ESUBERI ALLA CARBOSULCIS, NON SOLO VOCI
Nell’ultimo comunicato stampa riferivamo di voci di corridoio che parlavano di 58 esuberi presso la Carbosulcis. 58 persone che potrebbero essere dichiarate non necessarie per l’andamento aziendale. Una follia, un’assurdità per una comunità che già gode del triste primato della disoccupazione e cassintegrazione. Adesso le voci si fanno più insistenti e possiamo dire che esse prendono fiato da un documento ufficiale, mediante il quale è la stessa azienda a dichiararlo: col documento scritto in data 24/01/13 i signori Podda e Porcu dichiarano nero su bianco che per esigenze aziendali questi operai sarebbero in esubero. Una decisione, assurda, ma che non deriva da un destino cinico e baro; essa è frutto di politiche miopi da parte dell’azionista unico della Carbosulcis (la Regione Sardegna). Una politica che malgrado l’alternanza di governi di destra, di centro e di centro con una spruzzata di sinistra non è riuscita a guardare (e quel ch’è peggio) non guarda ancora oltre il contingente, anzi non guarda neppure quello: per dimostrare l’interessamento che i politici hanno dimostrato verso le miniere basta dire che i signori Podda e Porcu per motivare la loro richiesta si sono dovuti rifare ad Regio Decreto del 29.07.1927 quello che recita: “Norme di carattere legislativo per disciplinare la ricerca e la coltivazione delle miniere del Regno”. Proprio così: un regolamento vecchio di 86 anni! Un regolamento che, evidentemente nessuno ha trovato il tempo di aggiornare. I politici, nella stragrande maggioranza si sono sempre rifiutati di vedere l’inquinamento, i tassi epidemiologici di malattie contratte sui posti di lavoro e dal lavoro causate. Essi guardano solo all’immediato, pensando di rimediare con l’elargizione di un po’ di cassa integrazione, un po’ di clientele e spacciando questa elemosina come elargizione e concessione data alle richieste sindacali e non come risarcimento per i danni inferti alle persone e all’ambiente. Gli operai, molti operai, si erano rivolti tempo addietro con una lettera indirizzata alla UE mediante la quale chiedevano alternative di lavoro. Sì essi chiedono lavoro; ma un lavoro dignitoso, capace di rispettare la dignità delle persone, e dell’ambiente. Essi vogliono vivere di lavoro e non di assistenza, ma di un lavoro che possa essere tramandato ai propri figli e che non lasci macerie. Chiedono, bonifiche del territorio più inquinato d’Italia, chiedono un rilancio della pastorizia, dell’agricoltura e di un’industria leggera capace di conservare e trasformare i prodotti agro-pastorali, in un territorio che importa l’80% dei generi alimentari. E che si dia impulso ad un turismo sano e compatibile col territorio, non alla svendita della terra e delle sue bellezze al primo sceicco di passaggio. Di predoni, di saccheggiatori questa terra ne ha visti tanti, troppi! Adesso è il caso di dire basta! Abbiamo già dato! La politica riprenda a fare politica, e cominci col risarcire questa terra. La risarcisca con progetti di lavoro studiati con le persone che qui vivono e qui hanno intenzione di continuare ad operare.
USB SULCIS