IL TEMPO E' SCADUTO. GRAVE L'EMERGENZA LAVORO. UN MILIONE DI LICENZIAMENTI NELL'ANNO 2012. E LA POLITICA DISCUTE DEL COSTO DEL CAFFE' ALLA BUVETTE DEL PARLAMENTO

Cagliari -

 

 

Nel 2012 ci sono stati 1.027.462 licenziamenti, il 13,9% in più rispetto al 2011. Ben 330 mila hanno perso il lavoro negli ultimi 3 mesi dell’anno. Il trend nel corso dell’anno 2012 è in continua crescita, nel 1° trimestre 225 mila, nel 2° 226 mila, nel 3° 245 mila, nell’ultimo trimestre 329 mila. I dati forniti dal Ministero del Lavoro delineano un quadro di costante peggioramento, non solo nel breve periodo, ma anche nel medio periodo: in quattro anni i licenziamenti annuali sono passati da 800 mila a oltre un milione.

 

Crollo anche dei nuovi rapporti di lavoro: nel 2011 erano più di 10 milioni e 400 mila, nel 2012 sono diminuiti di quasi 200 mila unità.

 

Andando nel dettaglio, l’approfondimento denota che circa il 17% dei contratti di lavoro stipulati nell’ultimo trimestre 2012 sono relativi a rapporti da uno a tre giorni, mentre 389 mila sono rapporti di un solo giorno. 

 

I contratti cessati nel complesso, tra pensionamenti, dimissioni, scadenze e licenziamenti crescono da 10 milioni 300 mila del 2011 a quasi 10 milioni 400 mila dell’anno dopo.

 

A questi vanno aggiunti 1 milione 800 mila lavoratori che hanno vissuto l’esperienza della cassa integrazione, 2 milioni 500 mila ha avuto un assegno di disoccupazione e 2 milioni 700 mila di disoccupati certificati dall’Istat, e 127 mila posti di lavoro persi per la chiusura di aziende nel 2012.

 

La situazione è catastrofica, si perdono 3 mila posti di lavoro al giorno; la ricetta Fornero non ha funzionato, è stato controproducente la revisione dell’art. 18, la maggiore licenziabilità ha creato questi risultati. Mentre il paese continua a parlare dei costi del caffè alla buvette del parlamento, il paese va a rotoli. I parlamentari hanno ricevuto il loro primo stipendio, e nessuno lo ha rimandato indietro. Ma se lo sono guadagnato? Di produttività (termine strausato da destra sinistra e centro) non se ne vede una virgola: inizino gli “eletti” ad occuparsi dei problemi reali del paese, inizio ad occuparsi del lavoro in questo paese, facendo dei provvedimenti al riguardo.

 

Il paese corre verso il baratro e le notizie sui giornali, in prima pagina, sono quei pochi milioni annui di risparmio alla Camera e al Senato grazie ai tagli decisi dall'ufficio di Presidenza? Ma fateci il favore, occupatevi del paese, della miseria, della disoccupazione, dei diritti di chi lavora, della difesa del salario reale, di imprese, di reddito minimo garantito, delle donne, degli uomini degli anziani e dei bambini di questo nostro paese.

 

Queste sono le cifre fornite ….. Numeri e cifre che parlano da soli. Parlano di un Paese sull’orlo del disastro sociale prima che finanziario. Cifre e numeri che, accompagnati ad una nuova forma di ideologia individualista e calvinista (se sei povero, fallito vuol dire che non sei stato buono a gestirti) servono a spiegare i continui suicidi di lavoratori ed ex lavoratori che non ce la fanno più. Che non reggono la vergogna di doversi presentare davanti agli sportelli degli uffici di assistenti sociali di comuni che, grazie alla spending review sono sempre più a secco. Di sfratti per morosità ecc..

 

A tutto questo “qualcuno” pensando di esser “nuovo” pensa di rispondere proponendo, anzi per esser precisi: enunciando che proporrà, i risparmi dei costi della politica: ovvero con l’ipotesi di alleggerire la busta paga di un migliaio di parlamentari a cominciare dal caffè alla buvette. Misure che farebbero ridere se non ci fosse il disastro sociale attuale e quello imminente che con effetti ben più gravi si abbatterà da qui a non molto se non si pone rimedio: e noi, con l’ottimismo della volontà che ci contraddistingue, vogliamo pensare che questo stato di cose possa essere ribaltato e può esserlo se la classe politica ritrova l’ambizione di diventare classe dirigente senza rincorrere inutili populismi e lasciando da parte sterili moralismi; si faccia portatrice di interessi comuni; ed allora si adoperi per abrogare le leggi 30 (impropriamente detta legge Biagi) e legge Fornero. Si adoperi per il rilancio di una sana ed ecologicamente sostenibile edilizia popolare, per una politica di sanità pubblica veramente utile ed efficace per i cittadini prima che per case farmaceutiche, per una istruzione pubblica e democratica, che investa nella ricerca. Che sappia dire di no alle politiche di guerra fin qui sostenute. Che sia in grado di affrontare senza remore una politica di contrasto e lotta alla grande evasione, dei doppi incarichi di parlamentari. 

 

Queste sono le ricette che i cittadini si aspettano, e si aspettano soprattutto i risultati di queste ricette, e non le semplici enunciazioni.

Di Savonarola ne abbiamo avuto già uno e non ha portato “molto” bene ai fiorentini. Non ne vogliamo un altro. Non ci serve!