Argomento:

Il sindacalismo di base discute "cosa" diventare

Assemblea nazionale della CUB a Riccione

 

Riccione - Il sindacalismo di base di fronte alla "cosa". Cosa farà? Un sindacato-sindacato o un sindacato-partito? Una confederazione di organizzazioni o un soggetto organizzato in confederazione? La Camera del lavoro metropolitana o una Camera dei redditi? Quello che una volta era chiamato il movimento sindacale extraconfederale si appresta al salto di qualità. E pure in tempi brevi, in autunno l'assemblea costituente e poi il soggetto unico o unitario che sia, giusto in tempo per non presentarsi del tutto sguarniti a due scadenze centrali per il movimento sindacale italiano in questa fase: il congresso della Cgil del 2010 e la nuova legge sulla rappresentanza che investirà sia il settore pubblico che quello privato. Insomma, l'unico punto chiaro è che Cobas, Usi, Sdl, Rdb e parte della Cub, non hanno più spazi per tergiversare. A loro questa volta potrebbe unirsi anche lo Slai-Cobas, per il quale ieri all'assemblea nazionale della Cub è intervenuto Corrado Delle Donne sottolineando la necessità di «un cambio di marcia». L'orizzonte per lo Slai-Cobas e per tanti altri, è quello del sindacato di classe. Già, ma quale classe? Uno dei temi affrontati dai delegati, e che presumibilmente diventerà uno dei nodi centrali del soggetto futuro, è stato proprio quello dell'identità sociale del nuovo sindacato. Anzi, della «cosa nuova», come l'ha definita Guido Lutrario di "Blocchi Precari Metropolitani". Un radicamento nel mondo del lavoro per progredire via via fino ad includere il non-lavoro, o una struttura trasversale che da subito si ponga il problema del "sociale" e affronti dentro un nuovo sistema di alleanze i temi della cosiddetta confederalità?

Comunque sia, dalla base la spinta a fare presto che gà si era manifestata a Milano un anno fa, è sempre più netta e urgente. Il gruppo dirigente del sindacalismo di base è stato invitato a mettere da parte gli "orticelli personali" per lanciarsi «senza paura» (Fabrizio Tommaselli, Sdl) verso un nuovo percorso di conflitti e di vertenze. Dovrà necessariamente tenere il timone della politica, come vuole Piero Bernocchi, o potrà confrontarsi senza rete con il magma che viene fuori dalla nuova composizione di classe rischiando di avere tra gli iscritti il lavoratore leghista che smessa la tuta blu la sera va a picchiare l'extracomunitario? «Lo vogliamo decidere noi», reclamano a gran voce singoli rappresentanti sindacali, «basta che ci diate l'opportunità senza indugiare oltre». Dalla platea di Riccione si capisce che il tempo delle "autocelebrazioni" e di identità fondate sulla diversità da Cigl Cisl e Uil è finito. Ora è il momento di un sindacato che nel conflitto trovi la via «dell'efficacia» (Laura Bergamini, Parma). L'interlocuzione con la Cgil? «Certo, con Cremaschi si parla», dice Delle Donne, «ma va rimosso lo scoglio del 33%». «Siamo coscienti delle differenze dice Mauro Casadio - ma dobbiamo trovare forme per andare avanti».
Lo spazio potenziale che si sta aprendo, del resto, è grande. E non solo perché il sindacato nell'epoca del centrodestra diventerà la "cosa chiusa" di Bonanni&Co., che si baserà sempre di più sugli affari e sempre di meno sul conflitto, ma perché ormai la tendenza del capitalismo, come chiarisce il professor Luciano Vasapollo, punta sempre più verso la distruzione «del lavoro e delle merci, della ricchezza e dello Stato». Quindi, in poche parole, il conflitto sociale può solo consegnarci il "paradigma della costruzione". Sta al sindacalismo di base percorrerlo senza cedere da un lato al riflesso condizionato dell'irriducibilità e, dall'altro, accogliendo democrazia e confronto interno come elemento costitutivo dell'identità. Ora l'alchimia è affidata più che agli apprendisti stregoni e all'ottimismo della volontà, alla creatività e alla capacità di inventare nuove formule. Formule che aiutino in questa fase la moltitudine di modelli organizzativi in una "cosa" che sappia fare della diversità la sua eccellenza. «Quale sindacato serve nell'epoca in cui il "tanto peggio tanto meglio" non vale più?» si chiede Tommaselli. Per Paolo Leonardi, che ha tenuto la relazione introduttiva, è indispensabile «superare le divisioni che pure esistono, soprattutto a livello di categoria e di territorio, e le diversità che pure ci sono, per arrivare quanto prima alla costruzione di un nuovo soggetto sindacale in cui far confluire, perché siano esaltate, tutte le nostre diversità e le nostre esperienze». «Ma sappiamo che molte volte "il meglio è nemico del bene" e che - ha concluso - se la sostanziale unificazione delle varie organizzazioni rappresenterebbe senz'altro il traguardo migliore, sappiamo anche che tali condizioni devono maturare senza forzature, se vogliamo davvero che siano durature e positive».

 

di Fabio Sebastiani 

24 maggio 2009 - Liberazione

 

 

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24 maggio 2009 - Liberazione

Daniela Pitti rappresentante sindacale RdB
«Stare uniti farà bene al movimento ma alla larga dalle poltrone della politica»

Riccione - Daniela Pitti è una delle tante maestre d'asilo che a Roma hanno portato avanti la lotta contro le "esternalizzazioni". Da un po' di anni è una rappresentante sindacale delle rappresentanze di base. Nella platea dell'assemblea nazionale della Cub è sicuramente tra le più giovani.
Come vedi questo processo costituente e quali aspettative hai?
Il sindacato di base fa parte delle mie corde da sempre perché è una continuazione di ciò che realmente penso. Rdb fa con chiarezza la lotta contro le esternalizzazioni e la privatizzazione dei servizi. Deve essere un sindacato che parte da un movimento dal basso, realmente espressione delle reali esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici. L'unificazione del sindacato di base è un risultato positivo. Credo sia assurdo continuare a fare la staffetta l'uno con l'altro se alla fine molti punti sono del tutto simili. Questo processo di unificazione avrà ricadute positive anche per il territorio e le realtà che vi intervengono. Verso il sindacato di base unito c'è molta attenzione da parte del movimento e dei collettivi. E questa ricchezza non va dispersa.
Non pensi che il sindacato di base abbia accumulato un po' troppo ritardo?
Molti lavoratori chiedono da molto tempo che questo processo di unificazione giunga a maturazione. Però tra gli stessi lavoratori c'è molta confusione. Come si è verificato nella lotta contro la legge Gelmini, alcune realtà hanno chiesto di partecipare a tutti gli scioperi, indifferentemente del sindacalismo di base e dei sindacati confederali. E' chiaro che c'è un'incapacità a comprendere le scelte di Cgil Cisl e Uil.
Non siamo più però nell'epoca del lavoratore politicizzato pronto a recepire il messaggio sindacale. Come pensi di affrontare questo nodo?
Cerco di spiegare le motivazioni che impediscono a Rdb di unirsi a chi il giorno prima ha firmato un brutto accordo e il giorno dopo chiama alla lotta. Nei territori la necessità più immediata è quella di costruire camere del lavoro o luoghi in cui si spieghi almeno quali sono i diritti di base dei lavoratori e quali sono i percorsi sindacali. A volte i lavoratori e le lavoratrici rimangono muti davanti al dirigente che gli impedisce di distribuire il volantino o che strappa i manifesti del sindacato di base.
Tu da dove cominceresti il lavoro del nuovo soggetto?
Innanzitutto da questo percorso di alfabetizzazione e poi dal radicamento nel territorio. Ho trovato difficoltà, per esempio, a portare i lavoratori a dei semplici incontri nelle sedi sindacali centrali. Se invece esistesse un punto di riferimento in ogni municipio questo lavoro sarebbe più facile.
Perché un lavoratore dovrebbe scegliere un sindacato di base rispetto al sindacato confederale?
Credo che la spinta fondamentale venga dalla volontà di sottrarsi ai ricatti sottili, alla continua erosione dei diritti, al clima di paura che ormai va sempre più dilagando anche nella pubblica amministrazione.
Su che cosa si può vincere la competizione con il sindacato confederale in un momento in cui non si può più parlare di concertazione?
E' un percorso lungo, però penso che il nodo delle esternalizzazioni e delle privatizzazioni sia sicuramente prioritario. L'averlo affrontato ha sicuramente rafforzato il sindacalismo di base, e i risultati si sono visti.
Quale rapporto con la politica?
No, no per carità, bisogna tenersi lontano dalla politica e meno che mai entrare nelle dinamiche di distribuzione delle poltrone perché per noi sarebbe difficilissimo districarsi.(Fa.Seba.)

 


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24 maggio 2009 - Radio Città Aperta

A Riccione l’Assemblea Nazionale della CUB
per un nuovo soggetto sindacale dei lavoratori e dei movimenti sociali
di Mila Pernice

Riccione - Si conclude oggi l’Assemblea Nazionale della Confederazione Unitaria di Base che da venerdì ha visto la presenza a Riccione di circa 500 delegati, per l’avvio della fase costituente di un nuovo soggetto sindacale alternativo sul piano della conflittualità rispetto a quella che ormai si profila come la sempre più stretta complicità tra i sindacati confederali e il mondo del padronato (governo e Confindustria); una complicità richiesta a gran voce dal Ministro Sacconi al Congresso della Cisl e accolta dai confederali, gli stessi che attraverso la concertazione tanti danni hanno arrecato a partire dagli accordi del ’93 al mondo del lavoro, come hanno dimostrato le pesanti conseguenze della politica dei redditi, che in Italia hanno perso negli anni sempre più potere d’acquisto, e come ha dimostrato il rapporto dell’OCSE secondo cui oggi i salari italiani sono i più bassi tra i paesi industrializzati. Il nuovo soggetto sindacale dovrà tenere conto delle eterogeneità presenti nel mondo del lavoro e della precarietà ma anche nella società, nel mondo del non-lavoro, nelle lotte per la casa e per il diritto allo studio, nelle lotte per la riappropriazione degli spazi e contro il carovita. In questo senso si inserisce a pieno titolo nel processo costituente avviato dalla più importante organizzazione del sindacalismo di base il progetto di un "sindacato metropolitano", come risultato di un incontro e di un confronto dinamico tra chi opera nei luoghi di lavoro e fuori dai luoghi di lavoro, come i Blocchi Precari Metropolitani e tutti quei movimenti sociali che intendano prendervi parte pur con le loro modalità e diversità di esperienze. Dopo circa 3.000 assemblee preparatorie realizzate in tutta Italia nei luoghi di lavoro e nei territori, l’appuntamento nazionale della CUB – previsto inizialmente a Cattolica ma poi trasferito a Riccione in una struttura più capiente - ha ribadito l’importanza della formazione e della comprensione dei processi reali avvenuti e in atto sul piano economico, industriale e del mercato del lavoro; a questo grande attenzione hanno dedicato negli anni le Rappresentanze Sindacali di Base Rdb/Cub e grande attenzione dedicherà il processo confederale avviato dalle diverse sigle. Rispetto alla stagnazione totale prodotta dal vuoto della politica e dalla concertazione, la CUB propone oggi un modello sindacale che continui a non sottrarre alle lotte per i diritti sociali e dei lavoratori la conflittualità che ha sempre contraddistinto il sindacalismo di classe. Avviato da un Patto di Consultazione Permanente di un anno fa a Milano tra Cub, Cobas e Sdl, e passato per il Patto di Base di pochi mesi fa a Roma, il processo costituente del nuovo soggetto sindacale prenderà le mosse dal voto di oggi sul documento finale, rispetto al quale vi sarà un ampio consenso, e dal varo di un Comitato Costituente che dia l’avvio a questa sfida importante.


23 maggio 2009 - Il Manifesto

ASSEMBLEA NAZIONALE
Sindacalismo di base è scoccata l'ora del percorso unitario
di Francesco Piccioni

RICCIONE - Aria nuova, e anche un bel salto di maturità, nel sindacalismo di base. In pochi mesi, complice la crisi globale e la semiparalisi dell'opposizione storica, questa galassia di piccole organizzazioni, radicate in comparti sparsi della produzione e non, ha preso con decisione la via del «percorso unitario». Com'era in parte scontato, questa nuova vita parte lasciandosi alle spalle un piccolo pezzo di storia, la parte di Cub legata al milanese Piergiorgio Tiboni, per guadagnare tutto il resto. Ossia un mondo di conflittualità sociale e sindacale che tendenzialmente può coprire gran parte dei settori popolari messi sotto stress dalla crisi. Già nei mesi scorsi il «patto di consultazione permanente» con SdL intercategoriale e Confederazione Cobas era stato trasformato in un più solido «patto di base», con alle spalle la confortante prova di forza dello sciopero generale del 17 ottobre. La proposta lanciata ieri a Riccione da Paolo Leonardi, coordinatore nazionale della Cub, introducendo i lavori dell'Assemblea nazionale, è una «fase costituente». Non una semplice frase augurale, però, visto che presuppone anche un «Comitato costituente» chiamato a gestirla.
Una proposta che prende le mosse da una lettura della crisi e delle trasformazioni già avvenute o in atto nel mondo del lavoro e che prefigura, per un verso, una decisa svolta verso un modello di sindacato «confederale» - fin qui, nella Cub, si sono riunite singole organizzazioni, non categorie di lavoro - e la creazione di un «sindacato metropolitano» per organizzare, riunire, far contare tutte quelle figure precarie che non hanno un posto di lavoro continuativo e magari «fungono inconsapevolmente da ricatto verso i lavoratori stabili». O anche figure che vivono problemi differenti, «che non hanno una casa di proprietà», «gli immigrati che sono buoni solo quando devono fare i badanti o le braccia nelle fabbriche e nei cantieri».
Rispetto al passato, si affina anche la lettura critica del sindacalismo definito «concertativo». La rottura «complice» operata da Cisl e Uil, con la firma della «riforma del modello contrattuale», e il contemporaneo imbarazzo di una Cgil incerta sulla strategia da seguire, non lasciano indifferenti. Specie quando c'è un «governo che ha deciso di andare all'attacco definitivo della forma sindacato che si era affermata nel '900». Ciò non impedisce di registrare le improvvise svolte a destra di questo o quel dirigente Cgil. Qui, anche per la forte presenza del pubblico impiego, hanno notato subito la sortita di Carlo Podda, segretario della funzione pubblica che ha lanciato il «contratto unico a tutele progressive, in tutto e per tutto la proposta di Ichino, Boeri, e altri»; ma anche «lo scandaloso protocollo sul contratto della mobilità», siglato nei giorni scorsi anche dalla Cgil).
Ma il cuore della riflessione resta il contrasto ai «padroni" (industriali, banchieri su tutti), responsabili sia della crisi che dell'attuale «involuzione culturale»". Non solo di questo paese, ma dell'intero Occidente. Nonostante Obama, infatti, «mentre la crisi infuria, i governi spargono a piene mani ottimismo e inoculano i veleni xenofobi tra la gente», come se fosse possibile «imputare ad altri, più sfortunati di noi, la nostra riduzione di potere d'acquisto». Cambiamenti giganteschi, e densi di pericoli. Stavolta, in questo sindacalismo «antagonista», non si sentono accenti «sprezzanti e autosufficienti». Ci si pone invece seriamente la domanda «se oggi noi siamo adeguati a riempire gli spazi che si sono aperti». Per poi cominciare, con modestia e determinazione, la strada per costruire una risposta positiva.


23 maggio 2009 - RTM

VIGILI DEL FUOCO ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE DELLA CUB

Sono iniziati i lavori dell'assemblea del sindacalismo di base. L'annullamento dei partiti d'opposizione e l'avvento di un governo capitalista e confindustriale ci porta a nuovi riassetti sindacali. Non può essere l'attuale modello sindacale l'elemento di contrasto a questa deriva. Le varie iniziative capitaliste e liberali, come l'attacco ai contratti di lavoro – pensioni - scuola – sanità – precariato ci pone la necessità della costruzione di un fronte sindacale di base più forte ed aperto non solo da quello che proviene dal mondo del lavoro ma tra i cittadini nei quartieri; creare un sindacato metropolitano tra la gente. I vari governi sanno bene che le contraddizioni stanno per scoppiare e si organizzano privando i lavoratori dei loro strumenti sindacali: il diritto di sciopero, rappresentatività e aumenti contrattuali da "social card". Con l'aiuto dei sindacati di "stato" o peggio di quei sindacati che si definiscono di sinistra e tra i lavoratori mentre poi firmano contratti in perfetta linea con quello che ha deciso il governo e confindustria – Triennalità. I Vigili del fuoco partecipano a pieno titolo a questo grande rilancio del sindacalismo di base. Dopo la militarizzazione e regolamento di servizio che ci spingono in una strettoia dove il lavoratori avranno sempre più difficoltà a muoversi. Abbiamo dato dimostrazione come si può continuare a fare sindacato in completa libertà contrastando e lontani dalle logiche dei vari governi e sempre a fianco dei lavoratori. Vale la pena ricordare che durante la recente emergenza Abruzzo abbiamo avuto il coraggio di denunciare come il sistema di protezione civile senza i Vigili del fuoco rappresenta solo le esigenze dei governi e non privilegia le attività del soccorso e della prevenzione. Ora si passa nella fase di di rafforzamento e radicamento – bisogna dare risposte ai lavoratori che ci attendono con riconoscimenti e valorizzazioni delle attività che svolgiamo giornalmente. Non vogliamo essere omologati a nessuno ne attestarci ad altri enti che sanno peggio di noi. Rafforziamo la nostra identità questo è l'obiettivo che ci siamo posti con questa assemblea.