Istat: «Oltre un quarto degli italiani è a rischio povertà»

Produzione industriale giù del 6% a ottobre. Il 50% delle famiglie non supera i 24.444 euro netti all’anno, mentre al Sud, Centro e Isole non supera i 19.982 euro netti. La produzione dall’inizio della crisi (aprile 2008) è calata del 24,8%.

Cagliari -

 

 

Il 28,4% delle persone residenti in Italia, secondo il rapporto dell’Istat `Reddito e condizioni di vita´ sul 2011, è a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell'ambito della strategia «Europa 2020». Il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%). L'indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2010), della severa deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro ed è definito come la quota di popolazione che sperimenta almeno una delle suddette condizioni.  L'indicatore è in crescita rispetto al 2010 del 2,6 % a causa dall'aumento della quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all'11,1%), mentre è stabile (10,5%) la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Il reddito familiare infatti continua a diminuire e aumenta il divario tra ricchi e poveri, con il 20% dei redditi più alti che detiene il 37,4% del reddito totale mentre il 20% delle famiglie più povere detiene appena l’8% del reddito totale. Il rischio povertà, cresce maggiormente nel Mezzogiorno, nelle famiglie monoreddito, tra quelle più numerose e/o con un basso numero di percettori di reddito, tra coppie con figlie, tra i monogenitori, tra gli anziani. Le famiglie fanno i conti con un reddito sempre più basso: metà delle famiglie italiane ha percepito nel 2010, un reddito netto non superiore a 24.444 euro l'anno, circa 2.037 al mese. Nel Sud e nelle Isole, la situazione è ancor più pesante metà delle famiglie percepisce meno di 19.982 euro (circa 1.665 euro mensili), con redditi più bassi del 27% rispetto alla media nazionale. Le persone in famiglie a prevalente reddito da lavoro autonomo mostrano una minore diffusione della severa deprivazione rispetto a quelle sostenute dal lavoro dipendente o da pensioni; le famiglie di pensionati sono anche quelle che hanno mostrato i più evidenti segnali di peggioramento tra il 2010 e il 2011. 

 

Nel terzo trimestre del 2012 il prodotto interno lordo diminuisce dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 2,4% rispetto allo stesso trimestre del 2011. E’ il quinto trimestre consecutivo in cui si registra un calo congiunturale della crescita.

 

Nuovo calo, a ottobre, dei prestiti delle banche italiane al settore privato che scendono dell'1% (-0,1% alle famiglie, -2,9% alle imprese).  

 

La produzione industriale a ottobre ha segnato la quattordicesima contrazione tendenziale consecutiva con un calo del 6,2% su base annua e dell'1,1% in un mese . Nella media dei primi dieci mesi dell'anno la produzione è diminuita del 6,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.  

 

Le previsioni per Novembre sono un nuovo calo congiunturale della produzione (-0,6%), con un acuirsi (al -24,8%) della distanza dal picco di attività pre-crisi (aprile 2008) e delinea per il quarto trimestre 2012 «un significativo arretramento».  

 

Tre italiani su dieci rischiano di diventare poveri. Sono coloro che hanno difficoltà a pagare le bollette, il mutuo di casa, l’affitto, mettere insieme pranzo e cena, garantire una istruzione degna ai propri figli; sono coloro, che non riescono a fare una vacanza, che tengono i riscaldamenti spenti, che non riescono a sostenere spese impreviste di qualche centinaio di euro. Sono per lo più anziani, famiglie con un solo reddito o quelle con tanti figli. Stanno scivolando lentamente verso la povertà vera, che non è solo mancanza di ciò che e' necessario a livello essenziale per vivere, non è solo avere beni materiali, ma anche la negazione di opportunità per lo sviluppo umano, quali condurre una vita lunga, sana, godere di uno standard di vita dignitoso, godere degli altri e delle cose cui le persone attribuiscono valore nella vita, avere decoro, autostima, rispetto. Il grado di civiltà della società si misura anche dalla capacità di distribuire la ricchezza e di attenuare gli effetti negativi delle disuguaglianze, ma oggi sembra trionfare l’indifferenza e l’egoismo. Fino ad ora le politiche per far fronte a situazioni di povertà crescente sono state inadeguate.I dati dell'Istat - Si tratta del quattordicesimo calo consecutivo su base annua Ormai non è più rinviabile un piano organico nazionale che affronti il fenomeno in tutta la sua complessità e sposti l’attenzione delle politiche pubbliche a interventi complessivi, armonici e strutturali . Provvedimenti come la social card sono stati solo provvedimenti spot. La povertà delle famiglie con bambini, è una emergenza grave che porta anche a ripercussioni sul rischio di abbandono scolastico e sfruttamento di lavoro minorile, sul percorso di crescita dei minori.  

Ormai non è più rinviabile un piano organico nazionale che affronti il fenomeno in tutta la sua complessità e sposti l’attenzione delle politiche pubbliche a interventi complessivi, armonici e strutturali. Provvedimenti come la social card sono stati solo degli spot. La povertà delle famiglie con bambini, è una emergenza grave che porta anche a ripercussioni sul rischio di abbandono scolastico e sfruttamento di lavoro minorile, sul percorso di crescita dei minori. 

 -0,2 trimestre, -2,4 annuo
A ottobre produzione industriale a -6,2%

 

L'indice è diminuito dell'1,1% rispetto a settembre. Rapporto sul reddito: un quarto di italiani a rischio povertà

 

Si parla tanto dello spread tra i titoli pubblici italiani e quelli tedeschi, mai, invece, che si parli di quest’altro spread che riguarda la povertà che avanza tra gli italiani.