Quale fututo per le miniere della Carbosulcis?

Cagliari -

 

L’USB Sulcis  è abbastanza preoccupata per il futuro della Carbosulcis, siamo alle solite parole che hanno riscontro nei fatti, reputiamo i maggiori artefici di questa situazione che sta per venire a galla , il governo italiano e la Regione Sardegna azionista dell’azienda. 

Esiste un reale pericolo di cassa integrazione, per i minatori e non si ha il coraggio di chiedere i fondi CEE per miniere in via di dismissione e puntare a bonifiche ambientali ed a un Polo di ricerca energetica. Si continua ad insistere sul progetto Integrato Miniera –Centrale, che non verrà mai fatto per svariati motivi che tutti conosciamo. Si fa dunque fatica a capire perché le tecnologie della cattura e dello stoccaggio della CO2, costose e incerte anche in contesti più favorevoli, siano  richieste a gran voce qui in Sardegna, quando i contributi Europei se li è aggiudicati l’Enel per l’impianto di Porto Tolle. Continuiamo a non comprendere,  perché non si utilizzino le innovazioni tecnologiche apportabili con l’applicazione del Brevetto sulla riduzione del tenore di zolfo pre combustione, depositato dal 1 Luglio 2009 dalla Carbosulcis S.p.A. stessa, che dà valore aggiunto al Carbone Sulcis. L’applicazione di questa tecnologia, anche mediante la commercializzazione di sottoprodotti del processo, quali gli acidi umici derivati dal carbone, rende più competitivo il carbone Sulcis. Progetti analoghi, legati anche alla produzione di acidi umici sono già in atto, a partire dal 2008 in giacimenti spagnoli, russi, tedeschi.

Ci domandiamo perché non è possibile fare quello che hanno fatto nella Ruhr -capitale europea della cultura 2010- con fondi europei... a cui possiamo accedere anche noi, oppure non siamo più in Europa? Eppure, le esperienze di  riqualificazione industriale, fatte sul serio e in profondità, non mancano. A cominciare dall’Europa e dal paese più industrializzato di tutti, la Germania, dove negli anni Ottanta è stato messo a punto il piano di riconversione dell’area della Ruhr, la storica regione che ha miscelato enormi bacini minerari e impianti siderurgici e che ha dato risultati di rilievo nonostante la Germania, con oltre 44 milioni di tonnellate, sia il primo produttore europeo dell’acciaio. Infine vogliamo sapere se sono vere le voci sempre più insistenti dell’interesse dell’Emiro del Qatar Al Thani alle miniere sarde , che vorrebbe a costo zero. Per fare cosa e per quali loschi interessi? Se vera la notizia sarebbe l’ennesimo atto di colonialismo verso le lavoratrici, i lavoratori sardi e di tutto il popolo sardo .

                                 USB SULCIS