LA NUOVA STANGATA

 

La nuova manovra economica del valore di ben 11,6miliardi di euro. I benefici del taglio dell'Irpef mangiati dall’aumento dell’Iva e del tetto alle detrazioni. Per un nucleo di tre persone la spesa media aumenterà di 330 euro. Per la Sardegna nuovi tagli per 157 milioni di euro

Cagliari -

 

 

Siamo di fronte a una nuova manovra economica-stangata da parte del governo Monti per il valore di ben 11,6 miliardi di euro. Il tutto viene motivato con la necessità di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Questa è la conseguenza sociale della norma introdotta in Costituzione.  

 

Il punto essenziale del provvedimento  sta nella doppia manovra: abbassa di un punto due aliquote Irpef, quella al 23% e quella al 27%, e alza l'Iva, di un punto.  

Le due cose stanno in equilibrio? E’ poco credibile e lo dimostreremo.

 

La prima iniquità è che la riduzione dell’irpef porterà un risparmio tanto per i redditi fino a 28mila euro, quanto per quelli fino a 75mila euro, equiparando famiglie con redditi medio alti a quelle con redditi bassi; la seconda iniquità è che per gli incapienti vi sarà un aggravio di spesa (ne parliamo più avanti).

 

Una ulteriore iniquità è che esiste tuttavia un effetto erosione, causato dall’aumento dell’Iva, che dovrebbe decorre da Luglio 2013, che secondo le stime non peserà meno di 330 euro per una famiglia di tre persone, mentre per una famiglia di quattro, la spesa cresce di 430 euro. Quindi i benefici dell’abbassamento delle aliquote verrà abbondantemente compensato dall’aumento dell’Iva, che ricordiamo passerà dal 10 all'11% (per alimentari, prodotti per riparazione e manutenzione casa, idraulico, elettricista, fornitura acqua, gas, luce e riscaldamento, e servizi per la persona, che sono voli, hotel, cinema, teatro, trasporti, prodotti farmaceutici) e dal 21 al 22% (abbigliamento e calzature, arredamento, auto, moto, elettrodomestici, prodotti elettronici, bevande e tabacchi).

Di fatto, il potere di acquisto delle famiglie è destinato a scendere, essendovi stagnazione, mancanza di occupazione, e contratti bloccati. Si spenderà di più per acquistare meno prodotti. E questo di certo non farà bene all’economia, al lavoro.

 

 

L'altra erosione, giungerà giungerà  dal tetto massimo alla detraibilità di 3.000 euro per chi ha redditi superiori ai 15 mila euro. Lo sconto da pagare sul netto dell'Irpef, dovuto a detrazioni quali familiari a carico,  lavoro dipendente, spese sanitarie e recupero patrimonio edilizio, non potrà  superare i 3.000 euro, quindi di fatto  penalizza i contribuenti con reddito medio-alto e capacità di spesa, ma anche coloro che hanno reddito basso e si trovano a fronteggiare spese impreviste.

Gli effetti della riduzione di un punto delle aliquote dal 23 al 22 per cento (sotto i 15 mila euro) e dal 27 al 26 (sotto i 28 mila euro) vanno dai 150 ai 250 euro per i redditi di 26 mila euro. Al di sopra dei 28 mila euro di reddito, dove si cumulano entrambe le variazioni dei due punti pieni di aliquota, il vantaggio sarà di 280 euro, ma nel complesso avranno un aggravio per via del caro vita.

  

I redditi alti avranno  un beneficio di 280 euro dovuto al godimento pieno del taglio di due punti dell'Irpef per i due primi due scaglioni di reddito, ma questo taglio viene vanificato per circa la metà dal tetto alle detrazioni imposte e dall'inflazione che aumenterà nella seconda metà dell'anno con il rincaro dell'Iva. Il prezzo pagato per rincaro dell'Iva da una famiglia vanificherà anche quì qualsiasi beneficio.

 

Per i redditi bassi, intorno ai 15 mila euro, il beneficio per una famiglia media sarà di circa 150 euro: al mese 12 euro. Se si aggiunge il peso dell'inflazione dovuto all'aumento dell'Iva, il beneficio verrà anche qui vanificato.

 

 

Gli incapienti, coloro che hanno redditi al di sotto di 8.000 euro (che quindi sono nella no tax area), non beneficeranno di alcun aumento, anzi perderanno un importo che si calcola di alcune decine di euro dovuto all’aumento del costo della vita. Gli ultimi, i più poveri, finiscono chiaramente col rimetterci.

Si sa che è assai difficile quantificare con dettaglio quale sarà l'aumento dei prezzi dovuto all'incremento di un punto dell' Iva, ma sappiamo con certezza che essa cade nel momento in cui l'Istat rende noto che il potere d'acquisto dei salari diminuisce di un ulteriore  4,1%. Per i redditi da lavoro dipendente che hanno già perduto così tanto potere d'acquisto, per la fascia accresciuta di poveri che abitano il paese, anche un modesto incremento dei prezzi può rivelarsi fatale e ridurre in modo vitalmente sensibile la capacità di consumo di beni essenziali. 

  

 

Questa non è la strada da seguire, perché la strada del rigore porta a in vicolo cieco chiamato recessione. 

Infine un breve commento sulle ricadute sul territorio della manovra.

 

L’ultimo colpo di scure ai bilanci della Sardegna vale 157 milioni di euro, distribuiti in 91 milioni bloccati dal patto di stabilità, - 25 milioni per il fondo di perequazione per i comuni e le province e - 41 tagliati sui trasferimenti alla sanità. Tra decreto Salva Italia, spending review e legge di stabilità, dal 2010 i tagli ammontano a 376 milioni di euro. A cui vanno aggiunti gli 826 milioni di euro in disponibilità della Regione ma bloccati dal patto di stabilità.   

 

E’ evidente che le ricadute sul welfare, sanità, istruzione e ammortizzatori sociali saranno gravi e devastanti.

 

 

E’ necessario tornare ad un governo politico, è necessario cacciare un governo tecnico che salva i conti e affama il paese.

 

Diciamo NO alle politiche liberiste di questo come di tutti i governi che quelle politiche attuano.

 

Invitiamo tutti i lavoratori, le persone, le associazioni, i partiti, i sindacati che pensano che le politiche fin qui perseguite dal governo nazionale e dai suoi epigoni regionali sono dannose, a partecipare e dare il loro contributo alla costruzione di una giornata di mobilitazione contro il governo Monti e le sue politiche per il giorno 27 ottobre da tenersi a Cagliari.