Il sindacato nuovo... che parla dei lavoratori ma non con i lavoratori.

Una nota del Coordinamento RSU - www.coordinamentorsu.it

Cagliari -

Ci avete fatto caso? Tutti si stanno in queste settimane stracciando le vesti denunciando come i nostri salari valgano meno di quanto valevano 10 anni fa e tutti parlano di un nuovo modello contrattuale che risolleverà i nostri salari e contemporaneamente aumenterà la produttività e la redditività di impresa, così pure di come diminuire le tasse ed aumentar la spesa sociale a favore dei lavoratori e delle loro famiglie.

Il paese di Bengodi... Lo chiedono i sindacati, lo chiede confindustria, lo chiede il Governo.  Tutti vogliono un accordo e subito....  ma per fare cosa?

Il lato tragicomico che nasconde la presa in giro di tutto questo affannarsi è che tutti parlano dei lavoratori ma nessuno è venuto nei luoghi di lavoro a chiedere cosa vogliono veramente i lavoratori.

Prepariamoci all'ennesimo accordo fatto in nome nostro.

 

La pochezza della linea sindacale sta tutta nella sua assenza di coerenza.

Per anni ci è stato detto che l'abolizione della scala mobile era una scelta inevitabile, sia per salvare il paese sia per rilanciare la contrattazione. Poi ci è stato detto che legare la contrattazione all'inflazione programmata era una scelta inevitabile per salvare il paese e potenziare la contrattazione di secondo livello. Ci è stato anche detto che una contrattazione decentrata, non più legata ai vecchi premi di produzione ma al salario di risultato, era un modo per intascare quella quota di produttività che invece i cattivi padroni si sarebbero intascati totalmente senza dividerla con nessuno.

Insomma ci è stato detto (dai firmatari) che con il nuovo modello contrattuale uscito dall'accordo del 23 luglio 1995 avremmo aumentato il nostro potere contrattuale sul salario.

 

Le cose in realtà non sono andate così. I salari diminuivano mentre rendite e profitti aumentavano.

Nella loro confusione Cgil Cisl Uil continuavano a difendere questo modello ma, consci della sua debolezza, hanno permesso di inserire degli ulteriori ed inspiegabili correttivi come la triennalizzazione del contratto, la decontribuzione dello straordinario, maglie più larghe sulla precarietà e sulla flessibilità della prestazione, fino (è il caso dei chimici) la possibilità di introdurre deroghe al contratto nazionale per dare più potere alla contrattazione decentrata. Il tutto (tanta era la confusione) ribadendo ovviamente che la centralità del contratto nazionale rimaneva intangibile.

 

Ma i salari, ovviamente, hanno continuato a diminuire con ancora più velocità. La stessa Cgil in occasione del suo ultimo congresso ne ha dovuto denunciare la deriva arrivando a dire che non si poteva più continuare un'azione contrattuale all'interno delle subordinazioni previste dal modello concertativo del 95 e sue seguenti modifiche. E' bene ricordare che il congresso Cgil ha potuto concludersi unitariamente solo a fronte di questa conclusione.

Aria fritta, visto come poi si è continuato a contrattare.

 

Oggi, a leggere i giornali, scopriamo come quei stessi soggetti che per anni hanno coscientemente distrutto il sistema contrattuale uscito dalle lotte degli anni '70 e aderito al modello concertativo, sostenendolo e difendendolo contro qualsiasi critica, oggi gridano il loro dolore per il basso potere d'acquisto dei salari e per l'aumento della povertà.

 

Gridano il loro dolore Cgil Cisl Uil che non si capacitano di come nonostante la loro potenza i lavoratori si trovino oggi in braghe di tela. Invece che alla loro moderazione danno quindi la colpa al Governo per l'aumento dei prezzi e degli affitti (quasi che Cgil Cisl Uil non abbiano responsabilità per quel "patto" del 1981 che portò all'abolizione della legge sull'equo canone degli affitti ed all'abrogazione delle norme che prevedevano su una serie di generi e tariffe una politica di prezzi amministrati e controllati).

Grida il suo dolore Confindustria che, riscopertasi organizzazione populista, da una parte elargisce simboliche e ridicole anticipazioni contrattuali e dall'altra chiede al Governo di ridurre ancora di più le tasse alle imprese, paventando aumenti salariali incredibili a fronte dei futuri aumenti di produttività e redditività di impresa.

Grida il suo dolore anche il Governo che invece di intervenire strutturalmente sulle questioni che incidono sulle condizioni di vita dei lavoratori e delle famiglie, promette (come chiesto da sindacati e confindustria) sgravi fiscali anche sulle retribuzioni, senza spiegare cosa taglierà e dove per finanziare questa operazione (ma noi lo sappiamo... sul salario sociale).

 

Così è che in mezzo a questo unanime grido di dolore intanto ci hanno tagliato le pensioni e non si riescono a rinnovare neppure i miseri contratti aperti, pure quelli del pubblico impiego.

 

Hanno ora tutti fretta di fare qualcosa e presto.

Si lamentano, parlano tra di loro, si danno reciproche assicurazioni di disponibilità a trattare (salvo qualche distinguo sulle modalità), ma nessuno sa esattamente per fare cosa.

 

Si sa solo che la Cisl propone uno spostamento del baricentro contrattuale sul livello decentrato cioè sul salario di obiettivo (una specie di cottimo mascherato già sperimentato in questi anni... più lavori e più mi fai guadagnare o risparmiare e più prendi). Si sa solo che Confindustria punta sulla triennalizzazione (sostenuto in ciò anche dal Ministro Damiano). Si sa solo che la Cgil balbetta, è d'accordo a firmare una intesa ma ancora non dice quale, pur dicendo di condividere quanto Cisl e Confindustria chiedono.

In realtà non ci sono divergenze di rilievo tra le burocrazie (sindacali  politiche) che stanno ora confrontandosi perchè il loro obiettivo non è tanto un merito quanto un metodo, cioè un modello che sancisca l'assoluta centralizzazione di ogni azione contrattuale. Non è un caso che assieme al modello contrattuale Cgil Cisl Uil stiano anche discutendo tra di loro sulle nuove forme della rappresentanza sindacale.

 

Comunque sia sappiamo (come succede ultimamente, solo a mezzo stampa) che ci sarà a giorni o a settimane l'avvio di un confronto per arrivare ad un nuovo modello contrattuale.

Non ci vengano però a dire che questo viene fatto per rispondere ai bisogni salariali dei lavoratori, perchè se così fosse, come minimo, prima di sedersi ad un tavolo, bisognerebbe avere l'onestà intellettuale di andare a sentire cosa veramente vogliono i lavoratori, fare quindi una piattaforma e poi presentarla alle controparti.

Ma ci diranno però (come qualcuno già dice) che ciò non serve perchè si tratta solo di mettere mano al modello, ad un sistema di tecnica contrattuale, quindi roba che riguarda i professionisti... che c'entrano i lavoratori.

Per chi ha avuto la sventura di esserci... proprio come con la scala mobile.

 

Ma questo andazzo dimostra la deriva sindacale in Italia.

Da sindacato che rappresenta i lavoratori a sindacato che in primis rappresenta se stesso. Si compie cioè organicamente un processo avviato e confermato già con la recente trattativa su pensioni e Welfare.

Ciò che conta non è rappresentare e difendere il quadro dei bisogni espressi dal mondo del lavoro, quanto quello di dimostrare la propria affidabilità nei confronti di processi politici e più in particolare a quegli altri soggetti burocratici coi quali fondare il nuovo sistema sociale di tipo neocorporativo.

Ce lo ricordiamo il "Patto di Natale" del 1998? Allora fallì per la caduta del Governo ma oggi ci riprovano.

 

Ora, almeno in Cgil, la parola tocca alle sue sinistre sindacali interne, sopratutto a Lavoro e Società che tutta presa dal ricucire la stabilità del patto precongressuale che ne ha permesso la sopravvivenza, si accorgerà (speriamo) di cosa veramente sta bollendo in pentola.

 

Ma spetta anche ai lavoratori ed alle loro Rsu porsi la domanda... ma Cgil Cisl Uil per conto di chi trattano?

 

 

COORDINAMENTO RSU