Giù le armi - Più salario e spese sociali
Un forte grido di contrarietà all'economia e al governo della guerra si è levato nel cielo di Cagliari. Più Salario e spese sociali.
Questa mattina un corteo di circa trecento persone si è snodato per le vie di Cagliari in occasione dello sciopero generale indetto dai sindacati di base e conflittuali. La manifestazione si è svolta in concomitanza con altre analoghe iniziative in numerosissime altre piazze in tutto il Paese. Al corteo hanno partecipato numerosi giovani antimilitaristi, sempre più consapevoli che si sta scippando loro il proprio futuro.
La manifestazione è stata caratterizzata anche dalle ultime vicende che investono la Sardegna, ancora una volta teatro di esercitazioni e giochi di guerra di eserciti aderenti alla Nato. In Sardegna la guerra non è solo “simulata” ma lascia indietro povertà e miseria, insieme a morti vere. Molte di queste causate da patologie oncologiche soprattutto nei territori interessati e inquinati dai residui tossici dall’uso delle armi.
La manifestazione ed il corteo è stato organizzato con passaggi nei punti istituzionali simbolici. Quelli che per chiarezza, contribuiscono ad impedire l’autodeterminazione del popolo sardo anche dal punto di vista economico. Si è partiti così, dal Commando Militare regionale della Sardegna, per poi toccare il palazzo del Consiglio Regionale, sede degli amministratori sardi dove si decidono gli accordi che cedono il territorio della regione al ministero della “Difesa” e che trasformano la Sardegna in Hub di guerra in mezzo al Mediterraneo. Il corteo ha proseguito per toccare un altro simbolo che contribuisce notevolmente all’impoverimento dei lavoratori, la Confindustria. Prima della conclusione ci sono stati gli interventi dei responsabili sindacale e dei vari movimenti, oltre a due partiti che hanno dato l’adesione partecipando ai lavori e alla manifestazione.
Gli interventi, oltre a mettere in risalto la condizione di sudditanza militare della regione, hanno posto in risalto il ruolo a trazione del governo Draghi, soprattutto grazie al ruolo del PD con le conseguenti ricadute nefaste per il Paese. Hanno inoltre posto in ampio risalto le restrizioni pseudo democratiche con la scusa del conflitto bellico in atto tra l’Ucraina e la Russia. Lo striscione di apertura del corteo appunto “ FUORI dalla GUERRA – AUMENTARE SALARI e SPESE SOCIALI” rivendica il diritto a una miglior condizione salariale e sociale contro ogni scelta a favore dell’economia bellica.
Si trovano i fondi per mandare armi in Ucraina, si aumentano le spese militari a 104 milioni di euro all’anno, ma non si trovano per la sanità, per la casa, per la scuola, per la previdenza pubblica,……..
È stato messo in risalto che una guerra è in atto anche in Italia: ogni giorno, mediamente, muoiono tre lavoratori nei posti di lavoro – veri e propri omicidi sul lavoro - nulla fa il governo
per impedirlo in nome del sacro profitto di lor signori. A questo proposito è stata presentata una proposta di legge elaborata dalla Rete Iside per introdurre il reato di omicidio sul lavoro. Si è rilevata l’esigenza di aumentare le spese per i salari e per i bisogni sociali, essenziali e giusti, nonché, il ripristino della SCALA MOBILE.
Un forte grido di contrarietà all'economia e al governo della guerra si è levato nel cielo di Cagliari.
La manifestazione è terminata col proposito di incalzare costantemente senza concedere alcuna tregua al governo Draghi, fautore insieme ai sodali della nato, della guerra e del carovita, dandosi appuntamento a domenica 22 maggio davanti alla base militare di Teulada al grido di:
A FORAS SA NATO DAE SA SARDIGNA
Cagliari 20/05/2022