Crollano le vendite al dettaglio: a febbraio -4,8%, è il peggior calo da aprile
E’ l'ottava flessione tendenziale consecutiva. Gli alimentari (-4%) soffrono meno degli altri prodotti (-4,3%), ma per il secondo mese anche i discount vedono il segno meno nelle vendite. Commento Usb sulla necessità di cambiare la politica economica
La crisi economica continua a colpire in lungo e in largo l’economia italiana; questa volta i dati Istat analizzano i dati del commercio e la batosta che lo riguarda. Secondo gli ultimi dati Istat relativi al febbraio 2013, la contrazione delle vendite è aumentata, scendendo del 4,8% su base annua, con l'alimentare in calo del 4,0% (del 5,3% i prodotti non alimentari). Il comparto non alimentari mostra variazioni tendenziali negative in tutti i gruppi di prodotti: le flessioni di maggiore entità riguardano i gruppi Foto-ottica e pellicole, supporti magnetici, strumenti musicali (-7,7%) e Cartoleria, libri, giornali e riviste (-7,4%).
A febbraio 2013 l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio (valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi) diminuisce dello 0,2% rispetto al mese di gennaio.
Nella media del trimestre dicembre 2012-febbraio 2013 l'indice registra una flessione dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti.
Si tratta nel complesso dell'ottava flessione tendenziale consecutiva, la più forte da aprile 2012.
Nel confronto con gennaio 2013, aumentano le vendite di prodotti alimentari (+0,2%) e diminuiscono quelle di prodotti non alimentari (-0,3%).
A febbraio l'Istat registra un dato negativo anche per le vendite nei discount alimentari, che rispetto agli altri esercizi avevano mostrato vitalità anche in tempi di profonda crisi. I dati, rilevano per i discount una diminuzione, anche se lieve, su base annua (-0,1%). Si tratta della seconda flessione consecutiva. Nei primi due mesi del 2013, gennaio-febbraio, la perdita tendenziale è così pari allo 0,2%.
Le vendite per forma distributiva mostrano, nel confronto con il mese di febbraio 2012, una diminuzione sia per la grande distribuzione (-3,5%), sia per le imprese operanti su piccole superfici (-6,0%), in altre parole i piccoli negozi.
Anche se la corsa dei prezzi sembra fermarsi, dovuto per lo più ad un vero e proprio vuoto di domanda, estesosi ormai a quasi tutti i beni e servizi di consumo, come questi dati confermano, gli italiani non hanno più soldi da spendere, perché non c’è produzione di reddito, non c’è lavoro, non c’è sviluppo, non c’è crescita, non c’è programmazione industriale. Non c’è una classe politica che governi e progetti l’uscita dalla crisi, avendo in mente un grande progetto ideale per il paese. Il progetto sembra essere quello di ridurre il paese alla fame, con salari da fame, per rendere più competitivi sui mercati internazionali i nostri prodotti, non con l’innovazione tecnologica, ma con lo sfruttamento di masse sempre più ampie di precari, gente che non puo’ nemmeno essere chiamata proletario perché non possiede e non si puo’ permettere nemmeno la prole, e quindi di fatto sono emarginati dalla vita collettiva in quanto poveri che non si possono permettere casa e famiglia; e poi ci sono gli espulsi dalla scuola, per via dei tagli alle classi e agli insegnanti, e perché i loro genitori non possono tenerli più a scuola perché non arrivano a mantenerli.
I media non fanno che inseguire i guai giudiziari di questo o quel politico, cosa necessaria per capire la crisi di sistema; una parte dell’opinione pubblica focalizza la sua attenzione sul costo del caffè alla buvette del parlamento, un’altra è concentrata sui dibattiti sui grandi omicidi che devastano l’informazione e riempiono i salotti di opinioni opinabili. Nel frattempo la politica tenta di accaparrarsi quel che resta dell’Italia per arricchirsi ancora sulle spalle della povera gente, mentre la crisi si avvita su se stessa e la gente non ha quasi più di che vivere. I risparmi sono bruciati, il valore dei beni immobiliari crollano, aziende straniere arrivano sul mercato per spartirsi e comprare a saldi i gioielli di famiglia.
Nel paese intanto vengono azzerati quasi del tutto le spese per visite mediche specialistiche e per la diagnostica, e i conti degli italiani sono oramai in profondo rosso. Nel 2012 il potere d'acquisto delle famiglie e' crollato del 4,8 per cento e la propensione al risparmio si e' ridotta all'8,2 per cento. Senza dimenticare che il 71% dei nuclei familiari taglia su qualità e quantità dei generi alimentari e aumenta del 9% in un anno il numero di coloro che fanno la spesa nei discount.
La fame sta arrivando nel paese, e c’è chi nasconde la testa: il problema per molti sembra essere i 100-200 euro dell’Imu da restituire, con cui una parte della politica ha inteso risolvere i problemi con l’elettorato, per altri è il blocco dei salari e politiche fiscali pesanti e tagli sul piano dei bilanci in nome dell’austerità. Il tutto mentre le notizie che arrivano dall’Europa sono terribili. La disoccupazione in Spagna è da record. Il numero delle persone senza lavoro supera per la prima volta la soglia dei sei milioni (dati il primo trimestre del 2013). Il numero dei disoccupati è salito a 6,2 milioni di persone, attestandosi su una percentuale del 27,16 per cento della forza lavoro (era al 26,02 per cento registrato nell’ultimo trimestre del 2012). Il numero dei nuclei familiari i cui membri risultano tutti senza lavoro è salito di circa il 4 per cento, per un totale di 1,9 milioni.
Anche l’economia greca precipita in maniera vorticosa; dopo aver subito una contrazione del 20% negli ultimi 5 anni, la disoccupazione è arrivata al 27 %, divenendo un fenomeno di lungo termine: 6 persone su 10 cercano lavoro da più di un anno. Se uno su quattro è a casa, molti di quelli che riescono a mantenere il proprio lavoro non riescono comunque ad arrivare a fine mese, e questo succede anche da noi (si lavora e si è poveri). I lavoratori in Grecia hanno avuto una riduzione del salario del 22% solo nell’ultimo anno.
Il 10% degli allievi greci delle scuole elementari e delle scuole medie soffrono la fame, o insicurezza alimentare. E questo il destino che ci aspetta? Non è possibile prima di avvitarci ancora in questa trappola della recessione, trovare delle soluzioni, prima che le aziende, le imprese, i commercianti chiudano le loro attività perchè l’Italia sta fallendo?