PARTE LA CONSULTA DEGLI STRANIERI A CAGLIARI. ALCUNE RIFLESSIONI AL RIGUARDO

Riceviamo un contributo da un nostro iscritto ex emigrante, che volentieri pubblichiamo.

Cagliari -

 

 

Trent’anni fa circa (era il 1981) il Comune di Gross Gerau propose la creazione di una “consulta per gli stranieri” un auslaenderbeirat.

 

Un collettivo di tedeschi e non, (Auslaendisch-deutscher-Arbetikreis) rispose dicendo NO GRAZIE. E lo fece argomentando il rifiuto  attraverso una pubblicazione di una ventina di pagine i cui punti fondamentali possono essere sintetizzati  nei 6 punti che sotto elenchiamo. 

 

  

1.     La consulta non ha, per sua natura e per definizione, alcun potere decisionale. Essa non può neppure pretendere che venga ascoltata dalle forze politiche presenti in consiglio comunale e che le richieste che vengono da essa formulate divengano oggetto di discussione a livello comunale.

 

2.     Alla consulta non vengono assegnati finanziamenti da usare in modo autonomo. Qualora dovessero esserle assegnati fondi essi non possono essere utilizzati in modo autonomo dalla consulta stessa.

 

3.     Eventuali divergenze politiche per divergenze etniche e/o religiose fra i rappresentanti di diverse nazionalità serviranno  da freno e da alibi alla concessione del diritto di voto per i cittadini stranieri.

  

 

4.     L’insediamento di una consulta serve a dare da un lato la sensazione agli stranieri che essa sia l’organo preposto a risolvere i “loro problemi” facendo sì che essi considerino i problemi che li riguardano come problemi loro e non della cittadinanza tutta.

 

5.    I problemi che riguardano i cittadini stranieri sono gli stessi che riguardano i cittadini tedeschi. La consulta serve, dunque, a fornire l’alibi per non risolvere i problemi che riguardano tutti i residenti.

  

 

6.     Le esperienze delle consulte nei luoghi dove esse sono state insediate stanno a dimostrare che esse fungono da valvola di sfogo. Che non sono in grado di risolvere alcuno dei problemi che riguardano gli stranieri. Che i problemi politici vengono degradati a problemi di ordinaria burocrazia. Che solo allorquando gli stranieri avranno gli stessi diritti degli autoctoni sarà possibile parlare di reale voglia di integrazione.

 

 

 

Adesso è stato il comune di Cagliari ad aver istituito una consulta per stranieri. 

Nell’augurare buon lavoro alla consulta stessa ci sentiamo di dire che le obiezioni fatte trent’anni fa rimangono intatte. Le consulte rimangono un comodo alibi per le amministrazioni, un alibi per non concedere il voto ai cittadini non italiani. E a riprova di ciò rimane il fatto inconfutabile che Nazioni che non hanno fatto ricorso a simili palliativi (vedi la Svezia o l’Olanda) hanno trovato il modo di concedere il diritto di voto agli stranieri, altre, invece, (la Germania in questo caso) dove le consulte abbondano no. Non ancora!