Cipro, la nuova Cavia

Da Atenecalling un articolo di Stelios Kouloglou sul piano dell'Eurogruppo per rapinare la popolazione cipriota

Cagliari -

 

Questa sì che è una terapia-shock! Non le seccature di Grecia e Portogallo, dove ci sono voluti 2-3 Memoranda e altrettanti interventi a medio termine, oltre alle imposte straordinarie e alle tasse, per raccogliere i soldi necessari a pagare i banchieri stranieri e i creditori. Qui abbiamo un’unica e sola mossa, ma efficiente: entri nelle banche e prendi direttamente i soldi dai depositi. Il 6,7% di chi ha depositato fino a 100.000 euro e il 9.9% (neanche il 10% cioè) di chi ha depositato oltre 100.000 euro.

Poi, visto che le due banche di Cipro si sono trovate esposte (alle obbligazioni greche), dovranno pagare tutti coloro che hanno depositato denaro - inglesi, francesi, portoghesi e anche russi, nel caso concreto - in tutte le banche del paese, questo solo Schäuble ed i suoi subordinati dell'Eurogruppo lo sanno. Ieri, perfino l'Economist fremeva di rabbia. "Non c'è alcuna base morale per far pagare alle vedove cipriote e non toccare i grandi azionari delle banche e di tutti quelli che hanno investito in obbligazioni statali, come sembra sia successo qua", commenta la rivista britannica in un suo articolo sull’accordo "ingiusto, miope ed autodistruttivo".

La decisione senza precedenti dell'Eurogruppo viola ogni concetto di diritto e di diritti umani e non può essere tollerata dal tribunale internazionale o europeo. La banda neoliberale di Bruxelles si dichiara ormai pronta a confiscare anche proprietà individuali, perché di questo si tratta. Il senso di punizione collettiva di un intero paese o di un'intera popolazione per gli atti di alcune persone, cosa che i tedeschi conoscono bene, fa un altro passo in avanti. Se la Grecia era stata la cavia dei politici neoliberali dell'austerità nell'Eurozona, Cipro viene trasformato nella nuova cavia della punizione collettiva e della rapina aperta.

C'è molto da dire sul futuro dell'Europa e dell'Eurozona, dopo questo accordo vergognoso. Un accordo che si sarebbe potuto evitare se avessero usato, invece del furto dei depositi, i Meccanismi di Stabilità che sono stati creati per far fronte a situazioni di crisi, come quella cipriota. Può esserci fiducia nei depositi in euro e nella moneta stessa, quando c'è un precedente di taglio dei depositi in un paese dell'Eurozona? Quanto può influire sul Sud devastato e sulla crisi dell'Eurozona, che sembrava colmarsi, l'onda sismica cipriota?

Nuove tasse per i cittadini, perdita della proprietà pubblica (l'Eurogruppo saluta "l'impegno delle autorità cipriote ad aumentare gli sforzi nel settore delle privatizzazioni", come hanno scritto nella decisione), tasse più alte per le imprese straniere che fino ad oggi preferivano Cipro per la sua bassa tassazione: il paese entra nel circolo vizioso dell'austerità-recessione-nuove misure, con in più il precedente del sequestro dei depositi bancari che caccerà via imprese e investitori. Il suo sistema politico viene minacciato dal crollo, violando brutalmente le promesse elettorali, solo due settimane dopo le elezioni. Con l'accordo, un'isola tagliata in due, come Cipro, entra in una rotta che porterà con precisione matematica alla distruzione.

"Possiamo scegliere sia lo scenario catastrofico della bancarotta disordinata, sia quello di una travagliata ma controllata gestione della crisi, che metterà fine all'incertezza e costituirà l'inizio di un riavvio della nostra economia", dichiarava ieri il neo-eletto presidente cipriota, facendo l'eco a Giorgos Papandreou e ad Antonis Samaras. Dimenticando, però, di spiegare perché aveva rassicurato i suoi elettori appena 15 giorni prima sul fatto che non ci sarebbe stato, o che lui non avrebbe accettato, nessun tipo di taglio dei depositi bancari. Il signor Anastasiadis sostiene, e i “pappagalli” diffondono, di essere stato ricattato per firmare quello che aveva giurato che non avrebbe firmato. Se così fosse, dovrebbe almeno dimettersi. Adesso, il suo caso rimarrà nella storia come un classico esempio di frode politica.

I deputati ciprioti e i partiti hanno ancora la possibilità di dire il grande no. Altrimenti, se vogliono vedere il futuro, basta guardare Atene.