Ritornano le maschere bianche del precariato!.... E gli Enti locali sardi giocano sulla pelle dei lavoratori….
La situazione dei precari dei CSL, è precipitata vertiginosamente, vittima di un fuoco incrociato tra Province e Regione, dirigenti e politici, i quali sulla pelle dei precari giocano una partita che, a seguito del referendum del 6 maggio, ha il centro della contesa nella ridefinizione degli enti locali e nella riattribuzione delle competenze in materia di servizi per il lavoro.
Su scala regionale la battaglia di questi giorni prosegue con l’occupazione dei portici di viale Trento a Cagliari, sede della Giunta regionale, ma anche su scala provinciale adesso i lavoratori si muoveranno per vedere affermati i loro diritti.
Sull’onda della vasta mobilitazione regionale, culminata nell’occupazione permanente sotto il Palazzo di Viale Trento a Cagliari, fortunatamente, per i lavoratori precari, il 6 febbraio il Consiglio regionale della Sardegna ha convertito in legge l'o.d.g. che impegna il presidente della Regione e la Giunta regionale a garantire l’integrale attuazione della legge regionale n. 25 del 2012 delegando con proprio atto l’Agenzia regionale del lavoro ad operare all’assunzione fino al 31 dicembre 2013 del personale precario dei CSL in via sostitutiva degli Enti Locali inadempienti.
In mezzo ad una congiuntura economica negativa come quella sarda, la prova di serietà del Consiglio regionale dimostra che in materia di politiche attive del lavoro, il passaggio più funzionale per rilanciare il Sistema dei servizi regionale per il lavoro è quello di avocare alla Regione Sardegna quelle competenze sul lavoro, oggi affidate alle province e naufragate nella demagogia politica di piccole beghe di bottega.
Infatti, nonostante le risorse regionali stanziati, nonostante una legge regionale, nonostante una nota regionale di indirizzo tecnica e specifica, nonostante per le Province e i Comuni sardi l’assunzione dei precari sia a costo zero, purtroppo, la miopia dei dirigenti e della classe politica locale è tale che questi non riconoscono le giuste aspettative di più di 300 persone e famiglie in carne ed ossa.
Per l’immobilismo decisionale, vengono mortificate le legittime aspettative di decine di lavoratori e lavoratrici e, pure, quelle dei troppi disoccupati che a causa del sotto organico cui versa il CSL, vedono allungarsi le procedure burocratiche di chi cerca un lavoro.
Dal 1 gennaio 2013, più di 300 precari, sono senza lavoro, e non pare prospettarsi all’orizzonte una soluzione possibile! Un paradosso, se si pensa che per 7/10 anni hanno lavorato per favorire la ricerca di un’occupazione a chi un lavoro non lo ha… e, che adesso disoccupati ex novo, devono iscriversi presso gli uffici che, presso le Province, loro stessi hanno implementato!
Il problema è di volontà politica!
Per questo, la scorsa settimana con un presidio permanente fuori dal Palazzo della provincia di Olbia Tempio, e da quasi un mese sotto il Palazzo della Giunta in viale Trento a Cagliari, sul piano locale come regionale, l’USB – maggiormente rappresentativa tra i lavoratori precari in oggetto e da sempre in prima linea in questa vertenza – ha promosso una serie di iniziative per non far cadere la vertenza nel calderone delle troppo lotte per il lavoro dimenticate e cancellate dall’agenda politica regionale.
Unitamente alla UIL, l’USB prosegue l’occupazione 24h su 24h sotto il Palazzo di viale Trento a Cagliari, per sollecitare Cappellacci e la Giunta Regionale a trovare una soluzione definitiva e positiva alla vicenda.
Sono tanti i fronti di lotta, uno solo obiettivo: il lavoro, la stabilizzazione!.... Stabilizzazione, poiché i lavoratori in oggetto hanno maturato i requisiti temporali e di merito – l’aver superato un concorso pubblico e i 36 mesi di servizio continuativo – per veder riconosciuto il diritto al lavoro stabile.
Nel riordino necessario dei servizi per il lavoro, ai lavoratori precari dei CSL e dei CESIL della Sardegna, va riconosciuta l’attività svolta tra la fase di avvio e il consolidamento attuale dei servizi erogati (documentati dal costante monitoraggio del servizio offerto) e il valore/merito attribuito dal fatto che il loro reclutamento sia avvenuto con procedure selettive ad hoc, assimilabili, per altro, a forme concorsuali previste dalla normativa in materia di pubblico impiego.
Bisogna valorizzare le professionalità acquisite (dei precari) che hanno adottato buone prassi e dispongono dei know-how necessari sviluppati anche attraverso esperienze dirette: altrimenti, il rischio è azzerare tutta la conoscenza e la competenza finora maturata dopo anni di precariato storico.
Fra l’altro, anziché aprire al leitmotiv delle esternalizzazioni come alcune scelte politiche regionali lasciano intendere (leggi, l'accreditamento dei servizi per il lavoro ai privati) e visto il tasso di disoccupazione della nostra Sardegna, ci si chiede il perché la Regione non rafforzi quegli strumenti pubblici che concretamente sono utili in materia di politiche attive per il lavoro e l’occupazione, a partire proprio dal buon esempio: ironia della sorte, gli uffici presso i quali siamo impiegati sono nati col fine di “combattere la precarizzazione dei rapporti di lavoro promuovendo tutte le misure atte a favorire il ricorso a forme di lavoro stabile e garantito” (Art. 3 comma 2 L. R. 20/05).
… Per questo, difendere questi posti di lavoro, significa difendere anche i Servizi pubblici per il lavoro. Quei servizi ai quali ogni cittadino gratuitamente può rivolgersi e dai quali nascono le analisi e gli studi che dovrebbero segnare le linee guida di ogni politica del lavoro mirata a costruire nuova occupazione. Poiché è ai quegli uffici che si rivolgono disoccupati, inoccupati, cassintegrati, immigrati e più in generale tutti coloro che cercano un’occupazione. Coloro che operano da anni in quei settori, che si sono specializzati attraverso lo studio e l’esperienza, che hanno saputo dare risposte alle istanze che il loro ruolo impone, lo hanno saputo fare anche perché si identifichiamo con quel mondo del lavoro negato, che quotidianamente entra nei loro uffici.
Se non si investe sui CSL, se non si investe sui CESIL, addirittura se chi lavora al loro interno deve supportare i sardi nella ricerca attiva di un lavoro, quando è anni che vive nell’angoscia di perdere il proprio da un mese all’altro, se chi deve sostenere gli altri nella ricerca di un’occupazione, a sua volta deve pensare alla propria…. come si puo' pensare allo sviluppo di una regione in queste condizioni?…
Una cosa, però, è certa e non lascia lo spazio al dubbio: l’entrata in campo conflittuale della generazione senza futuro come oggi sentono di essere i precari, spazza via ogni legame opportunistico e clientelare che ha costituito la forza della concertazione politica e sindacale degli ultimi decenni.
STABILIZZARE I PRECARI CSL e CESIL
POTENZIARE LE POLITICHE DEL LAVORO
CREARE LAVORO SICURO!
Unione Sindacale di Base, Sardegna