Un anziano pastore sardo vince la sua battaglia legale contro i giganti della speculazione edilizia e viene reintegrato di un suo diritto

Chi lotta puo’ vincere: il tribunale ordina la demolizione dell’Hotel a 5 stelle a Tueredda

Cagliari -

 

 

Dopo un intervallo dovuto alle festività di fine anno, ci piace iniziare l’Anno Nuovo con una notizia piacevole: una notizia lieve, di quelle che farebbe piacere ad ognuno di noi sentire tutti i giorni e che, purtroppo, sono merce rara ed è per questo che vogliamo sottoporla alla vostra attenzione.

 

Si tratta di una diatriba giudiziaria e come tutte le diatribe giudiziarie difficilmente spiegabili in termini di diritto (anche perché come Longanesi insegnava l’Italia non è solo il Paese del diritto ma anche quello del suo rovescio), faremo, dunque, la cronaca di un avvenimento che ha riguardato 

 

Il Signor Ovidio Marras un arzillo vecchietto di 83 anni che di mestiere fa il contadino e alleva delle pecore e vacche; lo ha fatto da sempre fin dall’infanzia essendo egli nato da una famiglia di pastori-contadini e come controparte dei signori che di nome fanno Marcegaglia, Benetton, Toti ed un agguerrito stuolo di avvocati.  

 

Davide contro Golia, potremmo dire: e la storia si è ripetuta! Avendo potuto esclamare alla fine il Sig. Marras, parafrasando il mugnaio di Postdam, che sì in fondo “C’è un giudice a Cagliari”, E con lui, e per mezzo di lui, la hanno ottenuta quei tanti sardi e non, che per anni si sono battuti contro il tentativo di una speculazione terrificante che da una decina d’anni veniva portata avanti dai signori Marcegaglia, Benetton ecc.. sotto lo sguardo compiaciuto del comune di Teulada e la sospetta miopia della Regione Sardegna.  

 

Il Signor Ovidio Marras era convinto di dover esser grato al destino che aveva fatto sì che egli nascesse in quest’angolo di paradiso piuttosto che a ridosso del deserto del Gobi e vuole che questo paradiso non venga scempiato in nome del dio cemento: 190.000 metri cubi di cemento da destinare ad un prestigioso resort per il gruppo Mita di Emma Marcegaglia.

 

E il TAR gli ha dato ragione, dichiarando che è stato costruito in modo illegittimo.

 

Ovidio Marras, non sembra prendere in considerazione i consigli di Monti e della Fornero: egli ama il “posto fisso”, e il luogo dove vive; e questo luogo si chiama Capo Malfatano, là dove da sempre ha praticato la pastorizia e per recarsi lì da casa sua deve percorrere uno stradellino. La SITAS ha pensato di costruire su questo stradellino un lussuoso albergo impedendogli così il passaggio: i giudici hanno sentenziato che no, loro proprio non avevano questo diritto e che, quindi, dovranno demolire questo manufatto.

 

Il TAR ha inoltre annullato quattro delibere rendendo così abusivo tutto l’insediamento. Il Fatto Quotidiano così commenta: “In effetti, scorrendo la sentenza, c’è di che rimanere esterrefatti. Nel 15 febbraio 2002 Sitas Srl inviò all’assessorato per la Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna quattro distinte istanze di “verifica preliminare di compatibilità ambientale”, dividendo in quattro un intervento assai massiccio distribuito su 700 ettari di terreno a due passi dal mare. Il 18 settembre, dopo sei mesi di accurati studi, gli uffici della regione giunsero alla conclusione che per così poco non c’era certo bisogno della “valutazione d’impatto ambientale” (Via). E da lì seguirono le rapide autorizzazioni del comune di Teulada, abbagliato dalla prospettiva di arricchimento e dalla disponibilità di posti di lavoro. La lezione di un pioniere dell’ambientalismo come Antonio Cederna, tra i fondatori di Italia Nostra, a Teulada non era arrivata. Eppure trent’anni fa, proprio sul quotidiano La Nuova Sardegna, scrisse profeticamente che “l’ambiente naturale non è una merce da barattare, ma un patrimonio prezioso da custodire”. Una verità che il pastore Ovidio Marras conosceva già, i politici sardi un po’ meno.” 

 

E l’avventura giudiziaria del signor Marras non è ancora terminata visto che l’avvocato Paolo Calmetta dopo averlo difeso nella controversia contro la SITAS voleva impadronirsi in base ad un complicatissimo contratto delle terre di proprietà dei Marras a Malfatano.

 

Il collegio arbitrale gli ha dato ragione considerando quelle clausole come vessatorie e dichiarandosi così incompetente ad esprimersi demandando così il giudizio al giudice civile e condannando però lo studio legale al pagamento delle spese legali: 300.000 euro!

 

 

Buon Anno a tutti e, auguriamoci, altre notizie come questa.