DECENTRAMENTO INPS: gli errori del passato e i problemi del presente
Il susseguirsi, su tutti i giornali sardi, di notizie e dichiarazioni sulla presunta chiusura di Agenzie e Sedi INPS della regione, e di conseguenza l’interesse e la curiosità che queste notizie stanno suscitando in tutti i colleghi, ci dà l’occasione per esprimere sull’argomento un paio di considerazioni.
La prima considerazione è che, come per tutte le cose di questo mondo, i problemi di oggi sono spesso frutto delle decisioni di ieri, per cui riteniamo utile recuperare la memoria di quali dubbi avessimo, come RdB, in merito al decentramento proprio nel momento in cui il decentramento stesso veniva avviato.
In quei tempi ormai lontani le nostre perplessità erano infatti principalmente due: i criteri per l’individuazione dei siti in cui fare nascere le nuove agenzie, che ci sembravano legati più a discorsi di convenienza politica che a motivi di reale funzionalità, e le risorse umane messe a disposizione per tutta l’operazione, che ci sembravano decisamente inadeguate, soprattutto in assenza di immissioni in servizio di nuovo personale.
Queste perplessità le avevamo poi rappresentate ai nostri referenti di quel periodo, ovvero le direzioni e i comitati, sia a livello provinciale che a livello regionale.
Ad ogni livello ci era sempre stato risposto che le nostre preoccupazioni non avevano nessun motivo di esistere, dato che i punti in cui fare sorgere le nuove sedi e/o agenzie (la denominazione è più volte cambiata nel corso degli anni) erano stati definiti sulla base di un esame accurato dei bacini d’utenza e delle vie di comunicazione, mentre per quanto riguardava il personale l’iter di nuove immissioni in servizio era già in corso, e che tali immissioni in servizio avrebbero risolto tutti i problemi presenti e futuri.
Si partiva quindi col decentramento nelle località indicate, che poi si sarebbero sempre potute modificare in caso di necessità, e con il personale che si aveva al momento, che tanto sarebbe stato a brevissimo termine incrementato con nuovo personale. Le preoccupazioni della RdB erano da ritenere infondate.
Ovviamente, invece, ci avevamo visto benissimo: i problemi di oggi non sono altro che i classici nodi che sono venuti al pettine.
L’attacco pesantissimo e becero che il ministro Brunetta sta portando a tutta la Pubblica Amministrazione non ha in realtà portato nessuna novità riguardo il turn-over, che è ormai bloccato da tempo immemorabile.
Non c’era quindi bisogno della sfera di cristallo per prevedere che le agenzie si sarebbero pian piano svuotate del già scarso personale, e che i costosissimi stabili che ospitano le agenzie/sedi sarebbero diventati sovradimensionati in relazione alle poche persone che ospitano.
Dallo stesso fenomeno stanno ovviamente venendo interessate anche le sedi-madre, in cui le stanze vuote sono sempre di più ogni mese che passa, ma, per una semplice questione di proporzioni numeriche, nelle agenzie/sedi più piccole il problema è ovviamente più evidente.
Per quanto riguarda la dislocazione delle strutture, era altrettanto ovvio che non sarebbe stato per niente semplice porre rimedio agli errori commessi, ed era ugualmente facile prevedere che qualsiasi sindaco e/o presidente di circoscrizione avrebbe fatto fuoco e fiamme all’idea di vedersi togliere una agenzia/sede INPS, una cosa per cui non deve spendere niente ma che gli consente un notevole prestigio rispetto ai campanili vicini.
I tempi sono però cambiati, e così l’atteggiamento dell’amministrazione. Infatti, mentre un tempo ci propinavano panzane, adesso non ci consultano nemmeno. Peccato che un coinvolgimento delle parti sindacali su argomenti come questo sia ampiamente previsto dal contratto di lavoro.
Non vogliamo comunque entrare nel merito della polemica su quali agenzie/sedi aprire, chiudere o ridislocare: la frittata è stata fatta tanto tempo fa, e non ci vogliamo mettere negli scomodi panni di chi deve mettere rimedio ad errori passati.
Quello che interessa è altro: la funzionalità delle agenzie e il benessere dei colleghi.
Riguardo la funzionalità delle agenzie/sedi c’è ben poco da dire che non sia ovvio e banale: ovunque dislocate l’importante è che rendano un servizio che sia utile al cittadino.
Per quanto riguarda il personale, invece, la soluzione non può non passare attraverso una adeguata politica degli organici.
E dicendo questo intendiamo parlare di numeri, non di dislocazione: a chi ipotizza spostamenti coatti di personale vorremmo ricordare che non si sta parlando di pedine della dama ma di persone, persone che hanno mutui da pagare, figli da portare a scuola e genitori da assistere, e la cui vita è già abbastanza stressante ed economicamente problematica senza che ci si metta di mezzo una deportazione verso questa o quella agenzia o sede; senza considerare il non trascurabile particolare che anche le sedi-madre sono già pesantemente depauperate di personale, già per conto loro ad un passo dal collasso e quindi impossibilitate, se le si vuole mantenere in efficienza, a perdere altro personale.
Occorre quindi parlare di numeri, e non proviamo neppure a parlare di un “aumento” degli organici, dato che ci rendiamo perfettamente conto di come, purtroppo, questo concetto sia ormai eretico.
Però semplicemente non si può più andare avanti senza pensare di rimpiazzare almeno chi, per un motivo o per l’altro, lascia il servizio.
E’ in questa direzione che ci piacerebbe vedere andare avanti sia l’amministrazione sia quelle forze politiche che, mentre a livello locale chiedono giustamente più servizi ai cittadini, a livello romano stanno soffocando, e neppure tanto lentamente, tutta la Pubblica Amministrazione.
Coordinamento RdB-CUB INPS Sardegna