L'ISOLA DEI CASSINTEGRATI

Continua sull'Asinara la protesta dei lavoratori della Vinyls. E mentre il gruppo “L’isola dei cassintegrati” ha raggiunto 20mila adesioni su Facebook i lavoratori continuano a raccontare, nel loro diario, come trascorrono le giornate di pacifica protesta

 

NON ci sono i collegamenti ad alta tecnologia della tv e di Simona Ventura, e poi è la Sardegna e non i Caraibi. Mentre si parla al telefono con i cassintegrati dell'Asinara la linea telefonica si interrompe. Poi durante la conversazione qualcuno esulta: "Hai fatto il miracolo, è tornata la luce e forse posso farmi una doccia". Da oltre dieci giorni un gruppo di dipendenti della Vinyls, ex Enichem, industria chimica di Porto Torres, si è autoesiliato all'isola dell'Asinara. La loro è una provocazione, "perché c'è l'Italia dei famosi e quella di chi sta perdendo il posto di lavoro - dice uno di loro, Andrea Spanu - noi rappresentiamo quest'ultima e ci fa un po' rabbia che per avere visibilità ci siamo dovuti inventare una parodia della televisione e affidare la nostra iniziativa a Facebook".


Ecco, Facebook. Michele Azzu, studente di musica in Gran Bretagna, figlio di uno dei cassintegrati, decide di aiutare l'iniziativa e creare una pagina sul social network, la chiama "L'isola dei cassintegrati" e in meno di una settimana gli iscritti sono oltre 9000. Si comincia con gli amici, la voce si sparge, sulla bacheca arrivano messaggi da tutta Italia. C'è chi esprime solidarietà, chi critica la forma di lotta, chi provoca: "Siete in vacanza?". Pietro Marongiu è il "naufrago" con la storia più lunga al petrolchimico di Porto Torres: 35 anni a intossicarsi, dall'inizio degli Ottanta la continua incertezza sul futuro dello stabilimento, nato dieci anni prima come Sir di Rovelli per essere il futuro industriale dell'isola: "Che ci sia qualcuno che ci insulta poco importa - dice prendendo la parola al telefono - siamo entusiasti di tutta questa gente che ci manda messaggi via internet. Peccato che abbiamo soltanto una chiavetta per collegarci e non ci riusciamo sempre, ma mia figlia mi ha mandato un sms proprio poco fa: abbiamo passato quota 9000! Questa è una risposta anche a quegli ectoplasmi dei sindacati nazionali, nessuno si è fatto sentire!"

 

La voce di Marongiu non è l'unica polemica. La bacheca del gruppo su Facebook è diventata una piazza di discussione politica, un punto di riferimento per capire la preoccupante situazione dell'economia sarda, la delusione per un governo che, come dice Argentino Tellini facendosi passare l'unico telefono che ha segnale, "non ha trovato il tempo per interessarsi di una situazione, quella del polo industriale di Porto Torres, che mette a rischio 4mila posti di lavoro".

Dalla bacheca e dalla chiacchierata con i cassintegrati all'Asinara appare in tutta la sua drammaticità una crisi incancrenita da anni di balletti politici, di tentennamenti e mancanza di una vera politica industriale. "C'è da vergognarsi di dover fare il verso all'Isola dei famosi perché qualcuno si ricordi cosa sta succedendo in Italia e in Sardegna - si accalora Tellini - ora ci si dice che si vuole dismettere la chimica e, dopo aver inquinato per anni, l'Eni pensa di andarsene lasciandosi dietro un cumulo di macerie, non si rendono conto che disastro sarà per il Nord Sardegna". Il disastro veramente c'è già, basta pensare che gli operai della Vynils da novembre, quando è cominciata la cassa integrazione, hanno preso una sola mensilità, hanno dovuto campare famiglie e pagare mutui con 800 euro in tre mesi.

"Capisco che sembra una contraddizione, vista una situazione così drammatica, ma è vero che il sostegno degli iscritti alla pagina di Facebook dà forza agli operai dell'Asinara - dice il creatore della pagina, Michele Azzu, dalla Gran Bretagna - "L'isola dei cassintegrati" ha avuto 1000 fan in soli due giorni e la storia è arrivata sui giornali grazie a Facebook. Il passo successivo sarà creare eventi, trovare altre strategie di comunicazioni. Quanto è riuscito a fare il social network è importante, ma mi chiedo se a questa pubblicità seguiranno risposte concrete ai problemi degli operai". Dà una mano ad aggiornare la pagina, inserire foto e postare commenti Marco Nurra, amico di infanzia di Azzu e ora giornalista a El Mundo: "Michele ha avuto l'idea, il resto l'ha fatto il senso di appartenenza dei sardi e il fatto che la gente ha bisogno di simboli, così i cassintegrati dell'Asinara sono diventati il simbolo della Sardegna che si contrappone allo sfavillio delle veline in Costa Smeralda. Il passaparola ha rimbalzato dall'isola al continente e all'estero, la cosa più bella è che ci sono persone di ogni schieramento politico".

L'isola dei cassintegrati virtuale, con il calore dei messaggi e le tante persone online stride con la realtà di quella reale. All'Asinara i "naufraghi" sono soli per la maggior parte della giornata, dormono nei caseggiati abbandonati dell'ex carcere, si arrangiano per fare da mangiare. Negli ultimi giorni sono aumentate le visite: qualche politico locale, amici e curiosi ai quali gli operai danno informazioni sulla loro lotta. "L'Asinara è talmente bella che in alcuni momenti riesce perfino a rasserenarti", dice Giuliano Sechi. Tanto bella che qualche settimana fa il governatore della Sardegna in quota Pdl, Ugo Cappellacci, si è spinto a dire che "il problema della Sardegna sono i sardi". Sì, quando fanno vedere com'è davvero un'isola dove non si può lavorare, per alcuni diventano un problema.

LA NUOVA SARDEGNA