GIU' LE MANI DALLE NOSTRE PENSIONI
Assistiamo, da qualche tempo, ad una massiccia campagna di deni-grazione e qualche volta di criminalizzazione nei confronti dei pen-sionati. E’ un gioco a chi la spara più grossa: Noi pensionati, secondo questi detrattori di professione, saremmo i responsabili del disastro finanziario in cui versa lo stato italiano. A noi, alle pensioni che noi percepiamo, sarebbe da addebitare la causa del fatto che i nostri figli e nipoti non trovano uno straccio di lavoro.
A queste gratuite ed interessate affermazioni rispondiamo che i pensionati di oggi sono coloro che negli passati hanno versato contributi obbligatori per le loro pensioni e che dai loro stipendi e dai loro salari sono stati sottratti i soldi per far funzionare lo stato e costruire le infrastrutture di cui oggi tutti usufruiamo.
Noi pensionati di oggi abbiamo contribuito con i nostri soldi e con le nostre lotte a creare quel minimo di stato sociale che oggi in obbe-dienza a diktat europei e delle banche i nostri governanti vogliono smantellare.
A noi che con le pensioni maturate attraverso contributi versati du-rante la vita lavorativa ci tocca sopperire alle carenze di uno stato che non solo non riesce a garantire alle generazioni in età lavorativa un lavoro dignitoso ma neppure un salario minimo di cittadinanza. noi dobbiamo fungere da ammortizzatore sociale nei confronti dei nostri figli e nipoti.
Al governo diciamo che non può continuare a giocare a rimpiattino cercando di colmare deficit di bilancio eludendo e disattendendo sen-tenze della corte costituzionale: Le perequazioni vanno fatte tutte e subito. Quei prelievi forzosi (i non adeguamenti degli aumenti delle pensioni) sono stati giudicati incostituzionali e il maltolto va reso. Tutto e subito.
Le pensioni sono frutto di contributi versati durante la vita lavorativa il resto si chiama assistenza. Una voce che dovrebbe essere separata dalla previdenza e che dovrebbe essere finanziata dalla fiscalità ge-nerale.
Siamo contrari al sistema privatistico che surrettiziamente si cerca di introdurre. Siamo per il ritorno al sistema retributivo. Un sistema di solidarietà fra generazioni.
Siamo convinti che sprechi e privilegi esistano all’interno del sistema previdenziale e diciamo che è su quelle voci che si deve tagliare.
A chi ci viene a dire che un allungamento dell’età lavorativa renderebbe il sistema previdenziale “sicuro” diciamo che il sistema è già sicuro e che questa storiella ce la sentiamo rac-contare già dagli anni 90 del secolo scorso. Non ci crediamo. Non più!
Non accetteremo tagli alle pensioni mediante aumenti di tasse regionali. Non li accetteremo perché ingiusti, iniqui e pre-testuosi.
Abbiamo lottato per avere un sistema sanitario nazionale, universale e gratuito e ci troviamo a foraggiare sanità private e scandali di tutti i tipi nel sistema sanitario. E’ lì che si deve intervenire se si vuole ri-sparmiare.
Al presidente dell’INPS diciamo che egli occupa un posto abusiva-mente: nel senso che ha sbagliato sedia su cui sedersi: il suo compito è quello di far funzionare la macchina amministrativa dell’ente che presiede e non scervellarsi su come ridurre le pensioni.
MANIFESTAZIONE A CAGLIARI ORE GIOVEDI’ 18 FEBBRAIO ORE 10.00
PIAZZA DEL CARMINE