Solidarietà ai Lavoratori di Portovesme

RdB–CUB - Azienda Sanitaria Locale n° 7 Carbonia e Iglesias -

Iglesias -

 

Oramai non c’è più nessun dubbio, questa crisi la pagheranno per intero le famiglie. Una crisi economica che arriva da lontano e non solo geograficamente. Infatti sebbene l’inizio della crisi abbia origine  nella finanza e nelle banche americane, alcune di queste ragioni è possibile individuarle senza tante difficoltà anche dalle nostre parti.

 

Di questa crisi ciò che colpisce maggiormente è l’atteggiamento dei governanti  del nostro Paese. La parola d’ordine sembra essere fatalismo. I politici, tutti, quelli al governo oggi, come quelli al governo ieri, ci vogliono far credere che siccome la crisi coinvolge tutti, le colpe sono generalizzabili e attribuibili ad un sistema di cui tutti siamo responsabili. Troppo comodo dopo che si è permesso alla finanza e alle banche di poter drogare il sistema finanziario, venire a dire alle famiglie che questa crisi ce la siamo cercata noi. Un altro assunto che passa con frequenza è quello per cui dalla crisi se ne uscirà tutti fortificati. Per alcuni sarà forse vero, ad esempio per gli speculatori finanziari o immobiliari. Altra parola d’ordine è “ottimismo a tutti i costi”. Ma vogliono almeno spiegarci come si fa ad essere ottimisti con le fabbriche che iniziano a licenziare o nella migliore delle ipotesi collocano i loro lavoratori in cassa integrazione? La sensazione è che questa classe politica mediocre, non sia neppure in grado di avere rispetto della gente che oggi di questa crisi economica paga il prezzo più alto.

 

Da dieci anni a questa parte dall’introduzione dell’euro i prezzi al consumo dei beni di primaria necessità sono aumentati molto più di quanto non siano aumentati gli stipendi dei lavoratori dipendenti pubblici e privati. La perdita del potere d’acquisto degli stipendi ha costretto le persone ad indebitarsi  spesso in maniera estremamente pesante con il sistema bancario fino a trovarsi, anche grazie all’aumento dei tassi di interesse sui mutui variabili, strozzati dal debito contratto, con bilanci familiari costretti a dover fare i conti sempre di più con la crisi della terza settimana.

 

Il Governo, da tempo hanno alzato bandiera bianca. Anzi in forte controtendenza affonda colpi durissimi allo stato sociale, per esempio proponendo di elevare l’età pensionabile delle donne fino a 65 anni, oppure riducendo l’agibilità sindacale, per esempio negando di fatto il diritto allo sciopero nei trasporti. Tutto nel silenzio più assoluto in un paese dove l’informazione anziché informare, distorce la realtà, e al contempo per distogliere le menti dalla crisi e dai suoi reali responsabili, scaraventa in prima pagina il mostro di giornata, meglio se straniero e ancora di più se rumeno.

 

Sebbene  tutto il Paese sia coinvolto da questa crisi, è anche vero che alcune aree geografiche pagheranno il prezzo più alto. Il sud innanzitutto. E in questo sud l’area del Sulcis Iglesiente sembra fra le più penalizzate. Il polo industriale di Portovesme è in crisi, con l’Eurallumina che fra meno di un mese rischia di chiudere i battenti trascinandosi dietro le imprese d’appalto a lei legate per un numero complessivo di dipendenti intorno ai 700. Con la Otefal  che rischia di fare altrettanto, e con l’Alcoa, la e la Portovesme S.r.l. che vedono incerto il proprio futuro, il rischio è che si inneschi un effetto domino le cui conseguenze sono difficili da prevedere..

 

Purtroppo la sensazione che si percepisce è che  non tutta la popolazione locale si renda ancora conto della portata della crisi del polo industriale di Portovesme. La perdita probabile di più di mille posti di lavoro  (la stima rischia di essere ottimistica), finirebbe per trascinarsi dietro l’intero territorio. Quello di cui c’è più bisogno ora è che la gente prenda coscienza di quanto sta accadendo nelle fabbriche. E’ necessario che ciascuno dia il proprio contributo, con forme partecipative che vanno dalla mobilitazione a fianco dei lavoratori delle fabbriche, agli attestati di solidarietà spontanea di singoli o di gruppi di lavoratori, o molto semplicemente alla discussione nei posti di lavoro.  E’ indispensabile far crescere il livello di coscienza anche fra coloro, che a torto, si sentono esenti dalla crisi economica in atto.

 

La RdB-CUB Azienda Sanitaria Locale n° 7 Carbonia e Iglesias manifesta la propria solidarietà ai lavoratori del polo industriale di Portovesme in questa fase di lotta in difesa dei posti di lavoro, e aderisce  allo  Sciopero Generale proclamato per il  13 marzo 2009.  

 

 

                                                                                                                             

RdB-CUB  -  Azienda Sanitaria Locale n° 7 -  Carbonia e Iglesias