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RICONGIUNZIONI ONEROSE: UN VERO E PROPRIO FURTO!

Roma -

 

Cosa si intende per ricongiunzioni onerose? Si tratta del ricongiungimento, ai fini previdenziali, di diversi periodi contributivi versati in differenti casse previdenziali. L’onerosità consiste nel fatto che lavoratori e lavoratrici che oggi vogliono ricongiungere i periodi devono pagare somme elevatissime per ottenere il diritto alla pensione, già lautamente conquistato con il versamento dei contributi pensionistici. Una vera e propria rapina!

Chi riguarda? Le stime parlano di circa 600.000 lavoratori e lavoratrici che si trovano in questa assurda situazione, con il rischio concreto di non poter accedere alla pensione. E’ il caso ad esempio di chi ha 18 anni di versamenti INPS e 18 INPDAP che non accetta di pagare o che non chiede la “totalizzazione”.

Perché la legge ha modificato il sistema precedente, imponendo l’onerosità? Dopo l’innalzamento dell’età pensionabile a 65 anni per le donne del settore pubblico, per paura di una fuga verso il sistema INPS da parte delle lavoratrici che, ricongiungendo gratuitamente i periodi in INPS, potevano andare in pensione a 60 anni invece che a 65, venne emanata la legge 122/2010 che impone l’onerosità del ricongiungimento. In sostanza per evitare che qualche lavoratrice potesse trovare una soluzione alla mannaia dei 65 anni, si è preferito commettere un ulteriore, generalizzato e gravissimo annullamento dei diritti.

Cosa succede se si vogliono ricongiungere i periodi? In questo caso si deve fare domanda vedendosi arrivare richieste esorbitanti da parte dell’ente previdenziale per importi superiori anche a svariate decine di migliaia di Euro! E’ il caso di Ida B. che dovrebbe pagare 265.673,94 per ricongiungere 27 anni di contributi Inpdap. Ovviamente tutti già pagati. Ma a tutti si offre una splendida opportunità: rateizzare l’importo, dopo aver versato un congruo anticipo! In questo modo Ida dovrà pagare solo 2.169,40 al mese per più di 13 anni, pagando anche gli interessi al 4,5%, per un importo complessivo di 353.612,44!!!

Cosa succede invece se non si ricongiungono i periodi lavorativi? La casistica è complessa e le situazioni vanno valutate individualmente. Per sintetizzare però possiamo dire che, nel caso in cui si decidesse di non ricongiungere i periodi, per avere diritto alla pensione si deve fare domanda di “totalizzazione”. Questo comporta un calcolo basato esclusivamente sul sistema contributivo, con una netta perdita sull’importo dell’assegno pensionistico. Viste le cifre che vengono richieste per il ricongiungimento, la “totalizzazione” rimane l’unica alternativa possibile, e così il lavoratore, comunque vada, rimane fregato!

Cosa fare? USB sta seguendo con particolare attenzione la questione. Nel luglio 2011 i parlamentari votarono all’unanimità una mozione in cui si chiedeva al governo di trovare una soluzione al problema. Ma dopo un anno ancora la questione non solo non è stata risolta, ma nemmeno affrontata nel giusto verso. Per questo USB ha organizzato per il 10 dicembre un incontro, invitando le forze politiche, il Presidente e il Direttore Generale dell’Inps, per chiedere il ripristino immediato della non onerosità del ricongiungimento dei contributi. USB ha invitato anche il ministro Fornero, che dopo le ultime dichiarazioni “di apertura”, dovrebbe spiegare direttamente ai lavoratori ed alle lavoratrici le reali intenzioni del Governo. In base alle risposte che ci verranno fornite valuteremo le iniziative di lotta da intraprendere per respingere al mittente il furto delle ricongiunzioni onerose.