Trasporto aereo, il caro biglietti di Natale e le lacrime di coccodrillo di una politica che ha distrutto l’industria aeronautica italiana

Fiorello denuncia il caro biglietti aerei
Nazionale -

Puntuale come le bollette, ogni anno a ridosso delle feste natalizie inizia lo scandalo del caro biglietti aerei per i cittadini siciliani e sardi e delle altre regioni che non possono fare a meno del servizio aereo in quanto isole oppure non servite dall’alta velocità ferroviaria.

Unico caso un po’ mitigato ma sempre grave è quello della Sardegna, dove sopravvive una parvenza di continuità territoriale che, però, si trova sotto attacco dalle compagnie aeree e malamente difesa da una politica debole, che peraltro ha permesso la svendita prima e la chiusura poi di MeridianaFly - la seconda azienda dell’isola e storica compagnia aerea italiana - con la perdita di circa 1.300 posti di lavoro.

Uno scandalo ipocrita perché spesso viene riportato dagli stessi attori, a partire dalle giunte regionali, che hanno permesso se non sponsorizzato la totale deregulation del mercato del trasporto aereo, trasformando un settore strategico in una sorta di far west senza regole.

La conseguenza di queste non-scelte di politica industriale è che siamo l’unico Paese in Europa ad aver distrutto la propria industria aeronautica nazionale, con la connettività intercontinentale peggiore e che ha consegnato il 70% del mercato alle compagnie low cost con sede (e dove portano i loro rispettivi enormi profitti) in Irlanda, Ungheria, Gran Bretagna, Spagna.

Un precedente presidente della Regione Sardegna che promosse l’applicazione della c.d “continuità territoriale” ebbe a dire che questa norma prevista dai trattati europei garantiva come il cittadino di posti disagiati che si muove per cura, per lavoro e per studio possa usufruire di una buona tariffa quando ne ha bisogno e non quando è utile alla low cost di turno che invece poi li spenna puntualmente in alta stagione.

Non c’è bisogno di ulteriori spiegazioni per chiarire la totale ipocrisia degli “scandalizzati di Natale” e di quella classe politica che si ricorda di questo grave problema a spot poche settimane l’anno, tanto loro il problema di “essere salassati per tornare a casa”, come ha detto il presidente della Regione Sicilia, Schifani, non ce l'hanno.

Così come quei sacerdoti dell’ortodossia ultraliberista, sentinelle indefesse della totale mano libera del mercato, sono mediamente persone che non hanno problemi a fare i conti di fine mese, nel dover prendere un aereo per la cura di sé e dei propri cari anche in alta stagione, nel dove mandare a studiare i propri figli e che nelle isole ci vengono in vacanza magari in barca.

USB ha chiesto alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al Governo di riprendere in mano il dossier dello stato del trasporto aereo, di una riforma di cui si parla da anni e che è sempre più necessaria che tuteli il servizio - a partire dai territori più esposti - e l’occupazione di un settore che ha visto negli ultimi anni la scomparsa di più di 10.000 posti di lavoro.

Ci augureremmo di trovare questa volta le giunte delle regioni al nostro fianco e non a quello delle low cost straniere, fosse solo per evitare il triste spettacolo delle lacrime di coccodrillo sotto l’albero di Natale.

 

Unione Sindacale di Base – Trasporto Aereo