PROMESSE ELETTORALI

Cagliari -

 

 

E’ abitudine di tutti i partiti fare promesse nel periodo che precede le elezioni. Promesse che, gli elettori sanno che il più delle volte vengono disattese, cosa talmente ovvia e risaputa che “o’ comandante” (Achille Lauro) più volte candidato a sindaco di Napoli e alla camera dei deputati per il partito monarchico, per vincere lo scetticismo e la diffidenza  dei napoletani ricorreva allo stratagemma di far dare la scarpa sinistra PRIMA delle elezioni e quella destra ad elezioni avvenute. Altri tempi! Tempi in cui la compravendita dei voti avveniva con esborso di danaro della tasca dell’interessato, adesso invece sembra che qualche politico si sia fatto più furbo e cerca di “comprare i voti con i soldi nostri, di tutti noi. E’ il gioco delle tre carte quello che sta attuando il signor Silvio Berlusconi, egli promette, in caso di vittoria (in verità assai improbabile) la restituzione dell’IMU pagata nel 2012. Ovvero, egli restituirebbe, con i soldi di tutti i contribuenti, una certa cifra  ad una platea ristretta di cittadini elettori! Geniale! E non ci dice nemmeno da quale voce di bilancio (sanità, istruzione? ) andrebbe ad attingere per prelevare questi soldi.

 

Questo il senso delle lettere che milioni di cittadini si stanno vedendo recapitare in questi giorni.

 

Un trucco? Certamente, ma un trucco che rischia di far presa su tanti elettori che non si chiedono chi ha votato la reintroduzione di quella tassa e se se lo chiedessero la risposta sarebbe semplice: Oltre a Monti, Bersani, c’è anche la firma di Berlusconi.

 

Ma gli elettori crediamo siano stanchi di essere presi per i fondelli con promesse. Essi hanno avuto modo di sperimentare quanto grande è la differenza fra il dire e il fare: Non hanno dimenticato la chiamata in diretta all’amico Putin e poi hanno sperimentato sulla propria pelle il destino dell’ALCOA, i tagli (5000 posti di lavoro) nella scuola pubblica in Sardegna. Il massacro dei diritti dei lavoratori mediante le riforme Sacconi-Brunetta. I rinnovi dei contratti bloccati. Non hanno dimenticato l’innalzamento dell’età pensionabile fino a 67 anni attuata dal governo Monti con l’appoggio del PD e PDL col contorno di Casini.

 

Essi sanno che nel giro di pochi anni le loro retribuzioni sono state decurtate del 20% del valore d’acquisto. Che le pensioni e gli stipendi diventano sempre più “leggeri” causa una miriade di balzelli approvati da tutto il parlamento ad ogni piè sospinto.

 

Tutto questo sanno e per questo non si lasceranno ingannare da demagogiche promesse ma misureranno la loro credibilità su come i partiti hanno  operato negli anni in cui hanno governato.