MANIFESTAZIONE DEL PERSONALE EX E.S.A.F.
Nella manifestazione del personale ex E.S.A.F. tenutasi il 10 dicembre scorso presso la Giunta Regionale, che ha visto la convinta partecipazione di oltre un centinaio di colleghi determinati e “rumorosi”, abbiamo avuto modo di ribadire le nostre ragioni nel richiedere il pieno ripristino dello status di dipendenti regionali acquisito con la vincita di un concorso pubblico e la sottoscrizione di un contratto a tempo indeterminato con la R.A.S. che nessuno ha mai rescisso e, tanto meno, ne ha sottoscritto uno diverso.
Le nostre rivendicazioni sono state esposte a diversi esponenti politici, agli organi di informazione che ci hanno dato spazio, finalmente in maniera corretta, e all’Assessore Mannoni che ci ha ricevuto.
A tutti abbiamo esposto la grave ingiustizia che stiamo subendo:
· siamo vincitori di pubblico concorso;
· abbiamo sottoscritto un contratto a tempo indeterminato con la Regione;
· mentre noi siamo stati estromessi, sono transitati in Enti pubblici regionali dipendenti di Enti privati senza l’espletamento di alcun concorso pubblico;
· fra tutti i dipendenti regionali di Enti soppressi siamo gli unici a non vedere rispettati e tutelati i nostri diritti da parte dei nostri governanti.
Attendiamo da ormai tre anni, ed ora reclamiamo, risposte concrete ed immediate dalla Giunta Regionale per il nostro rientro nei ruoli della Regione, Enti e Agenzie, in attuazione del “diritto di opzione” previsto nella L.R. 10/2005, dalla L.R. 19/06 e ribadito dalla L.R. 3/2008 art. 3, comma 27.
Ci siamo fatti sentire e dobbiamo continuare a farci sentire, devono capire che
NOI NON MOLLEREMO MAI!
p. la RSA RdB Abbanoa S.p.A.
(Gianfranco Parodo)
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11 dicembre 2008 - L'Unione Sarda
Rivolta ad Abbanoa, sardi senz'acqua.
Impianti occupati dai 450 lavoratori a rischio licenziamento. Acque agitate anche tra gli operai ex Esaf: «Vogliamo rientrare in Regione o in uno degli enti strumentali».
di ALESSANDRA CARTA
Nel Sulcis e nell'Oristanese hanno già stretto le valvole degli impianti. In poche ore l'acqua fermerà il flusso verso le condotte, lasciando all'asciutto case, fabbriche, uffici in gran parte dell'Isola. La stessa operazione potrebbe essere ripetuta nell'imminente in altre centrali sarde di Abbanoa. Per i lavoratori del gestore unico del servizio idrico a rischio di licenziamento è la carta della disperazione.
LA PROTESTA Da ieri 450 operai sono barricati negli acquedotti e negli impianti di depurazione, una quarantina da Cagliari a Sassari. «Abbanoa (la società per azioni controllata dalla Regione) sta mettendo a rischio i nostri stipendi». A pagarne le spese saranno anche i sardi che da oggi potrebbero restare a corto d'acqua. Tutto scritto nella lettera spedita a prefetti e sindaci: «Qualora non si dovessero ottenere i dovuti riscontri, non garantiremo il servizio sulle quantità idriche erogabili». In poche parole: rubinetti all'asciutto, dopo che ieri il management di Abbanoa ha dato buca all'incontro con i sindacati. Ma ce n'è pure per le sigle confederali: «Dovrebbero tutelare i nostri diritti. Invece non hanno cavato un ragno dal buco». Acque agitate anche tra i dipendenti ex Esaf, transitati in Abbanoa da luglio 2005. «La sopportazione ha superato il limite. Vogliamo rientrare in Regione o in uno degli enti strumentali», chiedono in 600.
IMPIANTI OCCUPATI Lo promettevano da mesi, e ieri l'hanno fatto occupando gli impianti idrici. Il blitz è scattato in tarda mattinata, quando il tavolo Abbanoa-sindacati è andato deserto. All'ordine del giorno c'era il destino dei 450 lavoratori delle ditte esterne che, per conto della spa, gestiscono le strutture. Fino a qualche mese fa la loro assunzione in Abbanoa era certa. Non solo. Doveva essere un passaggio formale, rallentato dal mancato accordo sul tipo di contratto e l'ammontare degli stipendi. «Adesso di salari nemmeno si parla più. Il nuovo capriccio è obbligarci a fare il concorso per mantenere il lavoro che abbiamo da vent'anni», spiega Marco Anedda. La data è fissata: 18 e 19 dicembre. In ogni caso, non per tutti c'è la sicurezza del posto. «Dalle ditte esterne, la società per azioni assumerà solo 230 persone. Gli altri (220) devono andare a casa».
GLI EFFETTI Da qui la decisione di occupare gli impianti, «visto che nemmeno i sindacati sono capaci i difendere i nostri diritti. Si continuerà a oltranza, fino a quando non metteremo al sicuro gli stipendi», chiarisce Francesco Muscas. Insomma, un braccio di ferro che si preannuncia durissimo, dopo la lettera spedita a prefetti e sindaci. La strategia della lotta è chiara: sarà depotenziata la pressione con cui l'acqua viene erogata nelle case. I primi effetti potrebbe sentirsi già stamattina: «La conduzione ordinaria degli impianti viene comunque garantita in tutte le fasi del processo, fermo restando eventuali inasprimenti relativamente al negativo evolversi della vertenza».
LE RICHIESTE I lavoratori chiedono «l'annullamento del concorso e il passaggio diretto alla spa, assicurando il mantenimento dei livelli occupativi», sottolinea Roberto Tatti. Se Abbanoa non dovesse fare passi indietro, è pronta anche la mossa successiva: «Restituiremo schede sindacali ed elettorali, siamo stanchi di essere presi in giro», si ripete in viale Diaz, davanti alla sede di Abbanoa. A preoccupare sono anche gli appalti per gli impianti di depurazione (le buste sono state aperte a inizio dicembre). «Le nuove ditte hanno già comunicato tagli al personale. E non poteva accadere diversamente: sono state bandite e vinte gare al ribasso, fino al 42 per cento. Per di più prendendo come base d'asta gli importi del 2005».
EX ESAF Il clima non sembra diverso tra i dipendenti dell'ex Esaf. Nel mirino c'è ancora e sempre la spa, operativa dal primo gennaio 2006 (la presiede Edoardo Balzarini, primo dirigente dell'assessorato regionale ai Lavori pubblici, mentre il direttore generale è Sandro Murtas). «Diciamo basta all'arroganza di Abbanoa», gridano in 600. La metà ha presentato ricorso al Tar (Tribunale amministrativo), affidando la causa a Giulio Murano, avvocato del foro di Roma. Che spiega: «La società vuole fare carta straccia dei diritti acquisiti, applicando unilateralmente condizioni inaccettabili». Gli ex Esaf, per legge, potevano conservare il contratto da regionali o passare a quello del settore acque (Feder utility). «Hanno scelto la prima opzione», chiarisce il legale, seppure la battaglia è ottenere la riassunzione in Regione. C'è poi il capitolo delle decurtazioni degli stipendi: «Siccome lavoriamo 36 ore e non 38 e mezzo come vorrebbe illegittimamente Abbanoa, a settanta di noi è stato tagliato il salario di settembre», protestano Antonello Corda e Gianfranco Parodo, del sindacato Rdb. La seconda battaglia legale si è così aperta, questa volta davanti alla Direzione provinciale del lavoro.