati davanti al palazzo del consiglio regionale. Protesta civile, pacata, comprensibile per chi vede solo nubi nel proprio cielo di lavoratore non più stabile. Striscioni e fischietti, una buona partecipazione per la manifestazione organizzata dalla Federazione autonoma dei sindacati dei trasporti in un momento in cui la via d’uscita dalla crisi dello scalo industriale ancora non c’è.
La preoccupazione si taglia a fette tra i lavoratori finiti in cigs che, se si considera l’indotto (Clp e Iterc) arrivano a 400. Il porto canale è deserto: «L’ultima nave - racconta malinconico Gianluca Stellino, delle Rsa-Fast - l’abbiamo vista passare il 12 giugno, una toccata e fuga, poi più nulla». Eppure, dicono con rabbia i lavoratori, non si doveva arrivare a questo: «Grazie a un contratto firmato nel 2006 con l’anglo-australiana P&O, sino alla fine di aprile abbiamo lavorato sodo, con alti volumi di resa - ricorda Stellino - ma andato via quel partner le commesse sono finite. Tutti sapevano che quel rapporto non era stabile ma nessuno s’è mosso perché alla sua scadenza si continuasse a lavorare».
La Cgil ha già replicato in via ufficiale a chi, come la Uil, chiedeva una nuova gestione del porto industriale: le garanzie da Contship, il gruppo cui fa capo Cict, ci sono e sono solide. Lo scalo di Macchiareddu riprenderà a vivere, il partner arriverà e il periodo di cassa integrazione sarà molto più breve di quanto è stato indicato nell’accordo di giugno. Ma nel frattempo prevale lo scoramento, la paura che le gru del porto restino ferme. Uno striscione appeso agli ingressi del palazzo del Consiglio regionale ricorda «i milletrecento miliardi di lire spesi e i corsi di formazione finanziati dalla Regione». Ma al porto canale «non c’è più nulla, fuorché il deserto», per usare le parole di Augusto Tocco, segretario regionale della Federazione autonoma dei sindacati dei trasporti. Tocco, in un volantino diffuso tra i passanti, punta l’indice sull’evidente contrasto tra le intenzioni enunciate dal piano regionale dei trasporti che, in virtù della posizione baricentrica nel Mediterraneo di Cagliari, parla di un porto canale inserito tra i porti più interessanti dell’intera area e quella che è invece oggi l’amara realtà dei lavoratori: «Dopo anni di crisi - è la sintesi del segretario regionale delle Rdb- Cub, Enrico Rubiu - il porto canale è giunto al peggior epilogo. E questo perché le scelte politiche hanno portato a delle incompiute».
Cagliari, rincara la dose Rubiu «non è in grado di reggere la concorrenza neppure di porti emergenti come quelli marocchini o algerini e la Spagna, per numero di container, ci sta superando». La soluzione? «Affiancare al porto - è l’idea di Rubiu - aree di logistica per lavorare le merci e trovare imprese capaci di smistarle in tempi brevi». Il tutto, conclude il sindacalista «con l’agevolazione della zona franca».
Questa è un’idea per il futuro, ma al momento la netta sensazione tra i lavoratori è che la loro sorte importi a pochi: «Siamo in cassa integrazione - si lamenta una lavoratrice di Clp - ma non sappiamo, nel caso arrivi qualche nave, che turni avremo, né quale sarà il trattamento economico».
A fine mattinata le ragioni dei lavoratori (alcuni di loro la scorsa settimana hanno anche incontrato il presidente della Regione, Soru) sono state sentite da esponenti dei diversi schieramenti del consiglio regionale: la speranza è che il grido di dolore serva a smuovere l’amministrazione regionale, ammesso che possa servire.
14 luglio 2008 - L'Unione Sarda.com
Porto canale: cassa integrazione per altri 195 dipendenti Cict
Si aggrava la crisi dello scalo industriale cagliaritano: i lavoratori hanno manifestato stamane davanti al Consiglio Regionale chiedendo il rilancio della struttura. L'ultima nave è attraccata un mese fa.
Cagliari - Sono da oggi in cassa integrazione 195 dipendenti della Cict, società del porto canale di Cagliari: si aggiungono gli altri circa duecento lavoratori che operano in aziende collegate. Stamane a Cagliari i lavoratori hanno manifestato davanti al palazzo del Consiglio regionale. La protesta era organizzata dalla segreteria della Fast-Confsal (Federazione autonoma dei sindacati dei trasporti) e dalla Federazione regionale Rdb-Cub. Una delegazione è stata ricevuta dai capigruppo di Forza Italia Giorgio La Spisa e di Rifondazione comunista Luciano Uras. "Vogliamo sensibilizzare tutte le forze politiche", hanno spiegato il segretario regionale della Fast-Confsal Augusto Tocco e il rappresentante della Rbd- Cub Enrico Rubiu, "perché tutto sta avvenendo in totale assenza di intervento delle istituzioni locali e denunciare la mancanza di strategie per mantenere produttiva una infrastruttura che potenzialmente può contribuire allo sviluppo economico dell'isola. Il 12 giugno scorso ha attraccato al Porto canale l'ultima nave. Era una 'spot' (occasionale) di origine francese. Siamo preoccupati per il futuro di tante famiglie e ci auguriamo che ci sia una rapida ripresa delle attività lavorative".
13 luglio 2008 - L'Unione Sarda
Trasporti. La crisi del porto canale: sit-in alla Regione
Cagliari - Cresce la tensione per la grave crisi che ha colpito il porto canale di Cagliari. Traffici fermi e 195 dipendenti (su 199) in cassa integrazione a zero ore. Una situazione imprevedibile anche soltanto un anno fa. Per denunciare la crisi e per sensibilizzare le forze politiche, due sigle sindacali hanno organizzato per domani un sit-in di lavoratori della Cict (la società terminalista del porto container) sotto il palazzo del Consiglio regionale, in via Roma a Cagliari. L'appuntamento è per le 10. L'iniziativa è della Rbd Cub e della Fast Confsal.
I responsabili regionali, Enrico Rubiu e Augusto Tocco, evidenziano come «gli effetti delle difficoltà del porto canale si riflettono anche su altre società, come la Clp e la Irtec. Manifesteremo la preoccupazione per il futuro di tante famiglie».(n.p.)
12 luglio 2008 - La Nuova Sardegna
Vertice. Soru incontra i lavoratori
«Il porto canale avrà un futuro Finanzieremo l’altra banchina»
CAGLIARI - Il presidente della Regione Renato Soru ha incontrato ieri una delegazione di portuali della Clp di Cagliari, in rappresentanza dei 140 lavoratori in cassa integrazione. «La Regione crede che il porto di Cagliari abbia un futuro, vogliamo fare tutto il possibile per aggiungere servizi a quelli esistenti e far crescere così il livello di competizione - ha detto il presidente - ma oggi il porto di Cagliari non è legato in maniera stabile con gli altri scali del Continente». La Regione, ha continuato il governatore, «sta facendo di tutto per cancellare il monopolio Tirrenia, mettendo anche soldi per comprare le navi e superare la situazione che vede, ogni giorno, 400 Tir attraversare la Sardegna da sud a nord, trasportando merci dall’area di Cagliari al porto di Olbia, senza che le strade e il porto si possano più permettere di sopportare questo traffico». Riportare a Cagliari il traffico Ro-Ro (servizio merci, compresi i vagoni ferroviari), specializzando quello di Olbia come porto turistico e passeggeri, è uno dei due obiettivi; mentre il secondo è l’attrazione delle navi cosiddette "giramondo" nel porto canale. Abbiamo bisogno di un "terminalista" che lavori bene e sia capace di attrarre traffici». Inoltre la Regione «vuole finanziare il secondo banchinamento e vuole che ci siano due operatori. Ho chiesto all’Autorità portuale di individuare una società di consulenze che ci dia una mano per trovare i clienti in giro per il mondo. Le banchine valgono oro adesso in Italia». Il presidente ha annunciato, infine, che la Regione e l’Autorità portuale stanno lavorando per insediare nell’avamporto di Cagliari società industriali legate alla cantieristica. Di fronte al problema-portuali in cassa integrazione, Soru ha suggerito alla compagnia portuale di fare «ricorso al fondo di rotazione previsto dalla Finanziaria per una anticipazione delle risorse necessarie in accordo con l’Inps».
La federazione RbB-Cub vista la grave situazione del porto canale ha deciso un sit-in dei lavoratori della Cict, da tenersi lunedì prossimo alle 10 di fronte alla sede del consiglio regionale, di via Roma.
Sardegnaoggi.it - 11 luglio 2008
Crisi Porto Canale Cagliari: sit in lavoratori Cict
I venti di crisi sul Porto Canale di Cagliari portano alla mobilitazione dei lavoratori della Cict Spa, che gestisce il banchinamento dei containers nel porto industriale del capoluogo. Lunedì prossimo, 14 Luglio, gli operatori della Cict effettueranno un sit-in di protesta e di sensibilizzazione dei cittadini sardi e tutte le forze politiche sotto il Consiglio regionale di Via Roma, perchè affrontino la crisi, che arriva dopo un quinquennio di continua crescita dal 2000 al 2006. Intanto i lavoratori portuali della Clp sono stati ricevuti dal presidente della Regione, Renato Soru.
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Cagliari - Manifestazione di piazza per i portuali della Cict, che operano nel Porto Canale di Cagliari ormai in crisi. Alla manifestazione aderisce la Federazione RbB/Cub della Sardegna che in una nota ricorda che l'attuale situazione di difficoltà “costringe la Cict Spa a mettere in cassa integrazione 195 dipendenti a zero ore” e che “gli effetti di questa situazione sono riflesse anche su altre società come il Clp e la Irtec”. Il sit in, è scritto ancora nella nota, servirà a “denunciare la mancanza di strategie per mantenere produttiva una infrastruttura che potenzialmente puo' contribuire allo sviluppo economico dell'Isola ed a manifestare la preoccupazione per il futuro di tante famiglie e auspicare una rapida ripresa delle attività lavorative.
Il presidente della Regione, intanto, ha incontrato una delegazione di portuali della Clp di Cagliari, in rappresentanza dei 140 lavoratori in cassa integrazione. “La Regione crede che il porto di Cagliari abbia un futuro, vogliamo fare tutto il possibile per aggiungere servizi a quelli esistenti e far crescere cosi' il livello di competizione – ha detto il presidente - ma oggi una difficoltà è rappresentata dal fatto che il porto di Cagliari non è legato in maniera stabile con gli altri porti del Continente”. Riportare a Cagliari il traffico Ro-Ro, specializzando quello di Olbia come porto turistico e passeggeri, è uno dei due obiettivi, mentre il secondo è l'attrazione delle navi cosiddette “giramondo” nel porto canale.
Sullo sviluppo della portualità e dei traffici marittimi, la Sardegna paga un oggettivo disinteresse della politica, invece, secondo i gruppi di Rifondazione Comunista e Sinistra Autonomista in Consiglio regionale che hanno presentato una mozione per chiedere alla Giunta di fornire chiarimenti sulla situazione esistente, con particolare riferimento alla crisi dell'attività e, conseguentemente, occupazionale del porto industriale di Cagliari.