La Corte d'Appello ribadisce: Bruno Bellomonte è innocente. Smontato un teorema autoritario di imbavagliamento e repressione delle proteste sociali
“Associazione sovversiva con finalità di terrorismo, violazione della legge sulle armi e ricettazione”. E’ questa l’accusa con la quale è stato perseguitato Bruno Bellomonte, che ha trascorso 29 mesi in carcere da innocente, dirigente politico di A Manca pro s’Indipendentzia e sindacalista di base assolto il 21 novembre 2011 dalla Corte d’Assise di Roma e riassolto il 7 novembre 2012 dalla corte d’Assise di appello di Roma. Due assoluzioni piene. Il castello di sabbia costruito dall’accusa è crollato, spazzato via del tutto: “il fatto non sussiste”. Ecco i fatti.
Il giorno 6 del mese di giugno del 2009 non è una data qualsiasi. Essa rappresenta una data vergognosa per lo stato italiano e per la giustizia di questo stato.
E’ il giorno in cui sei persone vengono tratte in arresto con l’accusa gravissima di aver ordito un complotto atto a far rinascere le B.R. e aver pensato di attentare alla vita di un non precisato numero di capi di stato.
Proprio così!! E non si trattava di capi di stato qualunque bensì dei capi di stato dei Paesi più industrializzati del Pianeta Persone del calibro di Obama, Berlusconi, Merkel ecc.. visto che erano loro che si sarebbero dovuti recare al G8 che si sarebbe dovuto svolgere presso l’Isola de La Maddalena e che poi, causa terremoto e manie di grandezza del nostro ex premier fu spostato all’Aquila.
Le persone di spicco di questa “associazione” sono due: Luigi Fallico, una persona da sempre vicina ai centri sociali e alla sinistra antagonista che di mestiere faceva il corniciaio a Roma e Bruno Bellomonte capostazione presso le ferrovie dello stato a Sassari. Sindacalista di base, e dirigente del movimento politico A Manca Pro s’indipendentia. Quest’ultimo non ha fatto mai mistero del suo credo politico e del suo impegno nel sindacalismo di base; già un’altra volta era stato accusato ed arrestato con l’accusa di aver voluto organizzare una banda atta a sovvertire l’ordine pubblico. Si trattava dell’operazione Arcadia. L’accusa cadde nel momento in cui si scoprì che egli si trovava in Tunisia nel momento in cui i fatti si sarebbero dovuti svolgere.
I capi di accusa si fondano su intercettazioni ambientali oscure ed incomprensibili. Testimonianze sempre discordanti da parte di agenti della Digos e null’altro: nessun agente della DIGOS di Sassari o di Cagliari viene citato come testimone e la cosa è strana visto l’ambito territoriale dove Bruno Bellomonte lavorava e dove i supposti atti si sarebbero dovuti svolgere. Dalle perquisizioni non viene rinvenuto alcun oggetto che possa far pensare ad un atto come quello paventato dai pubblici ministeri. Le carte dell’inchiesta favoleggiano di areroplanini radiocomandati e non si capisce di che tipo, se siano stati acquistati e dove. I giudici della corte di assise di Roma trovano risibili queste accuse e il 21 novembre del 2011 prosciolgono gli imputati. “Perché il fatto non sussiste”.
Assolti! Nel frattempo sono trascorsi 29 mesi. Mesi di carcere scontati da innocenti.
Mesi che, in barba al principio della territorialità della pena venivano fatti scontare in Calabria prima e a Viterbo dopo.
Assolti! E uno degli imputati (Luigi Fallico) non ha avuto la possibilità di udire questo verdetto essendo morto il 23 di maggio. Morto per un infarto non diagnosticato subendo, una ulteriore condanna da parte di giornalisti che così hanno titolato: “Morto l’ex brigatista Luigi Fallico” prendendo per buona, senza prendersi la briga di verificarne l’autenticità qualche velina della questura, perchè altrimenti si sarebbero accorti che nulla pendeva a carico di Fallico se non queste accuse di cui post mortem è stato assolto.
La sentenza è stata confermata in appello in data 14 novembre di quest’anno.
Ci sono due fatti da rilevare a margine:
Primo: la solerzia dimostrata dalle ferrovie dello stato nel licenziare Bruno Bellomonte, il licenziamento era stato motivato con la “prolungata assenza del lavoratore dal suo posto di lavoro”. Un caso di assenteismo, insomma!
Il tribunale del lavoro ha constatato la palese strumentalità della motivazione ne ha ordinato il reintegro. C’è comunque, da chiedersi se con le modifiche apportate alla legislazione del lavoro da Sacconi- Brunetta prima e dalla Fornero poi il lavoratore avrebbe potuto ottenere lo stesso risultato (la reintegra sul posto di lavoro). E la risposta è no. Visti i tempi che sono dovuti intercorrere (causa carcerazione preventiva) per poter chiedere il reintegro sul posto di lavoro.
Secondo. Nel mentre pubblici ministeri e forze dell’ordine dell’ordine si innamoravono di un teorema, quello del terrorismo, a La Maddalena si consumavano dei reati (questi sì inoppugnabilmente documentabili e documentati): si eseguivano lavori di bonifica risultate false bonifiche, si sfruttavano lavoratori extracomunitari in nero, si costruivano faraonici alberghi da “regalare” alla Marcegaglia o da lasciare inutilizzati, insomma si lavorava per accrescere il famoso debito pubblico, favorire gli amici della cricca degli Anemone, Bertolaso ecc.. e presentarci il conto dopo. Quello che adesso ci dicono che dobbiamo pagare!!