Sardegna tra indipendenza e cementificazione finanziata dai predoni del Qatar

Analisi Usb sulle contraddizioni del Consiglio Regionale

Cagliari -

 

 

 

  

Il giorno 21 novembre 21 consiglieri regionali presentano una mozione mediante la quale si chiede al presidente Cappellacci di: “proclamare la Sardegna Nazione indipendente.”

 

Un atto che stranamente non viene sottolineato con la dovuta attenzione dai media nazionali e viene riportato senza particolare enfasi da quelli locali.

 

La mozione viene sottoscritta, come suol dirsi, in modo bipartisan, ossia a firmarla sono rappresentanti di tutti i gruppi politici presenti in consiglio regionale. Un atto in sé coraggioso e perfino temerario, visto che la costituzione ancora vigente prevede la intangibilità della Nazione Italiana. Un atto che se fosse portato alle conseguenze logiche potrebbe voler dire l’apposizione dei sigilli al consiglio regionale da parte dei carabinieri. Eversivo, insomma, eppure non desta scalpore.

 

I media ne parlano poco e quando ne accennano lo fanno con poca lena, relegando la notizia fra le altre, senza darne il risalto che meriterebbe. Perché? Forse che l’argomento non meriterebbe tanta attenzione, almeno altrettanta quanta ne è stata dedicata alla manifestazione indetta da un variegato comitato autoproclamatosi “consulta rivoluzionaria” tenutasi a Cagliari  il giorno 7 novembre (anniversario della rivoluzione d’ottobre!)  alla quale hanno partecipato poche migliaia di persone? 

  

 

La ragione di tanta disattenzione risiede, secondo noi, nel fatto che poco credibile risulta essere il consiglio regionale nella sua stragrande maggioranza perché schizofrenico: mentre da un lato fa solenni proclami di indipendenza, dall’altro non perde occasione per genuflettersi davanti al potente (o tale sembra essere colui che dice di portare in dote danari) sia esso  il ministro di turno che viene, promette e se ne va (magari in elicottero) o l’emiro del Qatar.

  

 

Schizofrenico ed imbelle un consiglio regionale (nella sua maggioranza) che, malgrado la crisi gravissima che attanaglia la Sardegna non riesce a votare la legge di bilancio in tempo utile e si vede costretto a ricorrere all’esercizio provvisorio con tutto ciò che comporta.

Che come missione s’è dato (per fortuna non riuscendoci ancora) di smantellare quelle norme che possono salvaguardare il paesaggio prefiggendosi di cementificare ulteriormente le coste, considerando le regole di tutela come lacci e laccioli che impedirebbero lo “sviluppo”.  

  

Che non riesce a coinvolgere il popolo in una lotta per l’ottenimento di quanto lo stato deve alla Sardegna (si parla di 8-10 miliardi di euro).

 

No. Al posto di dedicarsi a queste cose , i nostri rappresentati (il Presidente della Giunta in primis) non trovano di meglio che recarsi in Qatar per pregare l’emiro a venire in Sardegna, venire ad investire in cemento sulle coste più belle, più appetibili.

 

 

Più volte abbiamo avuto modo di dire che il nostro modello di sviluppo non può essere quello del cemento selvaggio, della deturpazione del paesaggio e del consumo indiscriminato del territorio, il paesaggio è unico e una volta degradato, cementificato non è più lo stesso, noi immaginiamo uno sviluppo diverso: la cura costante del territorio, per evitare i ciclici disastri “naturali”, investire nell’agroalimentare e nella pastorizia e la trasformazione industriale di questi prodotti, in un tipo di industria “leggera” insomma atta a soddisfare i bisogni della popolazione sarda senza dover ricorrere al mercato esterno per l’80% dei prodotti alimentari che si consumano nell’Isola.

 

In un tipo di turismo diffuso ed ecocompatibile che non comporti nuove cementificazioni ma rivaluti e rende fruibile l’esistente.

 

Tutto il contrario, insomma di quanto ci faccia temere la processione di presidenti, onorevoli e sindaci continua verso il Qatar. Una processione che fa così concludere un articolo di G. Todde “Anche questa volta è una creatura fiabesca che ci ha ammaliato con la promessa fumettistica di un miliardo di dollari da investire a favore di noi sardi. Il filantropo che si è innamorato di noi è l’emiro del Qatar, rappresentante di una monarchia assoluta – potere che ci affascina – e ha deciso di annetterci al suo regno comprando l’Isola, in barba ai suoi abitanti che farfugliano di fierezza e di orgoglio. La Nuova Sardegna 25.11.2012. ”

 

Questi sono i motivi, secondo noi per i quali i media hanno dimostrato così poco interesse rispetto alla mozione di indipendenza presentata dai 21 consiglieri regionali.