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SCIOPERO GENERALE: 500 MILA IN PIAZZA!

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SCIOPERO GENERALE:  HANNO ADERITO  IN 2  MILIONI,  IN 500 MILA IN PIAZZA A ROMA

 

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18 ottobre 2008 - La Nuova Sardegna

Inail e Inps, dipendenti in piazza «Diciamo no ai tagli del governo»
di Alessandro Pirina

OLBIA - Chiuso per rapina. Così recitava uno striscione affisso alle finestre del palazzo di Inail e Inps. Ma i «banditi» non sono né armati né incappucciati, hanno tutti nome e cognome: Giulio Tremonti, Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini. Ieri i dipendenti dei due enti pubblici hanno incrociato le braccia per protestare contro i tagli del Governo. Uno sciopero di otto ore che ha interessato tutta l’Italia e anche a Olbia ha portato a uno stop totale degli sportelli.
«Di fronte alle provocazioni dei vari Brunetta, Tremonti e Gelmini non è più possibile indugiare - dichiarano gli scioperanti delle Rdb -. Il Governo ha emanato nuovi provvedimenti lesivi dei diritti dei lavoratori pubblici e continua la campagna diffamatoria e lesiva della nostra dignità. Il vero obiettivo dell’esecutivo è quello di realizzare la riduzione della gestione pubblica dei servizi e dei beni essenziali e cancellare così la funzione indispensabile della pubblica amministrazione, vera garanzia dei diritti di cittadinanza». Insieme ai dipendenti di Inail e Inps hanno manifestato anche quelli di sanità e scuola (studenti compresi). Tutti uniti contro la politica di Berlusconi, ma anche contro Cgil, Cisl e Uil, che «hanno scelto lo sciopero di pianerottolo - ha detto Gabriella Atzeni, del coordinamento regionale Rdb parastato -. Non si era mai vista una protesta che si organizza prima al Nord, poi al Centro, infine al Sud. Ma questa scelta in qualche modo la stanno pagando, perché per la prima volta a Olbia ad aderire a un nostro sciopero sono anche molti iscritti alle organizzazioni sindacali confederali». La manifestazione ha portato alla paralisi degli uffici, anche perché alla stessa ora dello sciopero la Cisl ha convocato un’assemblea del personale. «Ci dispiace per i cittadini - si leggeva in un altro comunicato -, ma le misure che oggi colpiscono noi inevitabilmente domani avranno riflessi negativi su tutti quanti. Hanno ridotto gli stanziamenti agli enti pubblici, hanno bloccato le assunzioni consentendo la sostituzione di un lavoratore ogni dieci pensionati». Insomma, le Rdb, che fanno parte della Confederazione unitaria di base, sono sul piede di guerra. E ormai si sentono le sole titolari della tutela dei diritti dei lavoratori. «Cgil, Cisl e Uil dicono di essere pronte allo sciopero, ma ancora non si è visto».


18 ottobre 2008 - L'Unione Sarda

Venerdì nero per scuola e trasporti
Cortei anti-Gelmini, Roma e Milano in tilt. Napolitano: dialogate

Alta partecipazione nelle grandi città. In piazza impiegati pubblici, disoccupati, pensionati, insegnanti e studenti.
ROMA - Mezzi pubblici fermi per lo sciopero, cortei anti-Gelmini (con astensioni dal lavoro nelle scuole del 70 per cento secondo i Cobas) e pioggia. Un mix micidiale che ha mandato in tilt un po' tutti i centri urbani, a partire da Roma e Milano. Le grandi città hanno risentito pesantemente delle proteste organizzate dai sindacati di base, che ieri hanno proclamato una giornata di fermo generale che ha coinvolto trasporti, sanità, scuola, servizi pubblici. Obiettivo: chiedere al governo di adeguare salari e pensioni, di ridurre i prezzi, di abrogare il decreto Gelmini, di tutelare sanità e stato sociale.
LA PROTESTA Secondo i sindacati, 2 milioni di adesioni in tutta Italia. Per Roma è stato un venerdì di passione, con un lungo corteo partito da piazza della Repubblica, a cui hanno preso parte circa 500mila persone, secondo gli organizzatori. Leit motiv, gli slogan contro Brunetta e la Gelmini. Con i lavoratori aderenti a Rdb, Cobas e Sdl, infatti, hanno sfilato studenti e universitari, che ad un certo punto si sono staccati per convergere verso il ministero dell'Istruzione, mentre il resto dei manifestanti si è diretto in piazza San Giovanni. Giornata difficile e caotica anche a Milano (3 cortei) e Torino (bloccata la metropolitana). Secondo i sindacati, l'adesione allo sciopero ha superato il 70-80% tra gli autisti di bus e tram. Traffico in tilt anche a Palermo, con ingorghi e auto in coda, a Venezia si sono fermati i vaporetti.
LE REGIONI Sui tagli alla scuola si inasprisce lo scontro Governo-Regioni. Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Sardegna, Marche, Puglia, Toscana hanno già presentato ricorso alla Corte Costituzionale «per illegittimità»: le competenze regionali sarebbero state violate e per di più in totale assenza di confronto. La lista delle regioni pronte a ricorrere alla Consulta è destinata ad allungarsi: allo scadere del termine fissato per il 20 ottobre, sono molti che annunciano di fare altrettanto. I profili di incostituzionalità, secondo le regioni, riguardano oltre alla scuola, la casa, la formazione, la sanità e l'assistenza sociale.
NAPOLITANO Una cosa è certa «non si possono dire solo dei no. Né bisogna farsi prendere dalla paura»: dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano arrivano parole che vogliono essere un invito al dialogo. Il monito del capo dello Stato piace a tutti, maggioranza e opposizione. Il primo ad applaudire è il Pdl, che con il numero uno dei senatori Maurizio Gasparri definisce il discorso del Colle «saggio e illuminante». Ma anche l'ex ministro dell'Istruzione Beppe Fioroni (Pd) apprezza: «Sono d'accordo con Napolitano: c'è bisogno di una vera riforma» della scuola. Esattamente quanto afferma anche l'Italia dei Valori.

Sardegna Diversi istituti chiusi
Nella Capitale anche 700 sardi Molti i maestri
di NICOLA PERROTTI

Impiegati pubblici, insegnanti, dipendenti dei trasporti, liberi professionisti, ma anche precari di tutte le categorie: sono settecento i lavoratori sardi che ieri hanno partecipato alla manifestazione a Roma organizzata da Rdb-Cub, Cobas e Sdl. Sono arrivati da tutte le province per portare all'attenzione del Governo i problemi delle famiglie sarde: «C'è una crisi che attanaglia i lavoratori ed è legata all'aumento del costo della vita, alla mancanza di lavoro, alla scarsa attenzione verso lo stato sociale, allo smantellamento della pubblica amministrazione», ha ricordato il segretario regionale dell'Rdb Enrico Rubiu, che ha guidato una delegazione di circa 180 persone. Secondo l'Rdb, la percentuale di dipendenti sardi del pubblico impiego che ieri ha aderito allo sciopero si attesta attorno al 35 per cento.
SCUOLA La delegazione più folta è stata quella dei Cobas: 500 tra insegnanti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Secondo una prima stima del sindacato, in Sardegna ha scioperato il 50 per cento degli insegnanti della scuola elementare, assieme al 30 per cento di quelli delle medie e superiori. La Direzione scolastica regionale, invece, non è ancora in possesso dei dati sull'adesione forniti dal ministero. Alcuni istituti della provincia di Cagliari (tra i quali il Ctp di via Meilogu, a Cagliari, il Quinto e il Sesto circolo didattico di Quartu Sant'Elena) sono rimasti chiusi per mancanza di personale. «È stata un'importante prova di forza del mondo della scuola contro la riforma Gelmini», ha commentato il rappresentante dell'esecutivo nazionale Cobas Giancarlo Della Corte: «Il prossimo passo sarà una manifestazione in Sardegna il 15 novembre». Uno dei principali punti contestati è la possibile chiusura di 520 piccole scuole in seguito alla riforma. A questo proposito, il consigliere regionale Pd Marco Espa ha espresso soddisfazione per la decisione della Giunta di ricorrere alla Corte costituzionale contro il decreto che prevede i tagli.
PRECARI L'altro grande problema della scuola sono i precari: «In Sardegna sono 1.300 e in una situazione del genere i provvedimenti Gelmini-Tremonti non solo costano migliaia di posti di lavoro, ma revocano il diritto all'istruzione pluralista e di qualità delle future generazioni, condannando al passato la scuola del futuro», ha ricordato la presidente del Comitato insegnanti precari della Sardegna Maristella Curreli, a Roma con un gruppo di 20 lavoratori.