SCIOPERO DELLA FAME IN SARDEGNA del Comitato di lotta dei contadini e dei pastori esecutati

Cagliari -

In Sardegna, una delegazione del Comitato di lotta dei contadini e dei pastori esecutati (ovvero delle oltre 5000 aziende con la vendita all’asta), ha deciso di iniziare uno sciopero della fame.

Il comitato (di cui potete vedere la documentazione e le informazioni e seguire le attività nel sito www.sovranitalimentare.net) ha inviato una lettera (in allegato) alle istituzioni sarde.

 
Migliaia di piccole aziende agricole stanno chiudendo in Sardegna. I loro terreni sono espropriati per un debito che non riescono più a pagare. Tra le 5.000 e le 7.000 aziende sono a rischio. Gli agricoltori e i pastori contestano gli interessi mostruosi applicati dal Banco di Sardegna su mutui che credevano agevolati.

E’ un gesto estremo, quello dello sciopero della fame,  che avvia una serie di azioni di lotta e di mobilitazione che continueranno fino a quando non avverrà il blocco delle vendite e non si aprirà un percorso di soluzione ad una situazione insostenibile per decine di migliaia di contadini, pastori e  braccianti sardi.
Facciamo appello alla solidarietà ed al coinvolgimento di tutti.  Vi chiediamo di inviare una lettera al presidente della Regione Sardegna (Soru) per appoggiare le richieste del Comitato.


Per inviare la lettera andate alla pagina www.soccorsocontadino.eu  compilate il modulo e inviatelo. Arriverà nella sala consiliare del Comune di Decimoputzu dove il comitato di lotta è in presidio.
Inviate anche, se potete, messaggi di solidarietà ai contadini in lotta: sardegna@altragricoltura.net

 

Il servizio del TG3-Agri3 (Link)

 

 

Il comunicato/appello dei contadini:


Comitato di lotta dei contadini e dei pastori esecutati
Altragricoltura Foro Contadino Sardegna
Soccorso Contadino Sardegna
Info:
www.sovranitalimentare.netwww.soccorsocontadino.eu
e-mail: sardegna@altragricoltura.net

 

 

Decimoputzu, 28/9/07

Al Presidente della Regione Sardegna, Dott.  Renato Soru
All’Assessore all’agricoltura della Sardegna, Dott.  Francesco Foddis
Al Presidente del Consiglio Regionale della Sardegna, Dott. Giacomo Spissu
Ai Capogruppo al Consiglio Regionale della Sardegna
Agli organi di stampa e informazione regionali e nazionali

Oggetto: richiesta urgente di misure per bloccare la vendita all’asta delle aziende sarde con un provvedimento sulla finanziaria.

 



Stimati interlocutori,

nonostante le numerose iniziative che in questi anni come agricoltori e pastori abbiamo più volte assunto per porre la drammatica questione degli effetti disastrosi derivati dall’applicazione della legge regionale 44/88 e sue modifiche successive, sembra tornare a scendere una cappa di silenzio sulla situazione.


Nella nostra regione fra le cinquemila e settemila aziende agricole e pastorali sono con la vendita all'asta al secondo o terzo incanto. Non è più crisi è, semplicemente un disastro che coinvolge la vita di decine di migliaia di persone. Agricoltori, pastori, braccianti sono ridotti alla disperazione. Non vi sembri allarmismo o propaganda strumentale.

Potremmo ricordarvi, ancora una volta, i numeri dell'assurdo e dell'ingiustizia ma, oggi, vogliamo sottolineare  la rabbia e lo smarrimento di cui si nutrono la solitudine e l'isolamento in cui sono, in questo momento, uomini e donne, anziani e giovani che stanno perdendo la terra o il lavoro, comunque il futuro.
Sapete bene di cosa parliamo, parliamo di un disastro di programmazione, gestione, governo dell’agricoltura regionale prodotto nei decenni scorsi e che ora corre il rischio di essere pagato solo dagli agricoltori, dai pastori e dai cittadini sardi.

Oggi il sistema creditizio chiede a chi lavora la terra in Sardegna circa 700 milioni di Euro ma noi, spessissimo non abbiamo nemmeno le risorse per mandare a scuola i nostri figli, per la spesa delle nostre famiglie o per mettere in produzione i nostri campi. Produrre, poi, per cosa? Sono molti anni che i nostri prodotti vengono venduti (quando possiamo venderli e non li distruggiamo sui campi) sotto costo. Le Banche, poi, pretendono l’equivalente di quasi l’intera produzione agricola di un intero anno di lavoro di tutte le aziende sarde.

Come si è arrivati a questa situazione? Sono state prodotte innumerevoli analisi e dovranno ancora essere scritte molte pagine per raccontare la verità ma noi pensiamo che poche parole possano già chiarire la situazione: siamo di fronte a gravissimi errori di programmazione e gestione politica dell’agricoltura sarda commessi nei decenni scorsi, errori che corrono il rischio di essere pagati solo dai più deboli e di cui qualcuno, ancora una volta, può approfittare per speculare a danno delle famiglie contadine e di pastori, del territorio e di tutti i cittadini.

Chi si avvantaggerà della vendita all’asta delle nostre terre e per farne cosa? Non certo i creditori; allora, chi? Gli speculatori che compreranno a prezzi stracciati terre agricole straordinarie per speculare sulle nostre coste? I parenti o gli amici di quanti, seduti alle scrivanie di qualche ufficio pubblico o privato, conoscono le date delle vendite all’asta e si fanno trovare pronti con qualche offerta dell’ultima ora?

Non è nemmeno questo il punto fondamentale per le famiglie che per generazioni hanno lavorato la terra. Il punto è la dignità che ci viene negata in questa situazione grottesca in cui stiamo perdendo ogni diritto al futuro. Siamo abituati ad assumerci le nostre responsabilità, quella che ci viene da piantare una campo, lavorarlo per lunghi mesi, aspettare di raccogliere il frutto del lavoro correndo il rischio che qualcosa sia andato male e che le variabili ambientali o altro vanifichino il frutto di un intero anno di sacrifici.

Qui, però, non si tratta di questo. Siamo di fronte ad una profondissima ingiustizia compiuta ai danni di chi lavora e di tutti i cittadini sardi. Come chiamare altrimenti questo dato: siamo stati indotti ad investire e ad indebitarci con le banche da una legge regionale dichiarata illegale dalla Commissione Europea.
Oggi a noi viene chiesto di restituire le somme garantite da quella legge con tutti gli interessi (che nel frattempo sono lievitati in maniera abnorme e su cui, siamo sempre più convinti, ci siano ampi profili di illegittimità nei calcoli) mentre le banche, per la stessa legge illegale, si guardano bene da restituire gli interessi (anche pubblici) incassati.

Siamo, forse, gente semplice ma siamo abituati a pensare che se una cosa è illegale, è illegale per tutti ed, allora, se è illegale per noi lo è anche per le banche e per la Regione che ha fatto la legge e, dunque, ognuno se ne dovrà assumere la responsabilità.

Se continua così corriamo il rischio che, nel silenzio generale, passi la svendita di un intero patrimonio di lavoro, di saperi, di economia, garanzia di futuro non solo per noi ma per tutti i cittadini sardi. Per questo diciamo basta e siamo pronti, se dovesse servire, all’ultima delle battaglie possibili: quelle per la dignità e il diritto al futuro.

Da martedì prossimo saremo in sciopero della fame, lo faremo mettendo a rischio la nostra salute e le nostre stesse vite, fino a quando non sia convocato un tavolo urgente fra governo regionale, governo nazionale,  gli agricoltori e le loro rappresentanze per bloccare, con un provvedimento sulla finanziaria in discussione, la vendita all’asta e trovare una soluzione equa.

Perché? Perché vogliamo che la politica regionale si assuma le sue responsabilità fino in fondo ed abbia il coraggio di dichiarare il fallimento che è sotto i nostri occhi, riconoscendo di dover lavorare con spirito di servizio e umiltà alla soluzione concreta dei problemi.

 

LA VENDITA ALL’ASTA DELLE AZIENDE SARDE A CAUSA DELLA ILLEGALITA’ DELLA LEGGE REGIONALE 44/88 E SUE MODIFICHE E’ LA PIU’ GRAVE EMERGENZA DELL’AGRICOLTURA ITALIANA DOPO LA CRISI DELLA PARMALAT

Chiediamo che:
-         il governo italiano assuma un provvedimento urgente per bloccare le vendite all’asta e tutti gli atti esecutivi. La finanziaria in discussione è il luogo giusto per farlo
-         si avvii un percorso efficace per risolvere i problemi, a partire:

a) dall’accertamento della reale consistenza delle esposizioni degli operatori appurando se è vero che le somme sono assolutamente gonfiate per calcolo illegittimo di interessi o iscrizione di poste finanziarie di cui gli agricoltori e i pastori non sono responsabili o lo sono solo in parte


b) dall’apertura di un tavolo di confronto e di trattativa con le banche (che coinvolga anche la Banca d’Italia e altri soggetti istituzionalmente preposti) e con l’UE per assumere provvedimenti risolutici anche in deroga alle regole comunitarie sulla concorrenza come ha recentemente fatto la Grecia (che ha praticamente azzerato la situazione debitoria delle sue aziende agricole).


Vi chiediamo di essere con noi, di costruire un fronte unitario per il futuro dell’agricoltura sarda e vi invitiamo ad un incontro pubblico giovedì prossimo nella Sala consigliare del Comune di Decimoputzu.

Comitato di Lotta degli Esecutati
Altragricoltura Sardegna
Soccorso Contadino Sardegna