Rilanciare la Sanità Pubblica

Cagliari -

Gentile Assessore alla Sanità

 

Signor Presidente della Giunta Regionale

 

Il re, per dirla con Andersen,  s’è mostrato nudo  davanti a questa pandemia che ha afflitto il mondo intero, l’Italia ed in modo marginale la nostra Regione. Noi  siamo convinti che  questa nudità non è da addebitarsi al caso “cinico e baro” ma a scelte politiche liberiste messe in atto da governi nazionali  e  a cascata, dalle giunte regionali che si sono succedute in tutti questi anni e sulle orme delle quali abbiamo fondati timori Lei intende proseguire.

Scelte che hanno finito per denudare “il re” che boriosamente governi di tutti i colori cercavano di far accreditare come se non il migliore almeno uno dei migliori del mondo. Una affermazione che, noi anziani, che ci siamo fatti carico in questi ultimi dieci anni, di sopperire ai tagli nel welfare contribuendo ai bisogni di figli e nipoti; che abbiamo contribuito all’economia statale subendo mancati adeguamenti di perequazione delle pensioni e  pagando tutti l’IRPEF (non c’è evasione fiscale fra i pensionati); che abbiamo assistito al taglio di 37 miliardi di euro nella sanità pubblica con 70000 posti letto persi e 359 reparti chiusi negli ospedali; che pazientemente abbiamo subito tempi di attesa biblici per una visita specialistica non abbiamo esitato a denunciare in tempi non sospetti: diciamo prima dell’apparizione del tristemente famoso Covid 19. Lo abbiamo fatto a mezzo stampa, con qualche raro incontro che Lei, signor Assessore ci ha concesso e lo avremmo fatto se lei avesse risposto alla nostra richiesta di incontro fattale il giorno 6 dicembre del 2019. E così l’affermazione che veniva ripetuta come un mantra, quella della sanità migliore del mondo, ha finito per poter essere paragonata alla famosa favola di Esopo: quella della rana che volendo somigliare al bue e gonfiando il petto oltre misura muore a causa dello scoppio dei polmoni. Noi pensionati , Assessore, non abbiamo dimenticato le lotte condotte negli anni “70 per una sanità pubblica ed universale. Non abbiamo dimenticato le lotte condotte per una sanità che coprisse tutti i territori anche quelli meno accessibili e più svantaggiati mediante misure di prevenzione e di medicina diffusa.

Nel contempo non possiamo ignorare che negli ultimi decenni, in nome di assurde logiche di austerità si è invertita la rotta,  privilegiando  politiche che hanno finito  con l’impoverire la sanità pubblica mediante tagli dei posti letto, mancanza di ricambio del turn over del personale, chiusura di presidi sanitari nei piccoli centri ecc.     Il risultato, insomma,  di una strategia di privatizzazione di lungo periodo, in cui è stata privilegiata l’ospedalizzazione rispetto alla prevenzione, sulla base di un ragionamento economicamente banale e sanitariamente devastante: la prevenzione costa, l’ospedalizzazione rende. Le nostre RSA, (Rappresentanze sindacali aziendali)  RSU (Rappresentanze sindacali Unitarie), ben prima del manifestarsi di questa pandemia, denunciavano carenze di personale  nei reparti, la precarizzazione del personale, la mancanza di materiale protettivo, e spesso non hanno trovato nessuno disposto ad ascoltare e quando sono stati ascoltati, le risposte sono state inadeguate. Il risultato del mancato ascolto di queste lagnanze e delle mancate misure di prevenzione è stato il collasso del sistema ospedaliero e la morte di molti medici, infermieri e OSS. Quelli che nella vulgata comune vengono definiti “eroi” quando dovrebbero essere definiti semplicemente MORTI SUL E DI LAVORO.  Morti che si sarebbero potuti evitare, omicidi “bianchi. Non ci piace la retorica, continuiamo a pensarla con Brecht che “Sciagurata è quella Nazione che ha bisogno di eroi”.

Il risultato di queste scellerate politiche è stato che un numero abnorme di contagi si siano riscontrati proprio in quei luoghi deputati ad essere maggiormente protetti: le Residenze per anziani e gli ospedali. Abbiamo denunciato, e lo hanno fatto insieme a noi le nostre rappresentanze sindacali là dove sono presenti   Adesso  ci tocca constatare che questa epidemia non solo ha allungato le liste di attesa per una normale visita ospedaliera, ma ha rimandato sine die e a volte post mortem visite che risultano essere indispensabili  per pazienti con patologie oncologiche, neurologiche e nefrologiche. Una politica miope che rischia di allungare il numero delle vittime  di questa  strage di innocenti il numero dei quali è di difficile computazione ma  che può  essere paragonata a quella ben più celebre ordita (forse) da Erode.

 

Ci preoccupa che domani, passato il pericolo, si possa pensare di continuare nella vecchia strada dei tagli al welfare e delle spese inutili, i quando non dannose,  tipo Ponte sullo Stretto o TAV, rigassificatori  e militari. Ci preoccupa che si possa ritornare con il finanziamento scandaloso per un ospedale privato come il Mater Olbia finanziato con un esborso di una sessantina di milioni da parte della Regione per 10 anni. Ci preoccupa pensare che grandissima parte del personale infermieristico e OSS abbia contratti da precario e che debba sottostare al ricatto della perenne precarizzazione. Ci fa ribrezzo pensare a tutte le spese inutili che vengono fatte per consulenze e per macchinari spesso inutili mentre le operazioni di sanificazione vengono affidate a personale “esterno” dipendente da “cooperative” e retribuito con paghe che definire vergognose sarebbe un eufemismo. Non dimentichiamo lo scandalo del perdurare di un regime di semi monopolio per quel che riguarda la riabilitazione affidata ad una ONLUS per la quale il contratto di lavoro nazionale, le relazioni sindacali rappresentano un “inutile orpello” e il pagamento degli stipendi per i dipendenti un “optional”.

Tutto ciò premesso e, malgrado il pessimismo che ci deriva dalla ragione, vogliamo manifestare un minimo di ottimismo che ci proviene dalla volontà , ed in ragione di questo ottimismo vogliamo sperare:

che  quanto successo abbia insegnato qualcosa, per esempio che non serve il numero chiuso per accedere alla facoltà di medicina. Avevamo già prima bisogno di medici, ne abbiamo ancor più bisogno oggi. Abbiamo 3,2 posti letto per mille abitanti a fronte dei 6 della Francia e 8 della Germania (senza tener conto della diversa orografia del nostro territorio, che  imporrebbe una distribuzione meno accentrata); abbiamo quindi  bisogno di più ospedali pubblici; vogliamo pensare che voi abbiate considerato le conseguenze che potrebbero derivare all’atto delle riaperture delle attività scolastiche e dei pericoli che possono derivare dai trasporti per gli studenti visto che le scuole superiori si trovano prevalentemente nei capoluoghi e che abbiate pensato ad una distribuzione degli istituti meno accentrata. Che  concordiate con noi nel giudicare le spese per la difesa spropositate e che essa possa convertire la sua propensione perché alla luce degli ultimi avvenimenti  , gli unici contributi visibili da parte della Difesa sono stati l’Ospedale da campo degli Alpini e i camion per trasferire i morti in altra regione; abbiamo quindi bisogno di un’altra Difesa, meno impegnata in missioni all’Estero dai costi faraonici ma più pronta e attrezzata per intervenire in eventi, purtroppo molto frequenti, quali terremoti, incendi, alluvioni e, come ora, epidemie.  A questo proposito ci piace citare il  più popolare Presidente della Repubblica che abbiamo avuto: Sandro Pertini quando ebbe ad affermare: “ Si svuotino gli arsenali si lavori per riempire i granai”.

 

A voi, Signor Presidente, Assessore spetta l’arduo compito di invertire la rotta, noi da parte nostra vi possiamo assicurare che continueremo a vigilare e, se vorrete ascoltare, perfino dare qualche suggerimento.

 

 

p. il coordinamento USB/Pensionati.

 

     Salvatore drago