IGEA: sindacalista Uil indagato per voto di scambio

Cagliari -

Apprendiamo da organi di stampa delle vicissitudini della società in House della Regione IGEA che avrebbe avuto il compito di bonificare 31000ha di aree minerarie dismesse. “Scricchiola il carrozzone Igea”: Così titolavano i giornali nel mese di agosto. E i motivi di questo scricchiolio erano dovuti al fatto che la Magistratura di Cagliari aveva deciso di vederci chiaro sulla gestione di Igea. Una gestione che, con un eufemismo, potremmo definire “allegra”. Allegra nel senso che i pubblici danari venivano spesi per compiti e scopi che nulla avevano a che fare coi fini per i quali la società era stata creata. I soldi venivano spesi, (ma forse sarebbe meglio dire sperperati) per finanziare sagre e feste. Le accuse, vanno dal peculato, alla turbativa d’asta e al voto di scambio. Il sindacalista Uil risulta coinvolto proprio in quest’ultimo filone di indagini. Cosa sarebbe successo? Che, in cambio di posti di lavoro, il sindacalista Tuveri avrebbe pilotato un pacchetto di voti a favore di Marco Zanda (Udc) alle elezioni comunali di Iglesias lo scorso 27 maggio. e ,secondo l’Unione Sarda, le elezioni comunali di Iglesias sarebbero servite da test per le regionali dell’anno prossimo. In altri termini, un esperimento per capire quanti voti il “sindacalista” sarebbe stato in grado di controllare a maggio del 2014. Lo apprendiamo con viva preoccupazione visti gli sviluppi che la vicenda potrebbe prendere, adesso, e a maggior ragione in futuro, quando, e se, avranno inizio le bonifiche di tutto il territorio depredato ed inquinato del Sulcis e non solo. Essendo il sindacato USB convinto che il futuro del territorio dell’Iglesiente non possa che passare attraverso una opera di bonifica radicale e di un sistema diverso di industrializzazione basato sui bisogni e le risorse del territorio. Il garantismo è un patrimonio di questo sindacato e continuiamo a professarlo anche in questa occasione. Non è nostra abitudine maramaldeggiare su persone ancora in attesa di giudizio, e perfino di rinvio a giudizio. Quello che ci preme è esprimere un giudizio, e questo non può che essere severo, su un certo modo di fare sindacato da parte di alcune sigle. Siamo convinti che il sindacato non possa fungere da “collettore di voti” e di clientele. Chiediamo che siano i lavoratori protagonisti e facciano pulizia di certi sindacalisti e delle loro sigle. Non esprimiamo un giudizio, in base al codice penale, quello che condanniamo è questo modo di fare sindacato. Pensiamo che organo deputato ad indirizzare al lavoro sia il vecchio caro ufficio di collocamento e non la sede del sindacato. Pensiamo che questo sia un modo di far sindacato in senso corporativo e che priva la classe operaia delle armi di conflitto, consegnando così i propri iscritti nelle mani delle aziende. Si crea così una assurda commistione di interessi fra la parte datoriale e quella operaia.