L'AUSTERITA' PRODUCE SOLO DISOCCUPAZIONE. I dati Istat di Novembre 2012 lo confermano. Nuovo record della disoccupazione giovanile al 37,1 % per la classe che va dai 15 ai 24 anni
Le politiche di austerità, basate sul contenimento della spesa e sull’aumento dei balzelli, portate avanti dall’attuale governo che ha proseguito l’azione del governo Berlusconi, sono fallimentari e producono recessione e disoccupazione, alimentano la stagnazione e producono disastri nella vita reale di milioni di persone. Non vengono poste in atto in questo paese politiche di contrasto alla disoccupazione, sia essa adulta o giovanile, e non vi sono interventi straordinari da parte del governo Monti al riguardo, con politiche e riforme strutturali, che sappiano far ripartire l’economia, che siano capaci di creare posti di lavoro; non vi sono politiche di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, non vengono valorizzate le energie emergenti, e non vengono poste in essere programmi di formazione, basati sulle esigenze del mondo del lavoro e del mondo delle imprese. Non si tenta nemmeno di valorizzare gli studi, le capacità, le vocazioni occupazionali e le competenze dei giovani, lasciando invece la soluzione di trovarsi un lavoro ai singoli che devono arrabattarsi per sbarcare il lunario. Molto spesso l’unica soluzione che si prospetta è l’emigrazione, mentre la classe politica di questo paese è in altro impegnata; difatti da mesi assistiamo ad una campagna elettorale, dove le promesse si sprecano e non si affrontano i problemi reali del paese. Impedire l’uscita dal mondo del lavoro dei lavoratori anziani aumentando gli anni di contributi previdenziali non fa che aggravare il disastro. La disoccupazione giovanile è invece una vera emergenza generazionale, che si aggiunge alle generazioni che hanno attraversato 20 e più anni di lavoro flessibile e precario. E di questo si dovrebbe parlare ma di questo i politici non se ne occupano. Difatti a novembre tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 641 mila e rappresentano il 10,6% della popolazione in questa fascia d'età. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero l'incidenza dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 37,1%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 5,0 punti nel confronto tendenziale. Un vero proprio record. Una vera e propria emergenza. Che futuro ha un paese che non permette ai suoi giovani di costruirsi un futuro, di programmare una vita? Non è certamente di conforto al riguardo il successivo comunicato stampa dell’Istat, che < torna a precisare che non è corretto affermare "più di un giovane su tre è disoccupato">, in quanto il tasso di disoccupazione è definito tra disoccupati e forza lavoro, (ovvero gli "attivi", i quali comprendono gli occupati e i disoccupati). Se, dunque, un giovane è studente e non cerca attivamente un lavoro non è considerato tra le forze di lavoro, ma tra gli "inattivi". Quindi sarebbe corretto riportare secondo l’Istat che "più di uno su tre dei giovani attivi è disoccupato".
Ma cosa succederebbe se tutti i giovani “non attivi” fossero sul mercato del lavoro? La disoccupazione in questa fascia di età sarebbe oltre il 90%.
Gli altri dati Istat denotano anche essi un peggioramento della situazione del paese.
A novembre 2012 gli occupati sono 22 milioni 873 mila, in diminuzione dello 0,2% sia rispetto a ottobre (-42 mila) sia su base annua (-37 mila).
Il tasso di occupazione, pari al 56,8%, è in diminuzione di 0,1 punti percentuali nel confronto congiunturale e invariato rispetto a dodici mesi prima.
Il numero di disoccupati, pari a 2 milioni 870 mila, registra un lieve calo (-2 mila) rispetto a ottobre. La diminuzione della disoccupazione riguarda la sola componente femminile. Su base annua la disoccupazione cresce del 21,4% (+507 mila unità).
Il tasso di disoccupazione si attesta all'11,1%, invariato rispetto a ottobre e in aumento di 1,8 punti percentuali nei dodici mesi.
Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta dello 0,3% rispetto al mese precedente (+39 mila unità). Il tasso di inattività si attesta al 36,1%, in crescita di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e in diminuzione di 1,2 punti su base annua.
FONTE ISTAT