PENSIONI UN ALTRO GIRO DI VITE

Cagliari -

Sono ormai vari anni che tutti i governi che si sono succeduti usano le casse previdenziali ed i pensionati come bancomat e fare cassa per spese che nulla hanno a che fare con le finalità per cui i lavoratori in pensione hanno versato i loro contributi durante la loro vita lavorativa. Li usano per grandi opere, per operazioni militari o anche per assistenza di tipo sociale visto che non si vuole separare il capitolo assistenza dalla previdenza.

 

Sono politiche economiche precedute da campagne mediatiche condotte con sistematica scientificità: instillare l’idea nei giovani che se loro non riescono ad accedere ad un lavoro dignitoso e che, quindi, avranno la prospettiva di una pensione da fame, la colpa sarebbe dei loro genitori e nonni che percepiscono una pensione. Nulla di più falso! La pensione è salario differito che il lavoratore ha accantonato durante la propria vita lavorativa. Le pensioni, per lunghi anni si basavano su un sistema solidaristico fra generazioni. Con i contributi versati dai lavoratori “attivi” venivano pagati gli assegni pensionistici. Questo patto si è retto fino a che il mercato del lavoro non è stato “drogato” da forme contrattuali che prevedono la decontribuzione di alcune tipologie di lavoro, dalla cessazione di attività di alcune casse previdenziali addossandone il costo all'Inps, da forme di clientelismo fatte pagare agli enti previdenziali e soprattutto dalla crescente disoccupazione/inoccupazione giovanile. Inoccupazione e disoccupazione che hanno costretto i “vecchi”, gli anziani a sopperire alla mancanza di welfare ed ammortizzatori sociali per le giovani generazioni. Quello che era stato previsto come un sistema solidaristico, è stato trasformato, dal 1995 (Riforma Dini) in un sistema individualistico (calcolo contributivo) e via via peggiorato con altre controriforme. Già allora ci avevano raccontato che con quella riforma i conti degli istituti previdenziali sarebbero andati in ordine. E da allora, invece, è un susseguirsi di “riforme” fino ad arrivare alla Fornero. Riforme tutte tese al “risparmio, al taglieggiamento delle pensioni. Si calcola che solo negli ultimi 5 anni il potere d’acquisto delle nostre pensioni sia diminuito del 30%. Una rapina! Una rapina perpetrata dai vari governi di vario colore che si sono succeduti e con il beneplacito di sindacati compiacenti, i quali intendendo piazzare i loro “prodotti”: assicurazioni e pensioni integrative, non si sentono impegnati a difendere il potere d’acquisto delle pensioni pubbliche.

L’USB/RdB-pensionati considera i pensionati come lavoratori liberati dal lavoro dipendente: persone che vivono grazie a quella parte di salario differito che hanno versato nella loro vita lavorativa. Pensiamo che lottando per la difesa del potere d’acquisto delle nostre pensioni, il sistema sanitario, tutto il sistema welfare se pur insufficiente che siamo riusciti a conquistare, non lottiamo solo per noi pensionati, ma anche per le generazioni future, per i nostri figli, noi insieme a loro possiamo farlo, non sentendoci e non permettendo che ci considerino un corpo estraneo o peggio ostile!

Invitiamo, dunque, chi si sente parte di questo mondo, il mondo del lavoro e che non è intenzionato a stare al gioco di chi vuole separarlo dal mondo del lavoro attivo, che non è disposto ad accettare la frattura generazionale che gli strateghi della rapina vogliono mettere in atto ad aderire a USB/RdB pensionati,

 

Insieme possiamo provare ad invertire questa deriva. Dobbiamo provarci.

LA RdB/USB PENSIONATI È A DISPOSIZIONE DI TUTTI COLORO CHE HANNO BISOGNO DI CHIARIMENTI E PER IL DISBRIGO DELLE EVENTUALI PRATICHE PER IL RIMBORSO DELLE SOMME DOVUTE ALLA MANCATA PEREQUAZIONE.

 

 

Cagliari. Maggio/2015 USB PENSIONATI