I PENSIONATI SCRIVONO AI CANDIDATI

Cagliari -

 

Ad oltre un anno di distanza dal suo insediamento il governo dei tecnici sostenuto da un ampia maggioranza parlamentare, per ottemperare ai dettami dell’Europa per combattere la crisi, ha adottato tutta una serie di provvedimenti palesemente iniqui, adottati in nome dell’equità sociale, ha operato in linea con i governi precedenti, ha continuato con i tagli lineari al bilancio senza intaccare i veri sprechi, ha imposto nuove tasse ed aumentato le vecchie, impoverendo ancora di più una parte dei cittadini.

 

Nonostante l’aumento delle tasse e le politiche di austerità, il debito pubblico non diminuisce. I dati sono eloquenti. L’aumento delle tasse, la riduzione dei diritti dei lavoratori, l’aumento della precarietà, i tagli agli stipendi, la svendita/privatizzazione dei beni comuni e pubblici, la riduzione o cessazione dei servizi sociali in genere, non hanno per niente contribuito a diminuire il debito pubblico, anzi lo hanno aumentato, visto che questo ha superato i duemila euro pro capite. Ciò ha  contribuito ad aumentare la recessione, di per se già galoppante, ingenerando un meccanismo perverso e consolidato che distrugge la ricchezza precedentemente prodotta dai lavoratori, e invece che usarla per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, dei cittadini e dei pensionati, viene trasferita a poche persone.

 

Nel pieno di una crisi economica sistemica e non congiunturale, con la cassa integrazione che nell’anno appena trascorso è quantificata in oltre un miliardo di ore, con migliaia di aziende che chiudono e licenziano i dipendenti, al punto che la disoccupazione ha raggiunto massimi storici mai toccati e tra i più alti in Europa, il governo ha preferito impegnare ingenti somme per acquistare aerei da combattimento che si sono rivelati un fallimento tecnologico prima di volare,  ha preferito tagliare i fondi e gli investimenti di scuola e sanità, penalizzare con normative restrittive i lavoratori ed intervenire sulle pensioni e pensionandi, finendo oltretutto per creare una nuova categoria sconosciuta fin’ora nel glossario pensionistico quella degli “esodati”.

 

Mai come in questa campagna elettorale i contendenti al governo del Paese si inseguono l’un l’altro su chi la spara più grossa. I temi del lavoro, della scuola, della sanità fanno fatica ad entrare in questa competizione elettorale. Un tema assai spinoso, per i competitor, quello delle pensioni e dei pensionati proprio non viene affrontato. Per questa categoria i soldi sono sempre di meno e non bastano più e davanti hanno un futuro incerto, buio e pieno di incognite soprattutto a seguito del taglio di quelle sicurezze sociali che in parte lo Stato garantiva. Adesso il governo, le Regioni, i Comuni sfornano provvedimenti, spesso con nomi incomprensibili, in inglese, ma non per questo meno indolori, che contribuiscono a peggiorare la loro situazione.

 

Invece di combattere veramente l’evasione fiscale che secondo l’Istat ammonta oramai  a circa 120 miliardi di euro, nonostante i dati dell’Inps parlino di 30 miliardi di evasione contributiva, e nonostante le proiezioni di questo Ente dicano che ai livelli prospettici attuali non ci sono problemi sino al 2060, hanno aumentato l’età per andare in pensione e diminuito l’assegno pensionistico portandolo ai limiti di sopravivenza. Da 60 anni la gestione previ­den­ziale Inps è sem­pre stata in attivo. L’Inps ha però operato un vero e proprio saccheggio dei contributi versati dai lavoratori dipendenti. I loro soldi sono stati il­leci­tamente usati per pagare sgravi contri­butivi ai datori di lavoro, prepensionamenti, cassa integra­zione, mobilità, pensioni dei lavoratori autonomi, interventi a fa­vore dei coltivatori diretti, l’integrazione al minimo, le pensioni sociali ecc ecc., tutte cose che dovevano essere a carico della fiscalità generale e non succhiate dal fondo dell’Inps.

Nonostante il 93% dell’Irpef venga versata dai lavoratori e dai pensionati, hanno reintrodotto la “tassa sul macinato” , cioè l’IMU, la tassa sulla casa, che con mutui e sacrifici durante la loro vita lavorativa avevano acquistato o costruito a volte impegnando anche la buonuscita, la casa è pesantemente tassata come se fosse un “profitto” e non un “diritto”. Assistiamo a un accanimento senza precedenti sui pensionati, che più di tutti hanno dovuto pagare sulla propria pelle il conto della crisi non dimenticando, inoltre, che il potere d'acquisto delle pensioni negli ultimi 15 anni, è stato ridotto del 25/30%.

 

Le pensioni sono bloccate ed il costo della vita sale. Il governo ,con decreto, ha abolito il meccanismo dell’aumento annuale previsto dall’Istat, adeguamento peraltro insufficiente a garantire il potere d’acquisto che si aveva in precedenza,  e perfino la Corte costituzionale con sentenza 30 del 2004 s’è vista costretta a dichiarare  tutto ciò incostituzionale, e ciò malgrado col. 2013 saranno due anni che la perequazione per le pensioni che superano di tre volte il trattamento minimo ovvero coloro che percepiscono una pensione pari a  1.443 euro  mensili, non hanno diritto alla  perequazione secondo i dati dell’aumento del costo della vista che fornisce l’ISTAT. Per questo motivo nel 2012 i pensionati si sono visti decurtare le loro pensioni di ben 520 euro e per l’anno in corso è prevista una perdita di altre 585 euro per mancata perequazione. 1.105 euro che non verranno mai recuperati, che si aggiungono agli 11.050 euro di perdite nei prossimi dieci anni,  se prima non saranno morti di fame ed inedia.

 

Tutto questo è ancora più gravoso e deleterio per una vita ancora degna di essere vissuta dignitosamente nella nostra regione dove il rapporto Istat sul reddito disponibile delle famiglie nelle regioni italiane nel 2011 ci informa che Il reddito disponibile per abitante della Sardegna nell’anno 2011 è stato di 14.938 €, ben al di sotto di quello della Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Lombardia,Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Liguria, Veneto che superano tutte i 20.000 €.

Ormai la Sardegna sta per abbassare la serranda per conclamato fallimento in tutti i settori sia industriali che del terziario, in questa regione, spesso le pensioni sono l’unico sostentamento per interi ed estesi nuclei familiari. Noi pensionati ci rivolgiamo a Voi candidati in Sardegna alle Camere dei Deputati ed al Senato e a Voi chiediamo un impegno reale per il miglioramento reale della categoria a partire da:

·        L’eliminazione della norma incostituzionale che ha bloccato la perequazione, con la restituzione delle somme indebitamente prelevate;

·        L’abbassamento dell’età pensionabile e ripristino del calcolo retributivo per tutti per garantire continuità dei trattamenti salariali in godimento all’atto del pensionamento e ripristinare la solidarietà intergenerazionale;

·        Mantenimento delle pensioni di anzianità e rafforzamento delle misure a sostegno dei lavoratori precoci, dei lavori usuranti e dei lavoratori esposti all’amianto;

·        Un sistema previdenziale interamente pubblico, finanziato anche con la ricchezza che l’intero sistema crea;

 

·        Eliminazione della giungla contributiva e copertura di contribuzione per tutte le forme di precariato esistenti e copertura contributiva adeguata per tutti, anche nei periodi di precariato;

 

·        Una vera difesa del potere d’acquisto delle pensioni in essere attraverso un aggancio all’andamento reale dei prezzi e alla dinamica salariale;

 

·        Rendere effettiva la separazione tra assistenza e previdenza ponendo fine ad un uso improprio dei contributi previdenziali versati dai lavoratori dipendenti con l’effettiva attuazione della legge 88 del 1989;

 

·        Attuare concretamente la lotta all’elusione e all’evasione contributiva rafforzando gli organici dei ruoli ispettivi.

 

 

In poche parole Vi chiediamo di rendere operativo

l’Art. 36 della Carta Costituzionale

nel sancire che ogni lavoratore ha diritto ad una pensione

 

IN OGNI CASO SUFFICIENTE AD ASSICURARE A SÉ E  ALLA FAMIGLIA UN’ESISTENZA LIBERA E DIGNITOSA”

 

RdB/USB Pensionati