L'occhio Microsoft per studiare i comportamenti in ufficio

E' polemica in Inghilterra sulle nuove forme di controllo del lavoro

Il "Grande Fratello" diventa realtà. L'occhio elettronico che tutto vede e tutto controlla, immaginato da George Orwell nel suo celebre romanzo fantapolitico "1984", potrebbe essere dietro l'angolo, se un brevetto presentato dalla Microsoft di Bill Gates verrà approvato dalle autorità dagli Stati Uniti.

Si tratta di un sistema di software capace di monitorare la produttività, la competenza e il benessere psicofisico di chi sta davanti a un computer. Il dipendente di un'azienda sarebbe collegato al proprio computer attraverso sensori senza fili, che permetterebbero ai suoi superiori di monitarne il battito cardiaco, la temperatura corporea, i movimenti, le espressioni facciali e la pressione del sangue. I sindacati britannici temono che i lavoratori potrebbero essere licenziati sulla base della valutazione data dal computer del loro stato fisiologico.

La notizia è stata data in prima pagina dal Times di Londra, un cui reporter ha potuto visionare la domanda di accettazione del brevetto presentata dalla Microsoft: diciassette pagine di analisi e di grafici, che il quotidiano londinese riassume sotto il titolo "la spia in ufficio". La Microsoft per il momento rifiuta di fare qualsiasi commento, notando che il brevetto non è ancora stato approvato e che potrebbe essere modificato prima di diventare operativo.

Tecnologie che permettono un costante monitoraggio sono state usate fino ad ora soltanto per l'addestramento di determinate professioni ad alto rischio, come i piloti di aereo, i pompieri e gli astronauti. Questa è la prima volta che una compagnia ha prodotto un programma di software per monitorare qualsiasi tipo di luogo di lavoro. I sensori, afferma la Microsoft nella sua richiesta di approvazione del brevetto, sarebbero in grado di leggere "il battito cardiaco, le reazioni galvaniche della pelle, i segnali del cervello, il tasso di respirazione, la temperatura corporea, i movimenti e le espressioni del volto, la pressione sanguinea". Il sistema, aggiunge la Microsoft, può anche "individuare automaticamente frustrazione o stress in chi sta usando il computer" e "offrire e provvedere assistenza a seconda del bisogno".

Cambiamenti psicofisici in un lavoratore verrebbero confrontati dal computer con un profilo psicologico basato su peso età e salute del lavoratore medesimo, indicando al management che è necessario aiutarlo se ad esempio il battito cardiaco aumenta o le espressioni facciali suggeriscono stress o frustrazione. Il sistema funziona non solo con personal computer fissi, ma anche attraverso computer portatili e telefonini cellulari, il che vuol dire che i dipendenti potrebbero essere controllati anche al di fuori del'ufficio.

Nel Regno Unito il Commissario all'Informazione, i gruppi per le libertà civili e avvocati specializzati nella difesa della privacy hanno subito risposto alle rivelazioni del Times criticando aspramente un progetto "che può potenzialmente portare l'idea del monitoraggio umano sul posto di lavoro a un nuovo stadio". Huigh Thomlinson, un esperto legale sulla protezione dei dati, afferma: "Questo sistema prevede intrusioni in ogni aspetto della vita dei dipendenti e solleva questioni molto serie in materia di rispetto della riservatezza".

Peter Skyte, un portavoce del sindacato Unite, parla di un "pericoloso sistema di monitoraggio umano" e l'ufficio dell'Information Commissioner, l'organo governativo che regolamenta l'informazione, sottolinea che un simile tipo di intrusione nella vita privata dei lavoratori "può essere giustificabile solo in circostanze eccezionali". Negativo è anche il parere del mondo imprenditoriale britannico. "Il migliore approccio nel rapporto dirigenti-dipendenti è quello personale", osserva Stephen Alambritis, della Federazione Piccole Imprese, "un'iniziativa simile finirebbe per avvelenare i rapporti all'interno di un'azienda".

Simile il commento di David Frost, della Camera di Commercio britannica: "La fiducia che deve esistere tra imprenditori e dipendenti verrebbe minata se lo staff si sentisse sotto costante sorveglianza". E Ben Willmott, un docente di relazioni industriali all'Institute of Personnel and Development, ammonisce: "Le nostre ricerche dimostrano che quando i dipendenti si sentono sotto eccessivo monitoraggio o sorveglianza, tendono ad avere un atteggiamento negativo verso i propri datori di lavoro e perciò ad essere meno motivati e impegnati. Le aziende che pensano di introdurre un sistema simile dovrebbero pensarci due volte".

 

la Repubblica.it