MORTI BIANCHE O CRIMINI PER IL PROFITTO?
Oggi 30 giugno un tragico incidente ha causato la morte di un operaio a Portovesme. Un operaio che lavorava per una ditta “esterna presso la centrale Enel di Portovesme ha perso la vita Angelo Attilio Bernardini, 58enne di Iglesias e residente a Portoscuso.
Non conosciamo la dinamica e, quindi, neppure le cause dell’ “incidente”, sappiamo però che una serie di incidenti mortali hanno visto per protagonisti e vittime operai che dipendono da “ditte esterne”.
Non pensiamo che ciò sia un caso: la logica dell’esternalizzazione del lavoro è la logica del profitto, quella logica che vuole che la forza lavoro venga comprata al massimo ribasso.
Va da sé che, per esser attuata questa logica le misure di sicurezza spesso, molto spesso, diventano un optional.
Noi non crediamo nella fatalità e nella ineluttabilità, troppi sono i morti di lavoro e sul lavoro. Troppe le malattie che si contraggono nel Sulcis a causa dell’inquinamento che queste fabbriche hanno seminato prima di scappare col bottino.
Questi morti non sono morti “per caso” ma a causa di una logica che chiama in causa i responsabili: Chi usa la forza lavoro giocando al ribasso, i padroni e padroncini, ma una grossa responsabilità la hanno i sindacati che negli anni intenti come sono stati a “concertare” hanno dimenticato come praticare il conflitto. Quel conflitto che chiedeva sicurezza nei posti di lavoro. Attenzione per l’ambiente.
Abbiamo paura che questi morti verranno dimenticati presto, verranno considerati come “incidenti” sul lavoro. Noi non vogliamo dimenticare e vogliamo che neppure gli operai tutti le dimenticassero, ma che ne facessero un vessillo per chiedere maggiore sicurezza sui posti di lavoro, più garanzie circa il loro futuro, più democrazia sindacale, quella democrazia che permette loro di potersi scegliere i loro rappresentanti e poter così “licenziare” coloro che tramite concertazione hanno svenduto i loro interessi alle aziende.