MANCATA PROROGA DEI CONTRATTI DI LAVORO DEI PRECARI IMPIEGATI PRESSO I CSL E I CESIL

Tra la tragedia e la farsa, la disperazione di chi ha perso il posto di lavoro… Con buona pace dei meriti, dei diritti, della professionalità, della fatica…

 

Nuoro -

 

 

La mancata proroga dei contratti di lavoro dei precari impiegati presso i CSL e i Cesil di mezza Sardegna rappresenta l’apice di un percorso tortuoso iniziato quasi dieci anni fa – dopo aver superato delle regolari selezioni pubbliche – e terminato il 31/12/2012. Tortuoso, in quanto in questi anni, la gran parte di questi lavoratori ha soggiaciuto ad una decina di proroghe e al superamento di ulteriori selezioni pubbliche per il medesimo posto di lavoro.

 

Da una parte, si tratta di tutelare più di 300 posti di lavoro; dall’altra, di non disperdere le professionalità acquisite che hanno adottato buone prassi e dispongono dei know-how necessari sviluppati anche attraverso esperienze dirette, poichè il rischio è azzerare tutta la conoscenza e la competenza finora maturata dopo anni di precariato storico.

 

Detto questo, ciò che lascia perplessi è il modo in cui si è arrivati – forse, con una certa dose di leggerezza – al licenziamento de facto di tutti questi lavoratori precari.

 

Le responsabilità vanno equamente divise tra Province/Comuni e Regione.

 

Nonostante i passaggi normativi fatti dalla RAS, quelli immediatamente esecutivi, nonché i pareri rassicuranti di Corte dei Conti Sardegna in merito alla legittimità delle proroghe in oggetto, la gran parte delle Province e dei Comuni sardi non hanno rinnovato i contratti di personale a costo zero (i fondi sono regionali) necessario a riempire i vuoti di organico qualificato e specialistico in cui versa gran parte della P.A.. Tutto questo senza porsi il problema dei posti di lavoro persi come pure quello dell’efficienza dei servizi, che comunque la si metta hanno accusato il colpo (in un contesto di sottorganico oggettivo e alla luce di una congiuntura economica negativa che investe in modo serio e progressivo l’intero territorio regionale). 

 

Di contro la Regione ha le sue responsabilità nella gestione della vertenza ma, soprattutto, nella soluzione che il Governatore Cappellacci in persona ha trovato alla stessa: mettere a concorso tutti quei posti di lavoro che si sono liberati, in una logica nella quale si fomenta la guerra tra precari legittimati a chiedere la stabilizzazione e disoccupati alla ricerca di opportunità lavorative.

 

Nella P.A. esiste l’istituto della stabilizzazione che, a garanzia della trasparenza, prevede il superamento di una selezione pubblica e un’anzianità di servizio di 36 mesi: perché non adoperarla nei confronti di chi è precario da anni e ne ha i requisiti?... Mentre, al contrario, non ha diritto agli ammortizzatori sociali e, pure, ha un’età media alta per la quale vien difficile il ricollocamento nel mondo del lavoro? 

 

 

A noi pare che questa operazione (propagandistica e vaga) messa in piedi a meno di un anno dalle elezioni regionali, con in ballo la ricandidatura del Governatore attuale, altro non sia che l’ennesima manovra politica strumentale finalizzata al perpetuare i propri tornaconto politico elettorali. Basta pensare, che fino a non molto tempo fa, uno stretto collaboratore del Governatore Cappellacci, l’ex Assessore regionale al Lavoro Franco Manca, sosteneva che nei CSL e Cesil esisteva un sovrannumero di personale da tagliare, mentre adesso addirittura si teorizza un concorso che prevede molti più posti di lavoro (400) di quelli attuali. Lecito domandarsi se a ridosso delle elezioni questa non sia pura propaganda che si distende sulle miserie di un territorio soffocato dalla sete di lavoro.

 

I Servizi pubblici del lavoro sono una cosa seria, come serio è il problema di più di 300 famiglie che oggi sono senza uno straccio di contratto, private di reddito e di prospettiva; 300 è un numero impressionante, una fabbrica che chiude….

 

Ma, se la Giunta stessa riconosce che queste figure servono, allora perché mandarle a casa?

 

Se è possibile stabilizzarle perché non farlo? Perché fomentare la competizione tra precari e disoccupati mettendo in un unico calderone situazione complesse e, per via di questo, diverse?

 

L’USB continua a sostenere la lotta dei precari di CSL e Cesil e denuncia una classe politica e dirigente incapace di rispondere ai bisogni del presente e di avere una prospettiva per il futuro… tirano a navigare e non si preoccupano del fatto che la barca sta affondando.