Il lavoro non si crea con le riunioni dei G8

Voglia di cambiare, sfiducia, desiderio. Non votare? Ditelo ai mille Mamadou che hanno bisogno di leggi civili e accoglienza, non di alberghi a cinque stelle in onore dei loro, per quanto ripuliti, carnefici. Forse non votare è un lusso da primo mondo. La Sardegna fra crisi e spopolamento, il lavoro precario, l’emergere dei miti e la voglia di fuggire alla menzogna...

Questo articolo è stato pubblicato nel N. 23 del Manifesto Sardo da Marco Ligas.

Nei giorni scorsi i rappresentanti di Legambiente sono stati contestati a La Maddalena. Volevano festeggiare il ritiro dei militari americani ma un centinaio di persone ha impedito l’ormeggio dell’imbarcazione disapprovando l’iniziativa. Fra i manifestanti c’erano ex dipendenti della base Usa ancora senza lavoro, ma non solo loro.
È importante capire le cause delle conflittualità che si manifestano a livello sociale quando lavoratori di intere aziende vengono licenziati e ci si rende conto che non è facile trovare soluzioni alternative. Spesso attorno al malessere di chi si ritrova disoccupato vengono alimentate speculazioni che poco hanno a che vedere con la soluzione del problema che ha determinato l’inquietudine di chi ha perso il lavoro. A La Maddalena è in corso un fenomeno di questa natura: troppe persone hanno scoperto recentemente la solidarietà verso i lavoratori disoccupati e manifestano perché vengano create nuove occasioni di lavoro; ma questa solidarietà viene espressa in modo ridondante attraverso una sola indicazione, con la richiesta di interventi pubblici, preferibilmente tramite la costruzione di strutture alberghiere. Naturalmente queste rivendicazioni non possono non creare sospetti e far pensare che vengano sollecitate per conto terzi, tanto più che i terzi ci sono e aspettano con impazienza il beneplacito per avviare i lavori. Il prossimo incontro dei G8 è l’occasione più propizia perché venga realizzato questo disegno. Man mano che passano le settimane cresce l’ammontare della spesa pubblica prevista per la realizzazione delle strutture ritenute necessarie per lo svolgimento della riunione dei G8. Così, mentre gli speculatori edili sono pronti ad avviare le grandi opere, i rappresentanti delle istituzioni, del governo e della giunta regionale, sono altrettanto soddisfatti perché potranno esibire i risultati del loro impegno che produrrà, così dicono, nuova occupazione e nuovo sviluppo con la crescita della domanda, anche se a discapito della tutela del paesaggio.
Eppure, al momento del suo insediamento, la Giunta Regionale aveva ipotizzato uno sviluppo dell’Isola che avrebbe messo da parte la filosofia delle monoculture e avviato un piano più armonico, capace di essere indipendente rispetto ai soggetti esterni e al tempo stesso rispettoso dei beni comuni, troppo spesso aggrediti da iniziative speculative e invasive. Siamo invece lontani da questa ipotesi, le strutture alberghiere, al contrario, continuano ad essere il perno degli interventi turistici e il turismo il settore principale scelto come opportunità per affrontare i problemi della disoccupazione. Non esiste più, nei progetti della Giunta e del suo Presidente, l’idea di un’economia alternativa che eviti uno sviluppo precario e dipendente. Questa scelta viene portata avanti nonostante nell’arcipelago maddalenino siano presenti strutture che possono essere restaurate senza incrementare le cubature e perciò senza alterare un paesaggio che è fra i più belli del Mediterraneo. Non ha importanza che i nuovi progetti siano estranei ai luoghi dove vengono imposti, l’esigenza fondamentale è quella del cambiamento: cambiare anche in modo tumultuoso perché questa è la direttrice delle nuove relazioni economiche e sociali. Naturalmente non ci si chiede chi gestirà gli alberghi una volta che i G8 avranno finito i loro lavori, che lavoro faranno coloro che costruiranno gli alberghi, quale percentuale della popolazione sarda potrà usufruirne e quale impatto ambientale queste strutture avranno sugli equilibri dell’Arcipelago. In questi giorni, come completamento dei progetti in corso, è arrivata la decisione di Romano Prodi di apporre il segreto di Stato sugli appalti relativi ai lavori per l’Arsenale e l’ospedale militare. L’esigenza della riservatezza e del segreto militare permetterà così di lavorare senza gli adeguati controlli e l’osservanza dei vincoli paesaggistici previsti dalle stesse disposizioni comunitarie e nazionali. Il rispetto della legalità diventa così un optional: la presenza di capi di stato così importanti consente queste licenze!
Nei mesi scorsi, appena è stata ufficializzata la decisione di tenere il G8 a La Maddalena, abbiamo detto che questi capi di governo si incontrano per perpetuare le differenze economiche e culturali esistenti tra i vari paesi e tra le classi sociali; realizzano questi obiettivi sia con la pratica delle guerre sia attraverso la dilapidazione delle risorse del pianeta. Non ci sembra che nel frattempo siano cambiati i loro atteggiamenti. Basta vedere come è stato ricordato il quinto anniversario dell’inizio della guerra in Irak. Sono stati commemorati i morti americani (4000, è stato detto); ben pochi però si sono ricordati che quelli irakeni sono 700.000 o forse un milione. Per questi governanti il valore della vita cambia in base alla nazionalità delle persone; così come sono ritenuti diversi i diritti degli individui alla libera circolazione. Perciò ribadiamo che i convegni di questi rappresentanti di Stato sono spettacoli arroganti e dispendiosi. Non sono utili da nessuna parte e tanto meno in Sardegna. Noi non abbiamo bisogno di esibirci, specie in queste circostanze, per conquistarci una visibilità e farci conoscere dal mondo intero.

 

Marco Ligas   -   www.manifestosardo.org