ENNESIMA STRAGE DI MIGRANTI NEL CANALE DI SICILIA
La notizia era su tutti i giornali in questi giorni: dei gommoni stipati da uomini, donne e bambini provenienti dall’Africa, dalle Coste libiche, si sono rovesciati nel canale di Sicilia. I morti accertati e quelli presunti sembra siano stati trecento circa.
Sbaglia chi vuole identificare la Sicilia come la perenne terra del sole. La Sicilia, quella stessa Sicilia che si presenta come terra del sole durante i mesi estivi nell’accogliere i ricchi turisti provenienti da zone ricche, ricchi magnati e predoni in cerca di investimenti per finire di saccheggiare le coste ancora appetibili con volumetrie di cemento a molti zeri, sa essere fredda, e perfino gelida con chi, intendendo fuggire ad un destino di guerra, miseria e oppressione prova a raggiungere le coste siciliane come punto di approdo e di partenza verso altri posti. E con questo non voglio asserire che il popolo siciliano pecchi di ingenerosità, no anzi! A volte, molte volte, dimostra di essere accogliente e perfino generoso, solo che, poi, prendendo atto della propria impotenza si lascia sopraffare da un senso di fatalismo e rassegnazione, che gli fa pensare quasi che se così vanno le cose è perché così devono andare, quella rassegnazione rabbiosa che porta quella santa donna di sindaco di Pantelleria ad affermare che “con Mare Nostrum” una simile tragedia non sarebbe successa, quando sa lei per prima che, con Mare Nostrum, la tragedia non sarebbe successa forse a Pantelleria ma quasi certamente un pò più a Nord, o forse a Nord Est.
E gelide erano le acque che hanno fatto concludere l’esistenza di trecento e forse più giovani, donne e perfino bambini provenienti dai posti più disparati dell’Africa. Da posti ricchissimi di materie prime, risorse naturali accaparrati da compagnie occidentali, ricche di armi anch’esse per la gran parte fornite da stati occidentali, e ricche di miseria, malattie e guerre.
Poveri uomini, donne e bambini fuggiti da un destino infame cui sembra siano stati condannati da regimi messi su ad hoc dalle potenze occidentali per servire gli interressi occidentali, regimi corrotti e corrompibili che non riescono a rispondere alle richieste di democrazia e benessere che le nuove generazioni reclamano.
E le acque gelide del Canale di Sicilia fungono da tomba per questi esseri umani.
E la conta dei morti continuerà e si verseranno lacrime di coccodrillo su questi poveri resti di esseri umani e non si conteranno i dispersi, e i pesci e le onde si incaricheranno a scarnificare quel che resta di questi corpi e il tutto fino alla prossima tragedia. Fino alla prossima strage. Fino a quando i numeri non sopravanzeranno questi e allora si blatererà di nuovo di tragedia, si imprecherà contro il destino cinico e baro e si chiameranno in causa gli scafisti, i mercanti di esseri umani, si parlerà di emergenza umanitaria e tutte le frasi fatte che tante volte i sopravvissuti hanno sentito e noi con loro. Fino ad allora, e nel frattempo, si continueranno a seguire le pulsioni egoistiche e leghiste che reclamano politiche contro l’immigrazione, politiche di respingimento, del pugno di ferro nel non accogliere domande di diritto di asilo, di odio e indifferenza verso gli stranieri. Fino alla prossima tragedia, fino alle prossime immancabili lacrime, ci toccherà assistere al parossistico balletto di scaricabarile sulle responsabilità, sulla pantomina di ministri e sottosegretari, prefetti e commissioni prefettizie giudici, avvocati, che discutono sul diritto di asilo e di come renderne l’ottenimento il più difficile possibile.
Assisteremo alla manfrina su chi è più responsabile se l’Europa o l’Italia, quando le stesse non trovano difficoltà ad accordarsi nel comprimere diritti, tagliare sul welfare e magari marciare unite nella conquista della Libia o dell’Afghanistan.
Le abbiamo sentite altre volte, quelle vuote frasi di circostanza, ed altre volte ci toccherà sentirle, fino a che permarranno queste politiche sull’emigrazione, fino a che i nostri governi penseranno che sia lecito che circolino merci e soldi liberamente e questo non sia possibile per le persone.
Ci toccherà sentire vuote e roboanti frasi ipocrite fino a che il nostro misero egoismo permetterà che si finanzino, si armino eserciti e si facciano guerre “umanitarie” e per esportare democrazia.
Fino a che non si capirà che quel che capita nel Mediterraneo non è una fatalità ma un crimine.