Grande Manifestazione a Bosa; la Regione cancella numerosi posti letto all'ospedale Mastino. Usb: il diritto alla salute non si tocca.

La gente scende in piazza e con una grande manifestazione dice no agli intrighi di palazzo

Bosa -

 

 

Gli ultimi avvenimenti dicono chiaramente quanto le istituzioni siano lontane dai problemi della gente comune. 

Vi è stato un valzer di emendamenti approvati in consiglio regionale, che dapprima ha portato speranza nel territorio della Planargia, e poi la delusione profonda, visti i risultati della votazione in Regione sugli articoli legati alle norme sul riordino sanitario nell’isola. Il taglio di posti letto per acuti e il possibile ridimensionamento dei pronto soccorso è diventato realtà all’ospedale Mastinu di Bosa,  come nei piccoli ospedali dell’isola.

  

Dopo l’approvazione con il voto segreto dell’emendamento che avrebbe evitato il taglio dei posti letto per acuti nelle strutture di Ozieri, Bosa, Alghero, Tempio Pausania, Ghilarza, Sorgono, Isili, Muravera e La Maddalena, approvato nella serata di martedì, un contro emendamento presentato dalla maggioranza in Regione ha riportato le cose al progetto di partenza.

La speranza veniva quindi riposta in un altro emendamento, che prevedeva quantomeno la salvezza dei pronto soccorso nelle piccole strutture di rete ospedaliera, ma non è passato.

Molti hanno capito  che nel territorio c’è chi fà opposizione e poi in Consiglio Regionale indossa la casacca di partito e ubbidisce agli ordini di scuderia. Quindi l’articolo 10 della legge resta pertanto intatto, con il taglio lineare dei posti letto anche nei piccoli ospedali. Se l’opposizione in consiglio regionale a Cagliari  ha fatto di tutto perché questo non avvenisse, a livello nazionale gli stessi partiti di cui questa opposizione fa parte che appoggiano il governo che  quei tagli li ha programmati scaricando  la patata bollente sulle regioni e sugli amministratori che adesso si fanno la guerra in comunicati stampa e dichiarazioni infuocate.

 

 

I magistrati contabili hanno denunciato in una relazione solo alcuni mesi fà un "quadro di inidonea conoscenza" da parte dell’assessorato regionale della Sanità dei reali flussi di spesa "legato probabilmente alla carenza di adeguati e tempestivi monitoraggi e controlli".  Prosegue il rapporto: “peggiora il quadro la costante evoluzione dei costi per le consulenze e il personale interinale pari, nel 2010, a oltre 70 milioni di euro” (sappiamo che nel corso del 2011-2012 sono aumentati ulteriormente - nota Usb). Nel periodo 2006-2010 la spesa farmaceutica complessiva è aumentata del 19 per cento, evidenziando politiche sanitarie tutte tese a favorire gli interessi dell’industria farmaceutica, dei consulenti amici e dell’abuso del lavoro interinale. 

 

 

 

La Corte dei Conti sottolinea ’un quadro di inidonea conoscenza da parte dell’assessorato dei flussi di spesa, legato probabilmente alla carenza di adeguati e tempestivi monitoraggi e controlli’ e che ’la Regione non ha rispettato alcuno dei tetti programmati fissati a livello nazionale per il contenimento delle varie componenti della spesa farmaceutica’. Cose chiare e nette. La Sardegna viene ormai considerata  una Regione inaffidabile per la sanita’ italiana,  e solo il fatto che sia a statuto speciale ha impedito il commissariamento. Dopo una proposta di riforma caduta sotto i colpi della stessa maggioranza, dopo il commissariamento delle Asl che alla Regione è costato il doppio stipendio ai manager licenziati, le denunce sugli sprechi firmate dalla Corte dei Conti e lo scandalo degli interinali in alcune aziende, dopo l’aumento dei fondi alle sanità private, per ricoveri e per il socio sanitario, il bilancio di questi anni è chiaro ai cittadini. Come è chiaro ai cittadini il conto dei finanziamenti perduti con i quali si sarebbero rinnovate un terzo delle strutture ospedaliere e lo scadimento generale della sanità isolana dal quale si salvano solo alcune eccellenze, concentrate in poche sedi nel totale abbandono del territorio.  

 

La verità è che alcuni padrini politici e occulti assessori alla sanità, hanno ottenuto che gli ospedali dei “loro” feudi rimanessero integri facendo cadere la mannaia sugli altri territori. E ciò mentre “loro” continuano a fare affari con la Sanità, derubricando la stessa a sanità privata ovvero  un settore dove il pubblico danaro produce privati profitti, spendendo cifre iperboliche in lavoro in affitto, consulenze, spese legali, i lavoratori sono oggetto di attacchi continui quali il taglio del personale, e si dà il via alla mobilità, ai licenziamenti; viene previsto il blocco dell'indennità di vacanza contrattuale, il blocco dei rinnovi contrattuali, proseguendo con il licenziamento dei precari, il taglio dei buoni pasto, e con piani d'assunzione aziendali che non coprono le reali carenze di personale. Per arrivare ora al taglio delle strutture di pronto intervento. 

 

Il commissariamento nei fatti è avvenuto. Ora i diktat di Roma non lasciano spazio ad ulteriori manovre. L’accetta del governo Monti (appoggiato da Pd, Udc, Fli e Pdl), cala sui territori sardi e impone che servizi essenziali legati alla sanità subiscano dei risparmi e dei tagli, che pagheranno i cittadini e i lavoratori del settore.

 

USB chiede le dimissioni di chi ha gestito ed ancora gestisce il sistema sanitario regionale, chiede la riacquisizione di tutti gli appalti e dei servizi esternalizzati, chiede che venga ridata dignità a chi ci lavora e ci mette la faccia per curare l’utenza e vengano messe in atto tutte le garanzie di trasparenza nei confronti della cittadinanza delle decisioni politiche che vengono prese.

 

Il diritto alla salute non si tocca.