PER UNA VERA SOLIDARIETA' AI MINATORI DEL SULCIS IGLESIENTE E CONTRO LA PASSERELLA MEDIATICA DI POLITICI E SINDACALISTI

Cagliari -

 

E’ stato un susseguirsi di politici, politicanti giornalisti e sindacalisti. Tutti a scoprire il Sulcis: già. Il Sulcis è la provincia più povera d’Italia, quella che con  130.000 abitanti, annovera ben 90.000 disoccupati, cassintegrati, e pensionati, e solo 30.000 hanno un impiego.Questi signori si sono messi a parlare  improvvisamente  di crisi in un territorio da sempre in crisi, come se  tutto fosse opera del  destino e non piuttosto frutto di politiche miopi o volutamente tese a tenere questo territorio nel sottosviluppo.

 

Qui dove vivevano dalle fabbriche 6.000 famiglie, oggi rimane, oltre alla disperazione dei lavoratori, il frutto di un’industrializzazione selvaggia, il piombo nel sangue dei bambini, i fanghi rossi sulle coste, mentre i grandi capitalisti dopo essersi riempiti le tasche di finanziamenti pubblici, sono scappati col bottino.Ma qual’è stato il prezzo che il Sulcis ha dovuto pagare per un breve sviluppo ormai smantellato?

 

Tutti conoscono i fumi di acciaieria, pochi ne conoscono gli effetti reali: si tratta di un distillato di sostanze chimiche e metalli pesanti capaci di sviluppare tumori. Il cadmio, per esempio, è responsabile di tumori polmonari, vescicali e prostatici ed il Sulcis detiene il triste record europeo di rilascio di questa sostanza nelle acque. Il piombo danneggia praticamente tutti i tessuti, in particolare i reni ed il sistema immunitario. Gli studi epidemiologici dimostrano che c’è una relazione tra la presenza di piombo, nel sangue e nelle ossa, e le scarse prestazioni in prove attitudinali. Uno studio del 2009 afferma che, su un campione di 400 abitanti di Portoscuso, il 50% sarebbe affetto da disturbi alla tiroide. Il Sulcis è un territorio che il capitalismo di rapina  ha riempito di veleno.

 

Pochi giorni fa gli operai della Carbosulcis S.p.a, società della Regione Sardegna che gestisce la miniera di Nuraxi Figus, si sono calati in occupazione ad una profondità di - 400 m per reclamare il loro diritto al lavoro.

 

Come sindacato siamo per una fattiva solidarietà ai minatori ma non vogliamo mescolare la nostra solidarietà formulando proposte demagogiche ed allora cerchiamo di fare chiarezza chiedendo cosa rappresenta il progetto “Sotacarbo” promosso nel 2008 da Soru, e oggi sposato dalle maestranze e da tutti i politici,  quello che “catturerebbe e “stoccherebbe” l’anidride carbonica Co2 nel sottosuolo; se questo significa nascondere il veleno nel sottosuolo, si fa il bene del territorio? Se costasse una cifra spropositata rispetto ai ricavi, questo non significherebbe produrre energia ma assistenzialismo? E dopo 4-5 anni non si avrebbe un Sulcis ancora più avvelenato con più disoccupati di quelli che ci sono oggi?La nostra solidarietà la diamo, però vogliamo indicare i responsabili del disastro attuale, che sono gli stessi che ora vanno sotto terra a sostenere le rivendicazioni dei minatori per stare sotto i riflettori. Gli stessi che hanno costruito una diseconomia di assistenza, per questioni elettoralistiche con tanti di quei soldi che se fossero stati dati ai minatori oggi sarebbero tutti benestanti. E loro adesso, politici, sindacalisti sono tutti lì a volteggiare sulle teste dei minatori, pronti a promettere nuovamente l’impossibile, pronti a sostenere qualsiasi rivendicazione pur di venire rieletti, anche se sanno benissimo che stanno creando un nuovo periodo di diseconomia pilotata, un’altra voragine dove inghiottire altri milioni in cambio di un paio d’anni di pace sociale.Anche l’ENEL, causa della situazione del territorio, dà solidarietà!

 

La Giunta Regionale che giusto due mesi fa si trovava nel bel mezzo della bufera per l’affare Lorefice, misterioso giovanotto “neolaureato” a cui si regalavano le sorti di questi di lavoratori, elargisce solidarietà a piene mani!

 

Pili, ex Presidente della Giunta Regionale, e deputato al Parlamento, massimo sostenitore del metanodotto GALSI – che quindi nei fatti è assolutamente contrario all’utilizzo del carbone – dà solidarietà!

 

Noi crediamo che solidarizzare voglia dire proporre una alternativa possibile di sviluppo di questo territorio, mettendo al centro delle politiche lavorative proprio le persone ingannate dai millantatori di solidarietà: e allora diciamo ai lavoratori della Carbosulcis, agli operai ALCOA fino a quelli dell’Eurallumina, che esiste un’alternativa sostenibile ad una industrializzazione piena di rischi e che non trovano risposte alle legittime domande di sicurezza e tutela ambientale e della salute delle popolazioni del territorio!Esiste un’alternativa in grado non solo di garantire agli operai e ai minatori del Sulcis il diritto ad una continuità salariale ma anche di costituire la base di un modello di sviluppo per il territorio:

l’attuazione di un progetto di bonifica immediata della zona e lo sviluppo di un modello economico realmente sostenibile e duraturo, in grado di dare lavoro agli abitanti e di restituire a questa terra ed alla popolazione la dignità che meritano. Questo progetto costerebbe molto meno dello stoccaggio sotterraneo dell’eventuale veleno, darebbe migliaia di posti di lavoro in più, rispetterebbe il territorio e lo valorizzerebbe.

 

In questo momento la vera soluzione per i lavoratori e per il territorio può essere solo il rilancio del progetto del Parco Geominerario, e in quest’ottica i primi ad essere assunti dovrebbero essere proprio i minatori e i disoccupati del Sulcis.

 

Le miniere dismesse, come già fanno da anni in altre parti d’Europa, possono diventare un’importante attrattiva, parte di un percorso turistico e culturale che metta in evidenza non soltanto le incredibili bellezze naturali e paesaggistiche ma che valorizzi sia la cultura che la storia del nostro territorio, una storia segnata anche dalle lotte di operai e minatori. Col progetto di bonifica, che avrebbe tempi lavorativi di alcuni decenni, maturerà la necessità di impiegare altre persone nella successiva opera di valorizzazione dei siti, così come nel miglioramento dei collegamenti e dei servizi. Parallelamente un recupero attivo dell’economia legata all’agricoltura, alla pesca e alla trasformazione industriale di questi prodotti potrebbero rivelarsi determinanti se scegliessimo  di puntare, appunto, sul turismo intelligente. Scegliere per se stessi, per il bene del popolo lavoratore sardo, dovrebbe essere un diritto mentre oggi, come ieri politicanti continuano a scegliere per noi, imponendo modelli di sviluppo alieni ed assolutamente non sostenibili, truffe al veleno e inganni inquinanti.

Dopo anni di silenzio e di inerzia, lo stato italiano ha l’obbligo di fare politiche di intervento e sviluppo del Sulcis, partendo dai bisogni di lavoro, salute, tutela dell’ambiente e crescita culturale delle popolazioni, abbandonando invece quelle politiche neoliberistiche e assistenzialistiche che questi danni hanno causato.