Il 'pilota automatico' della UE e della BCE
L' Editoriale
Nel gran trambusto in cui tutti stanno a discutere di presidenze e poltrone, di riduzione del danno o fermezza adamantina, di papi che vanno e papi che vengono, siamo tutti in mano al “pilota automatico”.
Si, proprio il pilota automatico, così lo ha definito il nostro (loro) Mario Draghi, ieri alla guida della Banca d’Italia e oggi a quella della Banca Centrale Europea. Il pilota automatico sarebbe quel meccanismo “virtuoso” per cui, qualsiasi siano le condizioni politiche e/o economiche dei paesi dell’area euro, qualsiasi sia il governo in carica nulla potrà fermare una serie di atti già definiti dall’Unione Europea e dalla Banca Centrale Europea e che si attiveranno proprio “in automatico”. A prescindere, direbbe Totò!
Ovviamente Draghi si riferiva in particolar modo al Fiscal Compact, quella serie di atti obbligatori a cui tutti i Paesi dell’Eurozona devono per forza attenersi e che al nostro Paese costeranno, euro più euro meno, ogni anno un’uscita certa e fissa di circa 50 miliardi di euro, a cui andranno, di volta in volta, aggiunti quelli che saranno previsti nelle varie manovre finanziarie. Anche il DEF (documento economico e finanziario), cioè la prossima manovra economica italiana, quella di primavera per intendersi, dovrà passare entro fine aprile al vaglio dell’UE e della Banca Centrale Europea che potranno intervenire se non sarà considerata adeguata o di loro gradimento.
Ma Draghi fa di più, presentando una serie di slide da cui si evince come nonostante sacrifici, licenziamenti, crollo del potere di acquisto dei salari, blocco dei contratti, aumento vertiginoso della disoccupazione e della cassa integrazione, siamo nella merda esattamente come quando abbiamo cominciato questo girone dantesco. E allora il coniglio dal cappello è quello di chiedere, di nuovo, ancora, più in profondità una ennesima riforma del mercato del lavoro, introducendo più flessibilità e più produttività per garantire la permanenza in Europa!
Ma siamo proprio sicuri che vogliamo rimanere in questa Europa? Siamo sicuri che sia un bene che qualcuno che non abbiamo eletto, che non abbiamo delegato, che non si cura minimamente della condizione materiale della gente, dei lavoratori e del Paese continui a decidere per noi, a fare e disfare in nome della salvaguardia di una moneta costruita e cucita sulla taglia degli interessi delle nazioni europee più forti?
E’ l’Unione Europea il nostro attuale nemico principale, le sue politiche, le sue scelte, i suoi diktat.
Continuare a spendere fiumi di parole sulla governabilità italiana senza capire che non interessa a nessuno quello che accade da noi, ma che ciò che conta è deciso altrove, dimostra non solo l’immaturità e la cialtroneria della nostra classe politica, anche di coloro che ci arrivano ora; ma anche la necessità ormai indifferibile di avviare un percorso forte di contrasto alle politiche sovranazionali e nazionali che ci stanno massacrando e di farlo rilanciando il movimento conflittuale nel nostro Paese, e di farlo anche assieme alle forze sindacali di classe che pure in Europa ci sono.