OPERAIO LICENZIATO DOPO L'INFORTUNIO

La RdB rilancia la mobilitazione per dire no agli incidenti sul lavoro.

LE NOSTRE VITE VALGONO PIU’ DEI LORO PROFITTI!

Cagliari -

 

F.C., l'operaio rizzatore (assicurava con delle catene i cassoni e i semirimorchi alle stive) al porto di Cagliari, presso la Ro-Ro Terminal, è stato licenziato il 27 gennaio ultimo scorso. Due anni fa ha subito un grave incidente durante il lavoro, all'interno della stiva di una nave. Un semirimorchio che lui poi avrebbe dovuto sistemare, il 16 novembre di due anni fa, non si è fermato e lo ha schiacciato contro una paratia. L'autista del trattore non ha sentito il fischio di stop del marinaio, e F.C. è rimasto travolto. Dopo sei mesi passati tra ospedale e letto per recuperare un infortunio terribile, rientra al lavoro, chiedendo un incarico meno faticoso, perché accusa dolori e non può più fare lavori pesanti. L'INAIL conferma il dato e gli assegna una rendita di 212 euro al mese. Incidente e invalidità sono collegati. Il medico aziendale certifica l'inidoneità al lavoro per il quale è stato assunto. Poi, infine, la lettera di licenziamento.

Finalmente la storia trapela, e arriva sulla stampa locale. L'incidente è stato tenuto nascosta alla stampa. E' evidente che questo licenziamento è illegittimo, e che l'azienda sarà chiamata a rispondere anche del danno esistenziale causato al lavoratore. Perché l'azienda non ha assegnato il lavoratore a mansioni diverse?

Crediamo che la storia sia emblematica su come vanno le cose oggi in Italia.

Gli operai sono carne da macello, da usare e da buttare via quando non servono più. La dignità dell'uomo viene calpestata continuamente, il lavoratore viene considerato solo un numero, un fattore della produzione al pari di tutte le altre risorse, da eliminare e rottamare quando non serve più.

L’azienda che ha licenziato il lavoratore, nel periodo intercorso tra incidente e licenziamento cosa ha fatto per evitare il ripetersi di tali incidenti? Ha fatto formazione per il personale? Ha previsto sistemi di sicurezza per il personale? Ha fatto degli investimenti? Oppure semplicemente usa i lavoratori come pezzi di ricambio? Rotto uno, ne ordina un altro. E i propri operai vengono mandati al massacro perché la loro vita non vale il costo della prevenzione? E la crisi economica in atto viene utilizzata come alibi per abbassare il livello di sicurezza sul lavoro? Ma si sa che è così in tutta Italia, gli operai vengono mandati a morire ogni giorno nelle fabbriche, nei cantieri, nelle campagne, sulle strade e nei posti di lavoro.

La condizione generale dei lavoratori è peggiorata, diminuendo i salari e le pensioni e aumentando l’età pensionabile. In Italia ci sono ogni anno oltre mille e trecento morti sul lavoro, mentre gli infortuni totali sono oltre un milione all'anno. Si tratta, è bene sottolinearlo, di dati approssimati per difetto, soprattutto per le difficoltà di stimare le morti conseguenti a malattie contratte sul lavoro. Nelle statistiche sulle ‘morti bianche’ vengono conteggiati solo gli infortuni sul lavoro e mai le morti da malattia professionale che porterebbe ad oltre il doppio il tributo di sangue che i lavoratori italiani pagano alla logica del profitto, e alla mancanza di norme certe, di responsabilità e di controlli ispettivi sulle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

L’INAIL  sottolinea che in Italia si stimano almeno 200 mila infortuni all’anno mai denunciati. Ciò dipende soprattutto dalla grande diffusione di lavoro nero e irregolare.

 

SERVONO PIU’ CONTROLLI E

UNA DIVERSA ORGANIZZAZIONE AZIENDALE DEL LAVORO

SI REINTEGRI SUBITO IL LAVORATORE LICENZIATO!