VOGLIONO PROPRIO FARCI MORIRE DI FAME
NIENTE RIVALUTAZIONE E FORSE ARRIVA UNA TRATTENUTA NELLE PENSIONI DI GENNAIO 2017
VOGLIONO PROPRIO FARCI MORIRE DI FAME
NIENTE RIVALUTAZIONE E FORSE ARRIVA UNA TRATTENUTA NELLE PENSIONI DI GENNAIO 2017
Dal 1 gennaio i pensionati avranno la sgradita sorpresa di non vedersi rivalutate le loro pensioni e ciò perché secondo i dati ISTAT, l’inflazione nei due anni precedenti sarebbe stata pari a zero. . Nessuna rivalutazione, quindi, per il secondo anno consecutivo, nessun aumento delle pensioni previsto dal 2016. Anzi i pensionati, secondo i loro calcoli, dovrebbero restituire lo 0,1% già incassato nel 2015 e non restituito nel 2016. Vediamo perché.
Con la circolare n. 210 del 2015 l’Inps ha chiarito il meccanismo che impediva la perequazione delle pensioni nel 2016: non aumenta il costo della vita, dunque non aumentano le pensioni. La stima sull'indice provvisorio dell'inflazione è pari a zero. Il timore, però, era che vi fosse un conguaglio da restituire all'Inps per l'andamento del 2015: nell'anno 2014, infatti, l'inflazione non è cresciuta secondo le stime, ma ha perso uno 0,1%; secondo il meccanismo della perequazione, l'Inps poteva richiedere un conguaglio in vista della restituzione da parte dei pensionati dell'importo maggiore liquidato rispetto al dovuto: la legge di stabilità ha evitato che ciò avvenisse nel 2016 e ha rinviato l'eventuale conguaglio al 2017. Dunque: non una cancellazione, ma soltanto un rinvio all'anno successivo.
A questo punto, l'operazione di recupero potrebbe non essere più rimandata e potrebbe essere effettuata sulla rata di pensione di gennaio 2017. Ciò può essere scongiurato solo da un nuovo intervento normativo che elimini o rinvii nuovamente tale prelievo sulle pensioni, che già subiscono un mancato adeguamento delle pensioni da un biennio.
I nostri governanti prendono in considerazione i dati ISTAT solo quando fa loro comodo, li ignorano, invece, quando gli stessi dati dimostrano che i pensionati si sostituiscono allo Stato in termini di welfare familiare, vedendoci costretti a sopperire alla mancanza di welfare nei confronti dei figli e nipoti disoccupati o inoccupati. Tutti, anche i più sprovveduti, sappiamo che il meccanismo di rilevazione dell’inflazione non rispecchia i dati reali dell’aumento del costo della vita delle famiglie. Legare gli adeguamenti dell’assegno pensionistico all’andamento dell’inflazione non fa altro che impoverire giorno dopo giorno i pensionati che non hanno più nessuno strumento per stare al passo con l’aumento di prezzi. Aumento dei prezzi che l’Istat non rileva ma che i pensionati vivono e subiscono sulla loro carne viva. Generi di prima necessità/alimentari, i servizi, trasporti, le medicine, ecc. aumentano in continuazione, ciò che non aumenta e resta al palo è la pensione. I lavoratori ancora in attività riescono, seppure con ritardo di anni, attraverso il meccanismo dei rinnovi dei contratti, a strappare un minimo di aumento salariale e recuperare così un po’ di potere d’acquisto rispetto al costo della vita. Siamo stati esclusi perfino dalle mance elettorali (bonus di 80 Euro) elargite ai lavoratori dipendenti. I pensionati siamo stati dimenticati. Le nostre pensioni vengono considerate “un costo” quando, invece, sono il frutto di contributi versati durante la vita lavorativa, quel salario differito che percepiamo oggi e che dovrebbe essere legato ai salari correnti per permetterci una vita dignitosa come recita la Carta Costituzionale che grazie all’esito referendario siamo riusciti a non peggiorare.
Pensiamo che la misura sia colma. Che bisogna agire ed è per questo che il prossimo 17 Gennaio abbiamo indetto un’assemblea dei pensionati presso la sede dell’Usb Pensionati in Via Maddalena n. 20 a Cagliari alle ore 10,00 per decidere come proseguire con le nostre sacre rivendicazioni.