Dopo le annunciate svolte, e spiragli aperti, cala il silenzio sulla vertenza Aias
Lenti ma inesorabili trascorrono i giorni ed i mesi per i lavoratori dipendenti dell’AIAS. Lavoratori che, è bene ricordarlo svolgono un servizio essenziale per la collettività visto che si prendono cura dei soggetti più deboli i malati e le persone non autosufficienti e, spesso in zone della Sardegna dove altissimo è il tasso di disoccupazione.
Lavoratori che, potrebbero dirsi “fortunati” visto che loro dalla “crisi” non dovrebbero essere scalfiti dato l’invecchiamento della popolazione e le crescenti richieste di cure e prestazioni da parte della popolazione.
Ma la loro “fortuna” viene a cozzare con una gestione privatistica del servizio visto che la Regione lo ha appaltato ad una Azienda che gestisce lo stesso in forma privatistica. Una Azienda che individua nei dipendenti non dei lavoratori ed in quanto tali portatori di diritti oltre che di doveri ma dei soggetti che devono solo lavorare ed ubbidire: Una azienda dove ogni forma di dissenso, di rivendicazione e di critica viene punita con minacce di sanzioni e sanzioni.
E motivi di critiche ve ne sono: primo fra tutti il fatto di dover subire il licenziamento di un centinaio di colleghi: licenziamento reso possibile grazie alla complicità di due pseudo sindacati “gialli” E questo (mis)fatto avveniva malgrado le solenni prese di posizione dell’Assessore Contu: “mi impegno perché nemmeno un posto di lavoro vada perso”, malgrado l’interessamento della commissione sanità della Regione.
Ed allora visto che l’AIAS lavora in convenzione con la Regione quali sono stati i potenti mezzi di pressione che ha potuto utilizzare perché potesse procedere ai licenziamenti nel silenzio e nel disinteresse generale?
Ci chiediamo come è possibile che l’AIAS paghi gli stipendi “ad libitum” quando le aggrada, con mesi di ritardo: ed adesso sono quattro i mesi di ritardo….
Dove sta la dignità dei lavoratori costretti a rivolgersi alla magistratura per ottenere quanto loro spetta di diritto?
Lavoratori che vedono le loro forme contrattuali rese sempre più precarizzate, i loro carichi di lavoro sempre più appesantiti, i loro nervi sempre più tesi con le conseguenti ricadute sulle prestazioni verso i pazienti.
Ci chiediamo infine: fino a quando i lavoratori sono disposti a subire questo stato di cose senza aprire una vertenza reale nei confronti dell’azienda e del soggetto appaltante: la Regione?
Ci domandiamo se l’art. 1 della Costituzione quello che recita: “L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” sia ancora valido anche all’interno dell’AIAS o sia stato abolito ad uso della dirigenza AIAS.
USB FEDERAZIONE SARDEGNA