Istat: 6 famiglie su 10 spendono al discount. La crisi incide sui consumi essenziali: il 70% delle famiglie taglia su cibo e cure mediche. Un ragazzo straniero su due abbandona la scuola.

L'audizione di Giovannini, Presidente dell’Istat, in Parlamento

Cagliari -

 

 

Cinque anni di crisi hanno inciso in maniera radicale sui consumi degli italiani. Lo afferma il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, che ha sottolineato un netto mutamento - ad esempio - nel settore alimentare. Il 62,3 % delle famiglie ha fatto stabilmente la spesa nei «luoghi di distribuzione a prezzi più contenuti e riducendo la quantità e o la qualità dei prodotti» (per dirlo in altri termini nei discount) nel corso del 2012, con un aumento percentuale nell’ultimo anno rispetto al precedente di ben 9 punti. Sono dichiarazioni fatte nel corso dell'audizione sul DEF 2013 (Documento di Economia e Finanza) nelle commissioni Speciali congiunte, che delineano un quadro preoccupante delle condizioni sociali delle famiglie italiane.

 

La crisi ha devastato le abitudini e modalità di acquisto del 71% dei nuclei familiari italiani. Variano quantità e qualità dei prodotti acquistati, sono state quasi azzerate le spese per visite mediche, analisi cliniche e radiografie, mantenendo quella incomprimibile per i medicinali.
Ciò malgrado, la fiducia dei consumatori italiani è orientata al rialzo. Anche se si tratta, di un miglioramento rivolto alla situazione economica del Paese in generale e non a quella personale.

 

Invece le aspettative sulla disoccupazione sono orientate in maniera inversa, è vista in crescita.

 

L'Istat segnala ancora come le opinioni sull'evoluzione dei prezzi nei prossimi dodici mesi indichino un calo dell’inflazione attesa.

 

Quanto all'andamento dell'economia, Giovannini ha precisato che il prodotto interno lordo italiano "dovrebbe ridursi nel 2013 in una misura molto vicina a quella stimata dal governo nel DEF", che prevede una contrazione dell'1,3%, con tutto quello che significherà in termini di chiusura di imprese e aumento di disoccupazione, con ulteriori difficoltà per molte famiglie.

 

Per l’anno 2014, infine, non è si è ancora in grado di valutare l'impatto delle misure che prevedono lo sblocco di 40 miliardi di crediti verso le imprese da parte della pubblica amministrazione.

 

Forte l’allarme sulla questione della frequenza scolastica e l'elevato abbandono da parte dei giovani stranieri: "Se un ragazzo straniero su due lascia la scuola prima dell'adempimento scolastico, nella migliore delle ipotesi stiamo creando una forza lavoro non educata e quindi inadatta, nella peggiore è una molla di rivolta sociale che in altri paesi conosciamo molto bene", ha chiarito. E’ una denuncia fatta più volte dall’Istat, per indicare le difficoltà dei ragazzi stranieri, alcuni anche di seconda generazione, che non terminano la scuola dell'obbligo, e che in futuro svolgeranno lavori dequalificati.